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Ivano Barbiero

Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa

Aggiornamento: 5 giorni fa

L’atmosfera cupa di San Bernardino alle Ossa: storia, leggende e i 21 scranni dei Disciplini


di Ivano Barbiero


Quarantunesima tappa [1] nell'Italia che ci seduce e avvolge con i suoi misteri. Oggi Ivano Barbiero ci trascina con forza in un luogo decisamente da brividi.

Il nostro viaggiatore, che è reduce dai cupi scenari di Fossacesia, in Abruzzo, e prima ancora, invece, dalla più ludica sosta a Parma per "Mercanteinfiera", risale la penisola sino a Milano per darci appuntamento in prossimità del Duomo, in piazza Santo Stefano, dove ci aspetta una delle chiese storiche e più affascinanti della religiosità meneghina: San Bernardino alle Ossa, nota anche come San Bernardino ai morti. Ma non dilunghiamo oltre nella premessa per non togliere nulla alle tante curiosità e agli immancabili misteri presenti nel racconto.


Se le atmosfere macabre non vi spaventano, nel centro storico di Milano. a pochi passi dal Duomo, in piazza Santo Stefano, potete visitare San Bernardino alle Ossa, citata in passato anche come San Bernardino ai Morti. Questa è senza dubbio una delle chiese storiche più affascinanti, insolite e strane del capoluogo lombardo. Qui, infatti, si mescolano arte, storia, religiosità e mistero.


Il "fascino" del putridarium

In questo edificio sacro, uno stretto corridoio, subito alla destra dell’ingresso della chiesa, permette di accedere alla seicentesca cappella ossario. Si tratta di un piccolo ambiente a pianta quadrata, impreziosito da un altare e una nicchia con la statua della Madonna Addolorata inginocchiata presso Gesù morto.

La cappella delle ossa prende il nome dai reperti umani visibili alle pareti. Queste parti del corpo - teschi, vertebre, femori e ulne - sono disposti in maniera ornamentale, formando veri e propri schemi geometrici: croci e motivi decorativi barocchi, creando un effetto visivo molto suggestivo, quanto angosciante. L’esposizione delle ossa non ha un vero e proprio scopo religioso, ma ha un significato simbolico ed è legato alla meditazione sulla morte e alla transitorietà della vita.

La chiesa ospitava inoltre un ospedale e una parte di queste ossa appartenevano ai defunti che erano stati sepolti nei dintorni, specialmente quelli che avevano perso la vita durante le epidemie, oltre a detenuti morti in carcere, condannati a morte decapitati, nobili milanesi che erano stati sepolti in tombe in chiese vicine, canonici della Basilica di Santo Stefano.

Davanti all’altare maggiore, vi è poi una grata artistica sul pavimento da cui si intravedono dieci scalini, completamente ricoperti di monete, quasi si trattasse della Fontana di Trevi. Questa scala porta ad un ulteriore luogo macabro, il putridarium dei Disciplini, (attualmente inaccessibile al pubblico), ovvero il sepolcreto dei membri di questa confraternita di persone laiche, che ha avuto in gestione la chiesa sino al 1798, quando le istituzioni religiose sono state soppresse a seguito delle Leggi napoleoniche che hanno portato alla chiusura di numerosi conventi e chiese in Italia.

Il putridarium era un luogo provvisorio dove si posizionavano i cadaveri in attesa di decomposizione. Infatti, il perdere forma dei cadaveri, giorno dopo giorno, rappresentava uno stato (macabro) che conduceva il defunto, solitamente un frate o una suora, nell’aldilà. La funzione del putridarium era quella di riflettere sulla fragilità del corpo e sull’importanza di curare e nutrire lo spirito, al di là di ogni aspetto materiale.

Sull'inferriata della grata, sul pavimento, che conduce a questo luogo deprimente, è riportato il testo dell'iscrizione in latino che era presente sull'antico marmo


La nascita dell'Ospedale San Barnaba in Brolo

Altrettanto curiosa e singolare è la costruzione di questo complesso. Le origini risalgono al 1127 quando il milanese Goffredo da Bussero (morto nel 1153) fondò l’ospedale di San Barnaba in Brolo che in breve divenne il terzo rifugio per trovatelli della città a cui lo stesso da Bussero aggiunse nel 1150 l’Ospedale di Santo Stefano alla Ruota, proprio davanti alla basilica di Santo Stefano Maggiore.

