Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa
Aggiornamento: 27 lug
Le campane millenarie di Agnone/2
di Ivano Barbiero
Seconda ed ultima parte dedicata alla Fonderia Pontificia di Agnone, nel Molise, dove da mille anni si scrive la storia delle campane che risuonano in tutto il mondo. Ma qual è il segreto (e il fascino, potremmo aggiungere) che sta dietro questa produzione millenaria? Ivano Barbiero ce lo racconta con la sua abituale verve che raccoglie riga dopo riga miti, leggende, storie incredibili quanto misteriose, per poi dare appuntamento ai lettori, dopo la pausa estiva, a settembre. Buone vacanze a tutti perlustrando, magari, insieme al nostro infaticabile viaggiatore, lungo l'Italia insolita e misteriosa.
Come vengono costruite le campane ad Agnone? Domanda più che legittima per un processo di realizzazione complesso che a volte richiede diversi mesi. Esso, infatti, prevede la realizzazione dell’anima, la creazione della falsa campana, la realizzazione del mantello la colatura del bronzo e, infine, la rifinitura.
La cosiddetta anima viene realizzata in mattoni, con l’aiuto di una sagoma di legno che ruota a 360 gradi e corrisponde esattamente alla sagoma esterna della campana. Questa sagoma è di legno, ed è molto simile alla maniglia che tiene fissato un mappamondo. Invece la parte più interna di quest’anima di mattoni viene lasciata cava, divenendo un vero e proprio forno, poiché nelle fasi successive servirà ad ospitare i carboni accesi, che scioglieranno le decorazioni delle cere e asciugheranno l’argilla.
Il passo successivo è la creazione della falsa campana. Durante questa fase si sovrappone all’anima, strato per strato, l’argilla che avrà esattamente la forma della campana. Anche qui si procede con l’aiuto di una sagoma di gomma. Su questa verranno applicate le decorazioni e le iscrizioni realizzate in cera.
Per la realizzazione del mantello si applica nuovamente dell’argilla, molto fine, che viene spennellata e di volta in volta, lasciata asciugare grazie all’azione dei carboni accesi dentro l’anima. Dopo che l’asciugatura è completa, viene sollevato il mantello e si distrugge la falsa campana. A questo punto anima e mantello vengono nuovamente sovrapposti e posizionati nella fossa.
Qui l’intero stampo viene ricoperto di terra pressata, affinché durante la colatura il peso del bronzo non lo sposti. Solo a questo punto il metallo, di qualità purissima, viene colato, attraverso il canale realizzato in alto appositamente e la campana prende finalmente forma in poco meno di un minuto e mezzo. A seconda della grandezza, vi sono inoltre due, quattro o addirittura sei sfiatatoi da cui fuoriesce il bronzo in eccedenza. Per constatare inoltre che la campana sia perfettamente funzionante e non incrinata, vengono poi convocati degli esperti che mediante un diapason verificano il livello di tonalità.
Un ulteriore elemento da tenere in considerazione è il peso, Se una campana pesa 200 chili quando oscilla può arrivare ad avere una forza di 2-3 volte il suo peso.
Come non pensare all’enorme campana dello Zar in mostra al Cremlino? E’ la più grande campana esistente, ma muta, poiché senza battaglio. Venne commissionata dalla sovrana Anna, nipote di Pietro il Grande e pesa 216 tonnellate con un’altezza di 6,14 metri e un diametro di 6,6 metri. Questa campana non ha mai suonato, anche perché durante un incendio scoppiato nel 1737 un grosso pezzo di 11,5 tonnellate si staccò mentre era ancora nel fosso di colata. Nel 1836 la campana dello Zar e il pezzo staccato furono posti su una base vicino al campanile di Ivan il Grande, accanto alla Zar-puska, una gigantesca bombarda del peso di 38 tonnellate e lunga 5,34 metri che nel Guinness dei primati è riportato come il più grande obice mai realizzato.
