Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa
Aggiornamento: 10 nov
Il fascino del millenario Ponte Gobbo sulla Trebbia
di Ivano Barbiero
Ventottesima tappa alla ricerca dei luoghi misteriosi che caratterizzano il nostro Paese.[1] Il nostro infaticabile viaggiatore, Ivano Barbiero, dal Piemonte, dal Castello di Pralormo visitato per la mostra Botanica "Messer Tulipano", si sposta nel Piacentino, in quel di Bobbio, sul fiume Trebbia. Che non è un fiume qualunque, se non altro per i richiami storici appresi fin dalle scuole elementari: la famosa battaglia che vide il generale cartaginese Annibale sconfiggere i romani nel 218 a.C., e, aggiungiamo, perché presenta un bacino idrografico pari a circa 1070 km², che lo rende il corso fluviale dell'Appennino settentrionale dal più ampio bacino idrografico. Ma la vera ragione, anzi, attrazione, che si svilupperà su due puntate, di questa discesa tra Liguria ed Emilia - la Trebbia sorge dal monte Prelà, nel comune di Torriglia (Genova) - è il Ponte Gobbo, manufatto misterioso di lontane origini messo periodicamente in pericolo delle piene del fiume, l'ultima nel 2015, ma sempre ricostruito dai suoi abitanti, a dispetto delle leggende mefistofeliche che vi sono cresciute attorno nei secoli.
Il Ponte Vecchio di Bobbio, lungo 273 metri, è stato denominato Ponte Gobbo per il particolare profilo irregolare con 11 archi diseguali tra loro e posti a diverse altezze. L'epoca di costruzione di questo manufatto, detto gobbo per l'irregolarità e la gibbosità dei suoi archi, non è databile, ma è di età romana e si può ipotizzare che sorse dopo la conquista romana dell'allora borgo ligure-celtico; subì numerosi rifacimenti nelle epoche successive. Si sono ritrovate tracce di un ponte più antico sottostante che può ritenersi alto medioevale, precedente l’arrivo di San Colombano.
La costruzione sovrastante risale al VII secolo ad opera dei monaci dell’abbazia che porta il nome di questo santo. Negli Archivi storici bobiensi si trova un documento datato 6 aprile 1196 che testimonia la manutenzione del ponte. Vi sono tre coppie di edicole o crocini, sopra le campate maggiori. Nelle due sopra l'arco maggiore (detto della Spessa) sono presenti due statue, che raffigurano san Colombano e la Madonna dell'Aiuto.
Per l'insediamento di Bobbio era di vitale importanza avere un collegamento sicuro con le diverse attività sulla sponda destra del fiume, dove c’erano le saline termali, le terme di epoca romana e longobarda, la fornace del rio Gambado e la strada di collegamento con il Genovese e la Lunigiana (dove il monastero bobbiese aveva numerosi possedimenti). A causa del carattere torrentizio, la Trebbia ha piene improvvise e devastanti con frequente spostamento del letto in ghiaia, cosa che rende problematico il guado soprattutto nei mesi invernali.
Fino al XVI secolo il ponte era composto di pochi archi, un grande arco alla sponda destra della Trebbia con tre archi più piccoli.
Le piene del fiume nel corso degli anni hanno inferto parecchie ferite alla costruzione in pietra, che venne sempre pazientemente ricostruita, anche con modifiche sostanziali per migliorarne la sicurezza e la robustezza. Verso il 1590 si cominciò ad allungarlo verso la sponda sinistra, su disegno del maestro Magnano da Parma, mentre nel corso del XVII secolo arrivò ad avere undici arcate.
Per secoli il ponte fu meta di pellegrini e processioni religiose con benedizioni con la costruzione vicino agli argini di croci ed immagini votive (oggi alcune di esse sono ancora visibili). Da segnalare inoltre che nel corso degli ultimi secoli si sono registrati parecchi danni con il crollo di diverse arcate. Negli ultimi anni l’amministrazione comunale, in collaborazione con le autorità competenti, ha intrapreso lavori di consolidamento per proteggere dalle piene della Trebbia il ponte (oggi è percorribile solo a piedi o in bicicletta, poiché la sua carreggiata è piuttosto stretta).
