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Venezuela: una nuova Cuba all'orizzonte per gli USA?


 di Gian Marco Moschella


L'ultima è di ieri, 9 agosto, e com'era prevedibile non ha aumentato la sua credibilità in un mondo riluttante ad avallare i risultati delle elezioni nel suo Paese: il presidente venezuelano Maduro ha annunciato la sospensione della rete X (ex Twitter) per dieci giorni. Spiegazione non inedita: il miliardario americano Elon Musk incita all'odio e al fascismo, e organizza rivolgimenti contro di lui. Denuncia che segue di alcuni giorni il ritiro del presidente da WhatsApp.

Insomma, non si placano le reazioni e contro reazioni in Venezuela, scoppiate a seguito dell’esito elettorale che vede nuovamente Nicolás Maduro confermarsi alla guida del paese con il 51% dei consensi, risultato confermato dal Consiglio nazionale elettorale (Cne). Negli ultimi mesi i due schieramenti sembravano giunti a un possibile accordo tra le parti per placare le violenze, oggi invece lo scenario è radicalmente cambiato, con un paese sull’orlo di una crisi interna: da un lato il popolo che grida vendetta sull’onda delle dichiarazioni della leader dell’opposizione María Corina Machado, che giura di avere evidenze dei risultati elettorali in cui il fronte anti-Maduro si troverebbe al 70% e di conseguenza il vincitore di queste elezioni sarebbe l’ex ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, riconosciuto come tale anche da Stati Uniti e molti paesi dell’America Latina; posizioni che però si sciolgono come neve al sole di fronte alla conferma di totale fedeltà al capo pronunciata dalle forze armate per voce del ministro della difesa venezuelano, il generale Vladimir Padrino, che ha definito le richieste dell'opposizione "disperate e sediziose".

Il rifiuto del governo venezuelano di permettere la presenza di osservatori internazionali, ufficialmente per evitare "ingerenze esterne", alimenta ulteriormente i sospetti di frode. Questo atteggiamento è emblematico dei regimi autoritari, dove il leader mantiene il potere tramite propaganda massiccia, repressione degli oppositori e manipolazione delle risorse economiche del Paese, tenendo la popolazione in una condizione di povertà che rende difficile l’emergere di un'opposizione forte. Un modello di gestione del potere già visto durante l'era di Chávez e in altre dittature consolidate.

Quello che però va considerato oggi è soprattutto il contesto internazionale, salta infatti subito all’occhio come per prima sia stata la Cina a congratularsi per la rielezione del leader, quasi a ricordare agli Stati Uniti la presenza di un alleato ostile proprio vicino ai loro confini. In questa partita Pechino gioca un ruolo chiave, perché insieme ai paesi BRICS offre una sponda perfetta a Maduro per minacciare di assegnare a paesi rivali i preziosi giacimenti energetici.

Le risorse energetiche hanno un ruolo strategico in questa vicenda perché, nonostante le sanzioni, ci sarebbero ancora società petrolifere statunitensi operanti sul territorio venezuelano. Questo spiega perché non solo Cina, Brasile e Russia, ma anche paesi come Iran e Qatar guardano con interesse l’evolversi della vicenda.

Anche in Italia non passa inosservato come dalle parti del M5S, in linea con Pechino, si sia difeso l’operato di Maduro. Questa fu una delle ragioni della spaccatura con la Lega nel governo giallo-verde di qualche anno fa. Un’ulteriore dimostrazione di come questa vicenda abbia assunto, in questi anni, caratteri extra-regionali.

Emerge quindi che il Venezuela in questo contesto di crisi internazionale possa ricoprire il ruolo di “spina nel fianco” di una leadership più che mai sbiadita di Washington, messa ulteriormente in crisi, secondo i repubblicani, da un Presidente che rifiuta di dimettersi dopo aver ammesso di non essere in grado di ricandidarsi.

In considerazione del complesso scacchiere geopolitico che si sta delineando, si rende chiara la necessità per gli USA di continuare a rappresentare quel modello globale di democrazia liberale, stabile e partecipativa a cui i popoli oppressi si ispirano. Gli americani hanno una grande responsabilità. Con le schede elettorali statunitensi si scriverà la storia non solo del Venezuela, ma del Mondo (almeno) per i prossimi decenni.

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