Voto e contrasto al partito dell'astensione
Aggiornamento: 24 set 2022
La sfiducia che avvolge il Paese, e non soltanto il nostro, dev'essere contrastata. Il modo più efficace è la partecipazione di massa domani, 25 settembre, al voto[1]. Una partecipazione con la quale ridare il primato a uno dei partiti il cui simbolo è presente nella scheda elettorale e non a quello deresponsabilizzato dell'astensionismo, da troppi anni in costante e pericolosa crescita. E il partito dell'astensione, che pesca i suoi sostenitori nella palude del mugugno e della critica irrazionale, non può che essere scalzato dalla forza dell'affluenza alle urne. Non esiste altra strada se si desidera fermare il declino della democrazia, cioè della forma più alta di convivenza sociale e politica il cui valore, però, deriva in misura direttamente proporzionale al numero di quanti la nutrono con la fiducia assegnata ai rappresentanti da eleggere per il governo del paese.
Il voto, infatti, è la fondamentale traduzione del senso di responsabilità che i cittadini si accreditano nella delega dell'esercizio del potere. In libere elezioni - e non è retorica, se pensiamo che in Italia poco meno di un secolo fa gli elettori furono chiamati a votare per il Listone fascista in elezioni farsa, dominate da violenze e omicidi - chi deposita la scheda nell'urna mostra di credere primariamente in sé stesso e nel suo essere cittadino di partecipante alla vita pubblica, perché esprime insieme all'indicazione del partito o della coalizione, la volontà di sostenere un preciso indirizzo di politica economica e sociale: dal diritto al lavoro ai diritti sul lavoro; dall'istruzione garantita sulla carta a tutti, indipendentemente dal censo e dalla classe sociale di appartenenza, al contrasto concreto della dispersione scolastica, fattore primario di diseguaglianza sociale; dalla conservazione del diritto alla sanità pubblica al mantenimento e sviluppo dei Lea, i livelli essenziali di assistenza; dall'esigenza di una giustizia giusta non prona al più forte o ai voleri del Palazzo a un'informazione non asservita a potentati politici e economici; dal rispetto di ogni religione e credo al primato dello Stato laico e indipendente, fino al rispetto della nostra Costituzione che dal 1948, a tre anni dalla ritrovata libertà dopo il Ventennio fascista, raccoglie la fiducia degli italiani quale garante democratico e vigile baluardo di pulsioni illiberali, mascherate da profferte di stabilità politica.
Dunque, domani si vota per il presente e per il futuro, per il quotidiano e per la prospettiva dovuta a chi in democrazia rinuncia a una parte dei propri diritti a favore di diritti e doveri collettivi. In tempi di individualismo sfrenato e di egocentrismo senza pudore applicato alla politica e non solo, quale migliore occasione di riappropriarsi dell'idea di comunità se non con la partecipazione al voto?
La Porta di Vetro
Note
[1] Sono 46.127.514 elettori in Italia che domani, domenica 25 settembre, si recheranno alle urne per l’elezione dei componenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica saranno consegnate due schede: una rosa per la Camera, una gialla per il Senato. I seggisaranno aperti dalle ore 7 alle ore 23.
I modelli delle due schede sono identici. Le schede recano il nome del candidato nel collegio uninominale e, per il collegio plurinominale, il contrassegno di ciascuna lista o i contrassegni delle liste in coalizione ad esso collegate. Accanto al contrassegno delle singole liste sono stampati i nominativi dei relativi candidati nel collegio plurinominale.
Le informazioni sul sito del Ministero dell'Interno
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