Una notte di mistero, un patto con il diavolo e un ponte che sfida la logica. La denominazione “Ponte Gobbo” ha origini affascinanti e leggendarie. Ma da dove viene questo nome? La storia inizia con una poesia dialettale scritta nel 1907 da Valente Faustini intitolata Al Diavul al fa al Pont Gobb ad Bobbi. Questa testo in versi riprende un’antica leggenda e la rielabora liberamente: il diavolo stesso lo avrebbe costruito gobbo per fare un dispetto agli abitanti di Bobbio. La sua speranza era che, attraverso questa costruzione, i residenti del paese si allontanassero dal monastero e dalla religione. Col passare del tempo, il nome “Ponte Gobbo” è rimasto, anche se in tono ironico e spregiativo. Si schernivano i bobbiesi, accusandoli di non aver saputo costruire un ponte adeguato (allora transitabile anche in automobile) “come si deve”, ma tutto gobbo.
La leggenda narra ancora che san Colombano, santo irlandese, si trovò di fronte a un’offerta insolita. Il maligno gli promise di erigere un ponte in una sola notte, a patto che la prima anima mortale che lo attraversasse diventasse sua. Il santo, forse spinto dalla curiosità o dalla sua fede incrollabile, accettò l’insolito contratto.
Nel buio della notte il diavolo radunò una squadra di diavoletti, ognuno con una diversa statura. Questi esseri infernali si misero all’opera, reggendo le volte del ponte con una precisione sovrannaturale. Le arcate presero forma, ma non seguirono alcuna logica: alcune erano alte, altre basse, e il ponte sembrava danzare tra il mondo terreno e quello infernale.
All’alba il diavolo si piazzò all’estremità del ponte, pronto a riscuotere il suo tributo. Ma san Colombano aveva un asso nella manica: un cagnetto. L’animale attraversò il ponte e il diavolo, furibondo, si ritirò nell’oscurità. Ma non senza prima sferrare un calcio al suo manufatto, che da allora è rimasto storto e sbilenco.
Altre versioni della storia narrano di orsi ammaestrati, asini coraggiosi e persino di un oste che vendette la sua anima per un’esistenza prospera al di là della Trebbia. Ma il ponte, quel ponte, rimane come un enigma nel paesaggio. La gente che lo attraversa, forse influenzata dalla sua origine sovrannaturale, si esprime con parole insolite, come se il diavolo stesso le avesse sussurrate all’orecchio.
E così, ancora oggi, il ponte gobbo di san Colombano si erge come monumento alla sfida tra sacro e profano, tra la fede e il mistero. Le sue arcate irregolari ci ricordano che talvolta la verità è più strana della finzione, e che ogni pietra ha una storia da raccontare anche se quella storia è scritta con parole inusuali e imprevedibili.
C’è di più: secondo la studiosa Carla Glori, questo potrebbe essere il ponte raffigurato nello sfondo della celebre Monna Lisa di Leonardo da Vinci. Studi recenti sul paesaggio, condotti dallo studio piacentino Belocchi hanno confermato questa ipotesi. Si crede che la figura della Gioconda sia in realtà Bianca Giovanna Sforza, figlia illegittima e in seguito legittimata da Ludovico il Moro, moglie di Galeazzo Sanseverino e Signora di Bobbio, Voghera e Castel San Giovanni. Il punto di vista del dipinto coinciderebbe con una finestra sulla facciata nord est del Castello di Malaspina Dal Verme. Proprio di fronte al Ponte Gobbo di Bobbio che con i suoi archi irregolari e la sua storia avvincente continua a incantare chiunque lo attraversi.
Fine del mistero? Affatto. Perché come in ogni patto diabolico, le soluzioni finali non sono mai uniche. Infatti, secondo altri studi ed esami approfonditi del più celebre ed enigmatico dipinto del genio fiorentino, il ponte raffigurato sullo sfondo della Gioconda potrebbe essere quello di Buriano oppure quello etrusco-romano di Romito di Laterina, entrambi in provincia di Arezzo. Meglio allora soprassedere e scoprire più facilmente altri ponti del diavolo, che compaiono in Italia e nel resto del mondo, in un numero ben maggiore di quanto si possa immaginare.
(1 - continua)
Note
[1] In:
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-24;
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-23;
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-21;
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