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Ivano Barbiero

Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa

Le campane millenarie di Agnone


di Ivano Barbiero


Trentacinquesima tappa alla ricerca di luoghi carichi di misteri e ricchi di suggestioni del nostro Paese. Lasciato il Parco dei mostri a Bomarzo, in provincia di Viterbo, curioso più che mai, oggi Ivano Barbiero sale, è il proprio il caso di dirlo, sulla macchina del tempo e ci trasporta ad Agnone, in Molise, all'interno di una azienda che ha più di mille anni: la Fonderia Pontificia. Mille anni da cui escono campane che risuonano in tutto il mondo.

La "visita" di Barbiero è stata divisa in due puntate e si concluderà sabato prossimo, 27 luglio, ultimo sabato del mese e ultimo appuntamento della rubrica che si prende una meritata pausa per le vacanze estive.

In realtà, Ivano Barbiero, da infaticabile viaggiatore e narratore di storie incredibili, continuerà a perlustrare in lungo e in largo la nostra penisola, isole comprese, alla scoperta di nuove mete da raccontarci nella prossima stagione.


“Ogni volta che nasce una nuova campana, noi della ditta, titolari, operai e maestranze, ci mettiamo a pregare, attorno al forno di colatura del bronzo. L’ultima volta c’erano anche due vescovi e 18 sacerdoti irlandesi a cui erano destinate le nostre campane”.

Parole di Armando e Pasquale Marinelli, attuali titolari della omonima Fonderia Pontificia, situata ad Agnone, piccolo comune di 5mila abitanti a 830 metri di altezza. Siamo in provincia di Isernia, nel cuore dell’alto Molise.

Varcando la soglia di questa azienda, piccolissima, sita in un paese piccolissimo, in una delle regioni più piccole d’Italia, sembra realmente che il tempo qui sia fermato. E non è solamente per un metodo millenario di lavorazione, o per una sorta di rito arcaico, e neppure per una tradizione secolare che si rinnova da oltre mille anni. In questa azienda metallurgica a conduzione familiare, che si distingue anche per essere la più antica in Europa e fra le più antiche nel mondo, si respirano i segni del tempo, con le migliaia di calchi di gesso appesi alle pareti, i profili dei santi, dei martiri e dei papi e con le scritte in latino che sono finite su migliaia di campane che risuonano in ogni parte della terra. Sembra incredibile, ma da qui le loro campane hanno raggiunto ogni angolo della terra: India, Repubblica Centro Africana, Asia, isole Turks e Caicos, Giappone, Indonesia, le Americhe, Australia, l’Albania, scoprendo nuove mete e aprendo nuovi varchi verso un commercio che va necessariamente internazionalizzandosi. Non a caso la storia delle campane si intreccia a doppio filo con quella dell’uomo. Ed è qui che è possibile visitare il museo della fonderia e fare un avvincente viaggio a ritroso nel tempo. E con la nomina di “patrimonio dell’Umanità”, da parte, dell’Unesco, la fonderia Marinelli, oltre che bottega di creazione di campane, è diventata anche un museo attrezzato con diverse stanze da visita per i turisti.

La visita inizia con un video in cui sono spiegati i passaggi necessari per creare le campane. Al termine del video il mastro campanaro Antonio Delli Quadri illustra alcuni dettagli tecnici interessanti, come le proporzioni che ogni campana deve avere affinché il suono risulti limpido e piacevole. A supporto delle spiegazioni, è possibile osservare i vari passaggi attraverso una serie di campane, ciascuna ad un differente stadio di forgiatura. Terminata la parte teorica, la visita prosegue nel museo vero e proprio, dove sono esposti pezzi unici ed antichissimi, come la campana più antica ritrovata risalente all’anno Mille.

Infine, si scende nella fonderia, dove tra polvere e attrezzi millenari, viene illustrato il processo di fusione. A parte qualche piccola innovazione, come il forno a gas utilizzato solo in alcuni casi al posto della legna, è possibile osservare attrezzi e procedimenti che sono rimasti invariati sin dal Medioevo. Sempre nella zona della fonderia vi è una serie di campane con le quali il mastro campanaro Antonio è in grado di eseguire un vero e proprio concerto.

