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Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa

Il Parco dei Mostri di Villa Bomarzo (prima parte)


di Ivano Barbiero 


Trentaquattresima tappa per il nostro instancabile "scovatore" di luoghi misteriosi e arcani.[1] Oggi, superata "l’infiorata pluricentenaria di Genzano di Roma", i famosi quadri realizzati con quintali di petali di fiori, dopo aver offerto ai lettori un posto di prima fila "comodamente" seduti sulle panchine giganti che sorgono nel Bel Paese, Ivano Barbiero passa da una provincia all'altra del Lazio, per entrare in quella di Viterbo e scoprire insieme il Parco dei Mostri di Bomarzo. Una visita che continuerà sabato prossimo, si divide in due puntate, oggi e sabato 6 luglio.


Su un pilastro compare un’iscrizione che potrebbe essere la chiave di questo enigmatico e stupefacente luogo: “Sol per sfogare il cuore”. Stiamo parlando del Parco dei Mostri di Bomarzo, in provincia di Viterbo, denominato anche Sacro Bosco o Villa delle Meraviglie. Per cercare di capire lo spirito di questo complesso monumentale italiano di poco meno di tre ettari, occorre fare un balzo indietro ovvero al 1547, giorno della sua inaugurazione. Le architetture impossibili, che si trovano in questo sito, come la casa inclinata, o alcune statue enigmatiche, secondo alcuni rappresenterebbe un vero e proprio viaggio alchemico e iniziatico. Contribuisce ad aumentare la suggestione del luogo, il bosco di conifere e latifoglie, che fa da ornamento alle numerose sculture in peperino risalenti al XVI secolo, e ritraenti animali mitologici, divinità e mostri. Oltre ai Mostri e agli elementi architettonici, ve ne sono molti altri più piccoli, spesso maggiormente degradati dal tempo e perciò meno identificabili. Occorre però puntualizzare che la disposizione attuale delle attrazioni, salvo alcuni casi, non è quella originale, ma risale alla seconda metà del XIX secolo quando la famiglia Bettini lo rilevò e lo rimise in uso.

Una delle interpretazioni più suggestive del Bosco Sacro è quella che rileva il carattere di prova e iniziazione, un tema che ricorre sovente nei poemi cavallereschi. È il caso dell’onirico itinerario di Polifilo, nel parco fiabesco denso di “religioso horrore” dell’Hypnerotomachia Polyphili” (letteralmente; Combattimento amoroso di Polifilo in sogno) alla quale è stato proposto un diretto accostamento. Si tratta di un romanzo allegorico, stampato a Venezia da Aldo Manuzio il Vecchio nel dicembre 1499 con 169 illustrazioni xilografiche, in gran parte ispirate all’idea di giardino rinascimentale. Questa tesi è più che probabile, anche se André Pieyre Mandiargues, che nel 1957 ha pubblicato sull’argomento un libretto, va oltre e vede in questo parco un luogo destinato a un uso inconfessabile.

Chissà che risponderebbe il principe Pier Francesco Orsini (detto Vicino Orsini), il creatore del luogo, che in un’epigrafe ribadisce la sua intenzione di “meravigliare”.


Voi che per mondo errando vaghi

Di veder meraviglie alte e stupende

Venite qua, dove son faccie horrente,

Elefanti, leoni, orchi et draghi.

Vicino Orsini progettò e sovrintese la realizzazione del parco, commissionandolo all’architetto e antiquario Pirro Ligorio, elevando a sistema, nelle figure mitologiche rappresentate il genere del grotesque. L’Orsini chiamò semplicemente il parco “il boschetto” e lo dedicò a sua moglie Giulia Farnese (omonima della concubina del Papa Alessandro VI). Scienziati, storici e filologi hanno tentato di spiegare il labirinto di simboli e ognuno ha trovato temi antichi e motivi della letteratura rinascimentale. Nel 1947 anche Salvador Dalì visitò il Sacro Bosco e si fece inquadrare in pose originali, definendo il luogo “un’invenzione storica unica”.

Eugenio Battisti, nel libro l’Anti rinascimento, ha invece proposto una persuasiva e documentata ricostruzione dell’itinerario esoterico che l’iniziando doveva percorrere quando il Parco era nelle sue condizioni originarie.

L’antico accesso si apriva molto prima del cancello attuale, presso la porta merlata e il moderno casolare rustico. Vi si accedeva in ogni caso avendo nella memoria e negli occhi la visione del grande e sereno parco, all’italiana (una foto aerea ha dato la traccia dell’antico percorso, che scendeva dal palazzo degli Orsini sino alla villetta). D’improvviso il paesaggio si faceva mosso e selvaggio; giunti al torrentello scrosciante lo si valicava, su un ponte naturale formato da grossi massi che immetteva in un sentiero serpeggiante lungo il corso d’acqua, che ancor oggi rumoreggia sotto una vegetazione densa e caotica, di estremo fascino.

Il rumore dell’acqua e la sua vicinanza accompagnavano l’incontro con la prima serie di mostri: la grande faccia deforme di donna con la bocca spalancata, avente gli attributi di Cibele, la dea mater; il feroce gigante che squarcia una creatura umana; la bocca enorme dell’animale marino, che crea come un gorgo artificiale entro il torrente; l’enorme tartaruga dal muso squadrato scesa ad esso come per il bere.

Qualunque sia la loro collocazione, le attrazioni, numerose, di Bomarzo sono destinate inevitabilmente a stupire e a sconcertare. Passeggiando lungo i percorsi le idee si sovrappongono e confondono. Si è realmente parte di un mondo onirico e assurdo, “edonistico e ludico”, come rimarcò nel 1995 lo storico e critico di architettura Bruno Zevi.

Si potrebbe puntualizzare che il percorso della Villa delle Meraviglie è labirintico, ma unito al biglietto viene consegnata una piantina che indica chiaramente l’ordine che si deve seguire. Sarà un’autentica gioia per i bimbi impossessarsi della mappa e diventare guide super esperte del parco.

Il Parco dei Mostri di Bomarzo è visitabile tutti i giorni con orario continuato, dalle 8 al tramonto. L’ingresso è a pagamento.


(continua)


Note


[1] In:

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-24;

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-23;

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-21;






 


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