Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa
- Ivano Barbiero
- 8 mar
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 20 mar
Dalla scala elicoidale della Ghirlandina alle altre particolarità e sorprese di Modena
di Ivano Barbiero

Un centinaio e poco più di chilometri, un'ora e quaranta minuti di macchina, è il tratto che ha percorso il nostro viaggiatore Ivano Barbiero lasciando Brescia, la "leonessa d'Italia", per puntare su Modena, mòdna in dialetto, 185 mila abitanti, nel cuore della pianura emiliana, sede di importanti e prestigiose aziende di rinomanza internazionale [1].
Comune dalla storia antica, dal 1861 è sede della prestigiosa Accademia militare, prima del Regno d'Italia poi dell'Italia repubblicana, che fu istituita nel 1757 dal Duca Francesco III d'Este per formare i quadri militare del Regno estense. Modena è nota soprattutto per la sua Torre civica, la Ghirlandina e il suo Duomo dal 1997 patrimonio dell'umanità. In proposito, ricordiamo che il l'edificio religioso ha subito danni, leggeri, nel maggio del 2012 per le due scosse di terremoto che hanno colpito gravemente il Modenese.
Modena, città sorprendente con un ricco patrimonio storico, culturale e gastronomico. Per queste caratteristiche, e anche per i suoi dintorni capaci di regalare atmosfere uniche, è stata scelta come set cinematografico per diversi film italiani indimenticabili, tra cui "La Grande Guerra" di Mario Monicelli e "Novecento" di Bernardo Bertolucci. Uno dei suoi simboli più iconici è la Ghirlandina, conosciuta anche come Torre Civica o Torre di Modena. Alta 86,12 metri, questa costruzione si erge accanto al Duomo, entrambi dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. L’altezza la rendeva un punto di riferimento visibile da lontano sia per i cittadini, che per i viaggiatori; anche la misura non sembra affatto casuale: si dice che sia stata progettata per superare la Torre degli Asinelli di Bologna, come ulteriore segno di rivalità tra le due città emiliane. La sua costruzione iniziò nel 1169 e fu completata nel 1319, sebbene abbia subito modifiche e restauri nei secoli successivi.

È un esempio di architettura romanica con influenze gotiche, visibili soprattutto nella parte superiore della torre, caratterizzata da bifore e decorazioni più elaborate. È indubbio che la sua struttura abbia ispirato la costruzione di altre torri campanarie in Italia.
Ecco altre curiosità e dettagli poco noti: il nome deriva dalle due ghirlande scolpite in pietra che decorano la sommità. Queste decorazioni, visibili solo da vicino, sono state aggiunte durante i lavori di completamento nel XIV secolo e hanno contribuito a dare alla struttura un aspetto elegante e distintivo. La Ghirlandina non era solo un campanile, ma aveva anche una funzione simbolica e pratica. Rappresentava il potere civico della città, in contrapposizione al potere religioso del Duomo. Inoltre, serviva come torre di avvistamento per proteggere Modena da eventuali invasioni e come punto di riferimento per i viaggiatori.

La torre è visitabile salendo i suoi 200 gradini e si può raggiungere l’altezza intermedia, corrispondente al quinto piano esterno. Da qui si ammira un panorama mozzafiato sulla città e sulle campagne circostanti.

Durante la salita, si incontrano diverse stanze, tra cui la Sala dei Torresani, dove un tempo vivevano con le loro famiglie i custodi della torre che ne curavano anche la manutenzione. I torresani (o torreggiani) erano una corporazione di guardie cittadine attiva durante il Medioevo. La loro funzione principale era quella di sorvegliare e difendere le mura e le porte cittadine, garantendo la sicurezza, e di suonare le campane in caso di pericolo, come incendi, invasioni o altre emergenze, ma anche in occasioni di giostre, tornei, corse del palio e festeggiamenti della corte ducale. Il torresano era quindi una sorta di guardiano notturno ante litteram; era organizzato in modo militare e rispondeva alle autorità cittadine, il Comune o il signore locale. Oltre alla vigilanza, poteva svolgere compiti come la riscossione di dazi o il mantenimento dell'ordine durante eventi pubblici.