Della fonderia Marinelli si hanno cenni storici, già a partire dall’anno 1000 circa, periodo di grande sviluppo in Italia di chiese e cattedrali per la diffusione del culto cattolico. Le prime campane ufficiali dei Marinelli risalgono al 1339, per opera del direttore Nicodemo Marinelli, detto “Campanarus”. Nei due secoli successivi, quando il Regno di Napoli passò nelle mani degli aragonesi, i Marinelli continuarono a fondere campane per le varie chiese e campanili che venivano edificati in tutta la penisola. Nel 1924 il papa Pio XI conferì alla famiglia l’onore di avvalersi dello stemma pontificio, perché potessero rappresentarlo nel volto delle campane che continuavano a fondere.

All’inizio del Novecento i Marinelli furono molto richiesti da varie chiese in tutta Italia, perché i vecchi impianti delle campane e l’oscillazione erano ormai obsoleti oppure gravemente danneggiati. Nel 1944 quando gli occupanti tedeschi e nazisti giunsero anche in Abruzzo e Molise, la fonderia fu chiusa e usata come quartier generale per le missioni di battaglia. Inoltre, le campane che in quel periodo erano in fase di fusione furono distrutte dagli occupanti tedeschi e rifuse per creare nuovi cannoni.

Terminata la guerra, a partire dal 1949, la Fonderia di Agnone divenne luogo di riferimento per la fondazione di nuove campane. Nel secondo dopoguerra, qui vennero costruite le campane del concerto della cattedrale abbaziale di Montecassino, distrutta dai bombardamenti degli americani. Nell’ambito delle celebrazioni per l’Anniversario dell’Unità d’Italia, nel 2013, la Fonderia ha prodotto tre “campane del dovere”, per le tre più antiche scuole militari italiane: la Scuola militare “Nunziatella” di Napoli, la Scuola militare “Teulié” di Milano e l’Accademia militare di Modena. Già nel lontano 1961, i precedenti titolari della Pontificia Fonderia di Campane avevano commemorato il I Centenario dell’Unità con una campana dedicata all’Italia che recava in rilievo il Sacro Simbolo della Bandiera e i ritratti dei suoi protagonisti, Mazzini e Garibaldi, Vittorio Emanuele e Cavour. Con la nomina di “patrimonio dell’umanità” da parte dell’UNESCO, la fonderia Marinelli oltre che bottega di creazione di campane è diventata anche un museo attrezzato con diverse stanze per le varie visite dei turisti. Anche la stanza dove si fondono le campane è visitabile.

Dal rigore dei numeri all’armonia dei suoi, anche le campane hanno principi geometrici che portano alla purezza sonora. Più la campana è grande, più il suo suono sarà grave. Per avere questi requisiti, vi sono dei moduli a proporzione costante. Ad esempio, il diametro della campana deve corrispondere alla sua altezza, il diametro inferiore deve essere uguale alla metà di quello di base mentre il battaglio deve pesare il tre per cento del peso della campana. In quest’ultimo caso deve trattarsi però di ferro, non di acciaio perché, se così fosse ci sarebbe il serio rischio di incrinare o addirittura di spaccare la campana.

Le proporzioni con il suono sono state stabilite nel Medioevo con un’apposita scala acustica delle campane. È vero che la tecnica della fusione delle campane è rimasta immutata nel corso dei secoli, ma gli studi per la definizione del suono sono più recenti ed hanno cominciato ad affermarsi solo nel XVII secolo. “Per quanto riguarda la ‘voce’ delle campane - spiega ancora Armando Marinelli - vale a dire la nota posseduta da ogni campana, i procedimenti adottati sono gli stessi descritti da Diderot nell’Encyclopedie. Le differenze sono esclusivamente quelle relative all’uso di qualche accorgimento dovuto all’esperienza del fonditore e di materiali che prima non erano disponibili”.

Per la riuscita di una buona campana bisogna seguire determinate regole e misure, relative allo spessore, al peso, alla circonferenza tra loro in base al timbro sonoro che si vuole ottenere. “Questi rapporti - chiarisce Pasquale Marinelli - sono definiti nella ‘Scala Campanaria’. La tonalità dominante viene data dal colpo di battaglio sull’orlo, che è la parte più spessa delle campane. Il colpo produce delle vibrazioni su tutta la struttura che si trasformano in armonici superiori e inferiori. Riguardo alle note per l’accordo delle campane - leggiamo su appunti di fine ‘800 – se la nota dominante risulta ‘crescente’ bisogna ridurre lo spessore, se calante il diametro”.


(1 continua)


Note


[1] In:

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-24;

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-23;

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-21;




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