Allora questo luogo era il brolo (orto) dell’Arcivescovado, una vasta area di ortaglie e boschi al di fuori delle mura. La capienza di questo luogo di sepoltura si dimostrò in breve inadeguata per le esigenze dell'annesso ospedale. Così, nel 1210, fu costruita una camera destinata ad accogliere le ossa provenienti dal cimitero, a fianco del quale, nel 1269, venne costruita una piccola chiesa, dedicata a Maria Addolorata e ai santi Ambrogio e Sebastiano. Il primitivo edificio era a pianta quadrata ed aveva due altari. La dedica della chiesa a San Bernardino da Siena avvenne solo nel XV secolo, quando l’edificio fu concesso in uso alla confraternita dei Disciplini e dedicato al santo un tempo appartenente all’ordine.

Nella chiesa si trova anche un dipinto molto importante: la Madonna della Cintura, attribuito a Bernardino Luini. Quest’opera è una della tante testimonianze artistiche che la rendono un luogo di grande valore storico e culturale.

Il sepolcreto dei Disciplini ha invece la forma di un pentagono irregolare con volte a botte. Lungo i lati sono disposte ventuno nicchie in muratura dalla forma di stalli di un coro. Su questi stalli venivano adagiati, seduti, i Confratelli defunti, avvolti nel loro saio, simile a quello dei Francescani. Il loro volto era coperto da un cappuccio, senza alcun ornamento, con il solo nome scritto su tavolette di legno collocate sul loro capo. Al centro della cripta si trova un cippo in pietra sormontato da una piccola croce e che riporta la data 1764, testimonianza probabile che vi fossero celebrate occasionali funzioni religiose.


La visita di Giovanni V, re del Portogallo

La scoperta di questa cripta avvenne l’ottobre 1931, durante grandi lavori di restauro della chiesa: L’accesso era stato sigillato da una lastra in marmo di Candoglia. All'apertura della camera funebre alcuni scheletri si trovavano ancora seduti sugli scranni, ma al contatto dell’aria i resti si disfecero velocemente. Ognuna delle 21 nicchie dove venivano seduti i Disciplini, aveva un foro centrale per far defluire i liquami prodotti dalla putrefazione dei corpi. Finita questa lunga fase, le ossa passavano nell'ossario.

Sopra l’unico altare di marmi pregiati con gli emblemi della passione di Cristo è collocata in un’apposita nicchia una statua di nostra Signora Dolorosa di Soledad; è vestita di un camice bianco, coperto da un manto nero ricamato in oro, con le mani giunte e inginocchiata presso Gesù morto. Quest’opera è stata eseguita durante la dominazione spagnola, nella metà del secolo XVIII, da Gerolamo Cattaneo ed è dedicata a Clelia Grillo Borromeo, nobildonna e mecenate, simile alle Madonne esposte nelle chiese di Siviglia, Toledo e altre città della Spagna.

A destra dell’altar maggiore, nel corridoio che porta all’uscita di via Verziere, c’era un grande quadro di Giovanni Manzoni che raffigurava san Lucio Martire, protettore dei fabbricanti di formaggio (furmagiàtt in dialetto milanese), i quali avevano in questa chiesa la loro confraternita. Tuttavia, il quadro è stato ritirato perché ridotto in cattive condizioni.

Da segnalare inoltre che Giovanni V, re del Portogallo, visitò la chiesa nel 1738 e rimase talmente colpito dall'ossario che decise di costruirne uno simile a Évora, in Portogallo, noto come la Capela dos Ossos.

I brividi forse aumenteranno quando verrete a sapere che su questo ambiente aleggia la sinistra leggenda della Danza Macabra. Si dice che sulla sinistra dell’altare, in mezzo ad altre ossa, sia sepolto anche lo scheletro di una ragazzina. Ebbene, il 2 novembre, la notte dei morti, la fanciulla uscirebbe dal suo tumulo passando per uno stretto pertugio, trascinando con sé tutti i suoi simili. Gli scheletri così ricomposti inscenerebbero una danza macabra nel mezzo della cappella e verrebbero poi raggiunti anche dagli scheletri dei giustiziati. L’orribile suono delle ossa in movimento si sentirebbe anche fuori dalla cappella.

Vera oppure no, nessuno è mai andato in quel giorno dentro l’ossario a verificare l’autenticità di questa terribile diceria.

 


Note 

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-24;

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-23;

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-21;


 

 


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