Sempre a proposito della Ghirlandina, una delle sue parti spettacolare è quella finale, la cuspide, purtroppo non accessibile al pubblico per problemi di sicurezza. Infatti, la parte ottagonale e l’alta guglia, completate nel 1319 sotto la direzione di Anselmo da Campione, costituiscono un unico vano di ben trenta metri di altezza. Solo la parte terminale, rivestita esternamente in piombo, ha conservato le lastre in pietra più antiche. La struttura è stata realizzata con mattoni di modulo medievale ed esternamente è rivestita con lastre di pietra che sono state sostitute tra il 1890 e il 1896 e di cui si vedono distribuiti in alto sulle pareti le piastre di aggancio in metallo.
All’interno, invece, l’ambiente è intonacato e in passato doveva essere interamente decorato. La magnifica scala elicoidale, che con i suoi 119 scalini permette l’accesso alle due balconate esterne, è stata realizzata nel 1609 e segue l’andamento inclinato delle pareti, superando un dislivello di 28 metri. I legni impiegati sono il rovere, il pioppo e l’abete rosso. La scala è sorretta da esili mensole di ferro che presentavano gravi indebolimenti e che per questo sono state recentemente accoppiate a ventidue nuove mensole, realizzate in modo da essere facilmente rimuovibili senza alterazioni della struttura antica.

Un’altra delle curiosità più affascinanti che si trovano all’interno di questa torre, è certamente la presenza di una copia della Secchia Rapita, un secchio di legno che secondo la tradizione sarebbe stato rubato dai modenesi ai bolognesi durante una battaglia nel 1325. Questo episodio ispirò il poema eroicomico “La Secchia Rapita” di Alessandro Tassoni nel XVII secolo, pubblicato per la prima volta nel 1622. La storia si basa su eventi reali, quando Modena e Bologna erano in conflitto. Durante la battaglia di Zappolino (vicino a Modena), i modenesi riportarono una vittoria e, secondo la leggenda, rubarono una secchia da un pozzo bolognese come trofeo. Tassoni usa un tono ironico e satirico per descrivere personaggi e situazioni, ridicolizzando la grandiosità tipica dei poemi epici. La Secchia Rapita ha influenzato molti autori successivi, tra cui Voltaire, che la considerava un'opera geniale per il suo mix di serietà e comicità. Da segnalare infine, che il secchio originale di questa contesa è in realtà conservato nel Palazzo Comunale di Modena.
Numerose anche le leggende che avvolgono la Ghirlandina. Una di queste racconta che sia stata costruita con una leggera inclinazione per volere del diavolo, che avrebbe cercato di farla crollare. La torre però è perfettamente stabile, anche se lievemente inclinata, ma la voce del popolo aggiunge un tocco di mistero alla sua storia. Inoltre, durante i restauri effettuati nel 2008, sono stati scoperti affreschi medievali nella Sala dei Torresani, raffiguranti scene di vita quotidiana e simboli religiosi. Questi affreschi, rimasti nascosti per secoli, hanno fornito nuove informazioni sulla vita e la cultura dell'epoca.
Nella torre si trova anche la campana chiamata Bonissima, risalente al XIII secolo. Il nome deriva da una statua raffigurante una donna, situata in Piazza Grande, che rappresenta la giustizia e l'equità. La campana era utilizzata per segnalare eventi importanti e per richiamare i cittadini in caso di emergenza.
Ulteriore curiosità: durante la Seconda Guerra Mondiale, la torre fu utilizzata come punto di osservazione per avvistare aerei nemici. Nonostante i bombardamenti che colpirono Modena, la costruzione rimase intatta, diventando un simbolo di resistenza e speranza per la popolazione.

Poco distante dalla Ghirlandina, in un angolo di Piazza Grande, troviamo la Preda Ringadora (o Preda Ringadoura in dialetto modenese), un antico manufatto in pietra, posta di fronte alla Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo e San Geminiano. Questo monumento, spesso chiamato anche "pietra degli oratori" o "pietra delle arringhe", è un'attrattiva turistica e un simbolo del patrimonio storico e culturale cittadino, inserita anch’essa nel contesto del sito UNESCO. La sua storia è affascinante ed ha un significato culturale e sociale profondo. Si tratta di un grande blocco di marmo rettangolare, risalente probabilmente al periodo medievale. La sua collocazione in Piazza Grande, cuore della vita pubblica e religiosa, ne sottolinea l'importanza simbolica e pratica.
La pietra era utilizzata principalmente come palco per gli oratori che si rivolgevano alla folla durante assemblee pubbliche, discorsi politici o annunci ufficiali. In un'epoca in cui non esistevano sistemi di amplificazione del suono, la sua posizione rialzata permetteva a chi parlava di farsi sentire da un vasto pubblico. Oltre alla funzione di tribuna, la Preda Ringadora aveva anche altri usi. Secondo alcune fonti, veniva utilizzata come luogo per le esecuzioni capitali o per esporre i corpi dei condannati, come monito per la popolazione. Si dice anche che gli uomini colpevoli di reati minori venissero legati e fatti sedere senza indumenti sulla pietra, dopo averne cosparso la superficie di trementina. Nel corso dei secoli, la pietra è stata spostata più volte, ma è sempre rimasta un punto di riferimento per la città, un simbolo della vita comunitaria e della libertà di espressione durante il Medioevo, un luogo di incontro e confronto per i cittadini. La Preda Ringadora è spesso associata alla figura del patrono San Geminiano, poiché la piazza su cui si trova è dominata dalla Cattedrale a lui dedicata.
Un’altra istituzione cittadina molto cara ai modenesi è il Mercato coperto Albinelli, uno dei più rinomati e storici d'Italia, situato nel cuore del centro storico, aperto dalle 7 di mattina al primo pomeriggio, tranne la domenica. Fu inaugurato il 28 ottobre 1931 e prende il nome da Giuseppe Albinelli, un benefattore modenese che donò alla città il terreno su cui venne costruito il mercato. La struttura, progettata dall'ingegnere modenese Mario Sighinolfi, è un esempio di architettura razionalista e rappresenta un importante punto di riferimento per la comunità locale.

