Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa
Asinelli e Garisenda, le due torri pendenti simbolo della "Turrita" Bologna
di Ivano Barbiero
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Dalla città più verde d'Italia, Torino, a quella che ha fatto delle torri medioevali la sua griffe culturale e turistica, Bologna. Il nostro viaggiatore, Ivano Barbiero, "taglia" la pianura padano per raccontarci oggi, accompagnato dal suo gustoso campionario di aneddoti, mille anni di storia visti dall'alto, appunto da quelle torri che presero a moltiplicarsi mano mano che Bologna assumeva un ruolo politico preminente nell'Italia dei Comuni. E non solo, politico. Alla vigilia del Mille e cento, la città si pose alla testa del mondo occidentale fondando l'Alma Mater Studiorum, la più antica università d'Europa. Ma andiamo a scoprire le antiche torri di Bologna, detta "la dotta, la grassa, la rossa", quest'ultimo riferimento per il colore dei palazzi.
La Torre degli Asinelli e quella della Garisenda sono entrambe simbolo e vanto della città di Bologna. Si tratta delle due più famose delle 24 torri medievali ancora visibili in città. Entrambe pendenti sono poste all’incrocio tra le vie che portavano alle cinque porte dell’antica cerchia di mura “dei torresotti”. Sebbene siano note per la loro imponenza, esistono dettagli inediti e curiosità meno conosciute che aggiungono un ulteriore strato di mistero e fascino a questi due monumenti.
Nel Medioevo le torri di questo tipo erano addirittura più di un centinaio - tanto che Bologna era conosciuta anche come “la Turrita” - e avevano una funzione, sia militare che gentilizia, (servivano, cioè, a dare blasone alle famiglie che le costruivano). Fra le torri superstiti si possono citare la Torre Azzoguidi, detta Altabella, che svetta in altezza per 61 metri, la Torre Prendiparte, detta Coronata, alta 59,50 metri, le torri Scappi e Uguzzoni, alte rispettivamente 39 e 32 metri, la Torre degli Oseletti e Guidozagni, di 31 e 20 metri, e la Galluzzi alta 30 metri.
Oltre alle torri e alle case-torri, nella città felsinea sono ancora visibili alcuni "torresotti", fortificazioni innalzate in corrispondenza delle porte della seconda cerchia di mura del XII secolo che fu quasi completamente abbattuta. Nel XIII secolo molte torri furono mozzate o demolite, altre crollarono e in epoche successive furono utilizzate in diversi modi: carceri, torri civiche, negozi, abitazioni. Le ultime demolizioni (le torri Artenisi e Riccadonna che sorgevano nel Mercato di Mezzo, poco distante da quelle degli Asinelli e della Garisenda) avvennero nel XX secolo, precisamente nell’anno 1919, assieme alla cerchia di mura del XIV secolo mentre in precedenza, nel 1918, era stata abbattuta la torre Conforti.
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Quella degli Asinelli, nonostante oggi sia la torre più alta di Bologna con i suoi 97,2 metri e una pendenza dell’1,3 per cento, inizialmente non doveva esserlo. Fu costruita nel XII secolo - tra il 1109 e il 1119 - dalla famiglia degli Asinelli e già a partire dal XIII secolo divenne proprietà del Comune di Bologna. È nota in quanto torre pendente più alta d’Italia e attualmente è al momento l’unica visitabile delle due torri bolognesi. Grazie alla sua scala interna, completata nel 1684 e composta da 498 gradini, è possibile salire fino in cima e godere di una incredibile vista panoramica della città. Si dice che la famiglia Asinelli abbia voluto alzare la torre per "superare" quella della famiglia rivale dei Garisenda, simbolo di una sfida di potere e prestigio. Un vero e proprio “concorso” di altezza che rifletteva la competizione tra le famiglie nobili bolognesi.
Un altro dettaglio affascinante della Torre degli Asinelli riguarda le sue finestre. A differenza di molte altre torri medievali, che sono costruite con muri solidi e senza aperture, la Torre degli Asinelli ha piccole finestre strette che offrono una vista mozzafiato sulla città. La loro disposizione è stata oggetto di studio da parte degli storici, che suggeriscono che potessero essere state utilizzate non solo per scopi pratici (come la luce e la ventilazione) ma anche per scopi simbolici, oltre a mostrare la ricchezza e l'influenza della famiglia che la possedeva.