Ci sono poi numerose leggende o storie associate alle campane. In Campania, terra ricca di storia e fascino, vi sono alcune storie affascinanti in proposito. Secondo la leggenda la città di Napoli fu fondata dalla sirena Parthenope che dopo essere stata respinta da Ulisse si gettò in mare e si trasformò in una collina, dando origine alla città. Le campane di Napoli portano ancora il suo nome e si dice che il loro suono sia un richiamo alla sirena leggendaria.
Anche il lago di Averno, nei pressi di Pozzuoli, è associato al mondo degli inferi nella mitologia romana. Si credeva infatti che fosse l’ingresso all’Ade e le campane dei vicini campanili risuonavano per allontanare gli spiriti maligni e proteggere la zona. In quanto all’eruzione del Vesuvio, nel 79 dopo Cristo, che seppellì la città di Pompei sotto una coltre di cenere e lava, si dice che le campane suonarono disperatamente mentre la tragedia si consumava. Si dice che ancora oggi, in alcune notti, si possano udire i rintocchi lamentosi delle campane fantasma di Pompei.
A proposito invece della Sibilla di Cuma, veggente leggendaria che viveva in una grotta vicino a Napoli, si racconta che le sue profezie fossero ispirate al suono delle campane. La grotta di Cuma è un luogo misterioso e affascinante, avvolto nella leggenda della Sibilla. Queste storie ci ricordano che le campane non sono solo oggetti di culto o segnali pratici, ma portatrici di miti e magia.
Per quanto riguarda il significato del suono delle campane, è delineato dalle Premesse al ‘Rito della Benedizione delle campane’, contenuto nel Rituale Romano. Risale infatti all’antichità l’uso di ricorrere a segni o a suoni particolari per convocare il popolo cristiano alle celebrazione liturgica comunitaria, per informarlo sugli avvenimenti più importanti della comunità, per richiamare nel corso della giornata a momenti di preghiera, specialmente al triplice saluto della Vergine Maria. “La voce delle campane esprime dunque, in certo qual modo, i sentimenti del popolo di Dio, quando esulta, quando piange, quando rende grazie e eleva suppliche, e quando riunendosi nello stesso luogo, manifesta il mistero della sua unità in Cristo Signore”.
Le campane, dunque, originariamente concepite e adottate come richiamo pagano, hanno assunto in seguito anche una funzione di supporto alla religione cristiana, come voce di Dio e non solo come voce del popolo. I loro suoni, oltre a scandire il trascorrere del tempo e un richiamo liturgico, svolgono da sempre anche la funzione di comunicare al popolo situazioni di pericolo imminente, gioie, dolori e lutti. Il ‘linguaggio delle campane’, invece, non ha subito sostanziali mutamenti nei secoli, mentre è cambiata la risposta delle gente alle loro specifiche sollecitazioni.
I rintocchi dell’Ave Maria, ad esempio, una volta previsti alle tre del mattino, a mezzogiorno e alla sera, avevano lo scopo di invitare il popolo cristiano alla preghiera. Mentre sono completamente spariti i rintocchi delle tre del mattino, nei due restanti casi ora sono intesi più che altro come una chiamata familiare al pranzo e alla cena.
Il suono a distesa delle campane, un’ora prima, era il primo richiamo ai fedeli in occasione della messa o di altre celebrazioni religiose. I lutti erano segnalati mediante rintocchi singoli molto distanziati e successivamente da alcuni rintocchi accelerati di un’altra campana minore. Il numero dei colpi indicava anche il sesso del defunto; se si fosse trattato di un uomo, avrebbe terminato con tre rintocchi ravvicinati, due se si trattava di una donna, mentre il decesso dei bambini era segnalato con ritocchi singoli. I rintocchi erano quattro se il defunto era un diacono o un sacerdote, sei se si trattava del vescovo della diocesi e nove se era morto il Papa.
Note
[1] In:
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-24;
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-23;
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-21;
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