Prima della sua costruzione, i venditori di generi alimentari operavano in un'area all'aperto, ma con l'aumento della popolazione e la necessità di migliori condizioni igieniche, si decise di realizzare un mercato coperto. È caratterizzato da una struttura in ferro e vetro che permette alla luce naturale di illuminare l'interno.
Al centro del mercato si trova una fontana storica in marmo, che un tempo veniva utilizzata per lavare pesce, frutta e verdura. È rappresentata da una figura femminile, spesso identificata come una ninfa o una divinità legata all’acqua, simbolo di elemento vitale, sia per la vita quotidiana, che per le attività commerciali. Con il passare degli anni questa statua è divenuta un icona del Mercato ed un punto di riferimento per chi visita questo storico luogo modenese.
Il Mercato Albinelli non è solo un luogo per fare la spesa, ospita spesso eventi culturali, degustazioni e laboratori per bambini, rendendolo un punto di aggregazione per la comunità, un modello per altri mercati italiani ed esteri. È anche famoso per la qualità dei prodotti offerti, a prezzi accessibili, che spaziano dalla frutta e verdura fresca al pesce, alla carne, ai formaggi e ai salumi tipici della zona, oltre al famoso Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e ai tortellini di Modena. Il tortellino, simbolo della cucina locale emiliana, viene conteso come paternità tra Modena e Bologna ha una leggenda affascinante legata alla sua creazione. Si racconta che nel 1500, un cuoco di una locanda cittadina, dopo aver visto la forma dell'ombelico di una dama, abbia deciso di preparare un piatto ispirato a quella forma: così, dicono, nacque il tortellino.
Altrettanto eccellente è l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, prodotto protetto e regolamentato, con denominazione di origine protetta (DOP). Deve essere prodotto esclusivamente nella provincia di Modena, in Italia, seguendo un processo tradizionale e rigoroso. Tutt’altra storia rispetto all’Aceto Balsamico, un termine più generico che può riferirsi a vari tipi di aceto balsamico prodotti in diverse regioni, senza le stesse restrizioni geografiche o metodologiche.

Rispetto agli altri, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena viene prodotto esclusivamente da mosto cotto di uva, che viene invecchiato in una serie di botti di legno per un minimo di 12 anni (per la versione "Affinato") o 25 anni (per la versione "Extra Vecchio"). Il processo è molto controllato e artigianale. Questo prodotto ha un sapore complesso, dolce e acido, con note legnose e fruttate. La consistenza è densa e sciropposa, e il colore è scuro e brillante. È strettamente regolamentato da un consorzio apposito che garantisce la qualità e l'autenticità del prodotto. Non per niente è considerato un prodotto di lusso ed ha un prezzo elevato, riflettendo il lungo processo di invecchiamento e la qualità superiore. Si parte da un prezzo indicativo di 60 euro per una boccetta da 100 ml con prodotto invecchiato 12 anni raggiungendo i 120 euro e a salire per uno invecchiato per 25 anni. Ulteriore particolare è la bottiglia tipica: a forma sferica con base rettangolare: unica prevista da Disciplinare e obbligatoria per legge ed è sigillata da contrassegno numerato. La tradizione vuole che ogni famiglia modenese abbia una batteria di botti per produrre il proprio aceto, tramandata di generazione in generazione.
In tema di curiosità è da segnalare anche l’orologio astronomico che si trova nella Cattedrale, uno dei più antichi d’Italia. Si dice che non fosse solo una semplice macchina per indicare l'ora, ma che fosse utilizzato per predire eventi celesti e fenomeni naturali, come eclissi e congiunzioni planetarie. L’orologio è molto preciso, ma al suo interno sono nascosti simboli che rappresentano costellazioni e divinità antiche. C'è anche chi crede che i disegni possano essere un messaggio cifrato, forse un codice lasciato da un artigiano o da un gruppo di iniziati. Questa teoria è supportata dalla complessità e dall'apparente casualità di alcuni dei simboli. Alcuni ricercatori hanno notato somiglianze tra i disegni e simboli trovati in altre parti d'Europa, suggerendo possibili influenze culturali o scambi di conoscenze tra diverse regioni durante il Medioevo. Un vero mistero per gli appassionati di astronomia e storia.