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La Torre Garisenda fu costruita nello stesso periodo ed è alta poco meno di 47 metri, circa la metà di quella degli Asinelli, ma con una pendenza decisamente maggiore: quattro per cento, più della Torre di Pisa. Pare che penda in questo modo, fin dalla sua costruzione o almeno sin dal Duecento, a causa del cedimento del terreno e delle sue fondamenta. Inizialmente era alta una ventina di metri in più, ma fu mozzata a metà del Trecento per il timore di possibili crolli. Si dice che la costruzione fosse voluta da Giovanni Visconti, Duca di Milano, per controllare meglio il turbolento Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli) e poter sedare per tempo eventuali rivolte. All'epoca i Visconti avevano preso il potere a Bologna in seguito alla decadenza della Signoria dei Pepoli e quindi non erano ben visti dalla popolazione.
A partire dal Quattrocento la torre fu acquistata dall'Arte dei Drappieri, che ne diventò poi l'unica proprietaria, fino alla fine dell’Ottocento quando divenne proprietà comunale. Gravi danni alla torre furono arrecati da fulmini che spesso causavano incendi o piccoli crolli, e solo nel 1824 fu installato un parafulmine. Sono documentati almeno due gravi incendi a cui la torre è sopravvissuta: il primo nel 1185 (doloso) e il secondo non doloso nel 1398.
Sebbene la Torre della Garisenda sia famosa per la sua inclinazione, non tutti sanno che questa non è dovuta unicamente al cedimento del terreno, ma potrebbe essere anche il risultato di un antico terremoto che colpì la zona nel 1117. Questa ipotesi è supportata dal fatto che molte altre strutture della città, incluse altre torri medievali, subirono danni simili nello stesso periodo.
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La costruzione delle torri era molto onerosa, nonostante fossero utilizzati i servi della gleba. La pianta della torre era quadrata con fondazioni profonde dai cinque ai dieci metri, consolidate con pali conficcati nel terreno ricoperti di ciottoli e calce. La base veniva poi costruita con grossi blocchi di selenite e il resto della costruzione veniva innalzato con muri via via più sottili e leggeri. Si procedeva verso l'alto, realizzando murature "a sacco", ovvero un muro interno molto spesso e uno esterno più sottile. La cavità veniva poi riempita con pietre e malta. Si lasciavano in genere nei muri esterni dei fori per il sostegno delle impalcature e anche dei grandi incavi in selenite per rivestimenti e costruzioni aeree successive, generalmente in legno. La costruzione di una torre alta 60 metri, a titolo di esempio, richiedeva da un minimo di 3 a un massimo di 10 anni di lavoro.
Molti bolognesi, per secoli, hanno raccontato di un passaggio segreto che collegava la Torre degli Asinelli con quella della Garisenda. Questo tunnel sotterraneo avrebbe permesso ai membri delle famiglie nobili di muoversi tra le due torri senza essere visti, un dettaglio che aggiunge un tocco di mistero e leggenda alla storia delle torri. Anche se non esistono prove certe della sua esistenza, l'idea di un passaggio segreto alimenta ancora oggi le storie raccontate dai bolognesi, spesso dimenticando l’accesa rivalità fra le due famiglie.
Non solo Dante ha citato la Torre della Garisenda nell'Inferno (Canto XXXI), ma anche la Torre degli Asinelli ha ispirato diversi riferimenti letterari. La citazione più famosa di quest’ultima costruzione si trova nell'opera di Giovanni Boccaccio, che racconta come fosse stata costruita con un'inclinazione voluta per "emulare" la forma di una delle famose torri di Pisa. Un legame che dimostra come le torri bolognesi abbiano avuto un impatto duraturo sulla cultura e sull'immaginario collettivo.
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Occorre anche aggiungere che le torri medievali non erano solo simbolo di ricchezza, ma anche di potere politico e sociale. A Bologna ognuna di queste costruzioni rappresentava una famiglia influente e la loro posizione strategica era pensata per segnalare la forza e il controllo sul territorio circostante. Le torri dovevano anche essere un baluardo di difesa, ecco perché molte avevano feritoie o finestre strette per permettere la visione senza essere viste. In effetti, le torri erano dotate anche di balestre e catapulte per difendere i propri possedimenti e nei periodi di conflitto venivano utilizzate per lanciare messaggi codificati o segnali di avvertimento.
In una Bologna che si anima di storia e magia, le torri di notte acquistano un aspetto ancora più misterioso; le luci che le illuminano proiettano ombre lunghe e distorte sulle piazze circostanti, creando un’atmosfera da “gothic novel” che richiama l’idea di una città che sembra sospesa nel tempo. Non è raro sentire storie di visitatori che, passeggiando sotto le diverse torri, raccontano di aver percepito una sensazione di "presenza" o di mistero. Con queste aggiunte, non sono solo monumenti architettonici, ma veri e propri custodi di segreti, leggende e misteri che fanno di Bologna una città ancora più affascinante e intrigante.
Note
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