Un altro luogo affascinante, e un po’ macabro, è l’antico Teatro Anatomico all’interno del Palazzo dell’Università che veniva utilizzato per le lezioni di medicina. Risale al XVIII secolo con decorazioni di legno che rappresentano figure mediche. Aperto nel 1854 ed arricchito fino al 1926 per opera soprattutto dei direttori anatomici Paolo Gaddi e Giuseppe Sperino, il museo conta poco meno di 1100 pezzi. Singolare la raccolta di scheletri fetali, in posizione eretta, fissati in vari atteggiamenti e tre mummie femminili realizzate nell’Ottocento. Notevoli anche due collezioni di teschi e l’interessante nucleo di crani classificati secondo la teoria di Cesare Lombroso, fondatore dell’antropologia criminale.
Nel centro storico c’è anche una delle chiese più curiose, dedicata a San Vincenzo, nota per la sua particolare storia e architettura. È stata costruita tra il 1617 e il 1634 su progetto dell’architetto Bartolomeo Avanzini, su commissione del Duca Francesco I D’Este, come parte di un complesso monastico dedicato ai padri Teatini. Presenta una facciata in stile barocco. Tuttavia, ciò che la rende davvero unica è la sua cripta, che ospita le spoglie dei duchi di Modena della famiglia Este. È un luogo affascinante e suggestivo, con un'atmosfera quasi surreale. Le tombe dei duchi sono ornate con sculture e decorazioni che riflettono il potere e la ricchezza della famiglia. Inoltre, aggiungendo un ulteriore elemento di interesse storico, l’edificio sacro è collegato al Palazzo Ducale, che era la residenza dei duchi. Singolare anche la cupola, progettata per essere visibile da diverse parti della città, simboleggiando l'importanza della chiesa e della famiglia Este nella vita religiosa e politica cittadina.

Non tutti sanno che Modena è il luogo dove Enzo Ferrari nacque, il 18 febbraio 1898. La prima officina dove iniziò a lavorare come pilota e meccanico si trovava in via Emilia Ovest 729. Invece la sua prima officina, la Scuderia Ferrari, fu fondata nel 1929 ed era sempre a Modena. Successivamente, nel 1932, l'officina fu spostata a Maranello, sempre nel Modenese, dove ancora oggi ha sede la famosa casa automobilistica Ferrari. Il Museo Ferrari non si limita solo a mostrare le auto, ma racconta anche la storia della passione e innovazione che ha portato questa città a diventare una capitale dell'automobile. Qui vengono poi raccontati i suoi successi automobilistici e la scelta del suo marchio famoso in tutto il mondo. Nel 1923 Ferrari vinse la Coppa delle Alpi a bordo di un’Alfa Romeo RL, un’impresa che gli valse grande riconoscimento. Fu durante questa gara che incontrò i genitori di Francesco Baracca, un asso dell’aviazione italiana della Prima Guerra Mondiale, che gli donarono il celebre “cavallino rampante” simbolo che sarebbe diventato il logo della Ferrari.

A Modena, infine, ci sono due statue dedicate ad un altro dei suoi illustri concittadini, il tenore Luciano Pavarotti. Una, in bronzo, si trova, in piazza Roma, vicino al Teatro Comunale, inaugurata nel 2017 per celebrare il decimo anniversario della sua scomparsa. La scultura, realizzata dall'artista Stefano Pierotti, raffigura Pavarotti in una posa iconica, con le braccia aperte, come se stesse cantando. L’altra invece si trova nella sua Casa Museo, dedicato alla sua vita e alla sua carriera, ed è situata alla periferia della città, dove visse per molti anni.
Il rapporto tra Luciano Pavarotti e Modena è stato complesso, segnato da momenti di orgoglio, ma anche da incomprensioni e tensioni. Tuttavia, il legame tra il tenore e la sua città natale rimane indissolubile, e oggi Modena lo ricorda come uno dei suoi figli più illustri, un artista che ha portato la sua voce e la sua passione in tutto il mondo, mantenendo sempre un profondo affetto per le sue radici.
Note
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https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-23;
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-21;
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