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Vecchio e nuovo capitalismo e variante individuale sul potere d'acquisto

Gaetano Errigo

di Gaetano Errigo


La società umana è quella società che nell'evoluzione dallo stato bestiale, ha posto le basi della sua sopravvivenza nella solidarietà. Ovvero sul principio di soccorso reciproco per il soddisfacimento dei propri bisogni. È su questi principi che, nella notte dei tempi, l’uomo inventò l’economia, ovvero quell’attività consistenze nello scambio di beni con l’obbiettivo si soddisfare le proprie e le altrui esigenze.

Tuttavia, la cosa, molto presto, fu soggetta a delle devianze demoniache per via delle interferenze poste, da una bolgia di ingordi criminali, sul binomio produzione di beni/scambio di beni su cui l’economia è stata fondata. Ovvero, se inizialmente la produzione di beni doveva essere intesa quale attività svolta, esclusivamente, per fornire i membri di una comunità di quanto loro necessario e utilizzare il surplus per scambiarlo con altri beni mancanti alla comunità, si passò ben presto ad attuare un’intensificazione della produzione con lo scopo, da parte dei componenti più influenti di una comunità, non di ridistribuirlo fra i singoli appartenenti al collettivo che alla produzione erano addetti, ma per immagazzinarlo e utilizzarlo contro di loro per soggiogarli col ricatto del bisogno.


Bisogni veri ed esigenze artificiose

Nacque così il potere politico basato sui furti economici, e i concetti di ricchezza e di povertà. In questo contesto, l’uomo si è abituato all’idea di doversi arricchire sempre più, per il soddisfacimento dei propri bisogni, attraverso un’ossessionata accumulazione di danaro. Ora, il danaro altro non è che un oggetto convenzionale dove uno Stato, o un istituto bancario su sua delega, certifica, col suo sigillo, un determinato potere d’acquisto del possessore indicando, attraverso una cifra algebrica, la quantità del potere d’acquisto certificato.

Sicché, specie in una società, come quella attuale, dove le esigenze sono aumentate a dismisura rispetto al passato, può sembrare utilissimo, specie al più misero dei lavoratori, dover aumentare al massimo possibile la propria produttività, onde raggiungere il massimo potere d’acquisto e vivere una vita che veda soddisfatti i propri bisogni. Tuttavia, l’applicazione di una tale ed elementare teoria trova, invece, il risultato opposto, poiché non si tiene conto di una variante che interferisce, individualmente, sul potere d’acquisto accumulato da ognuno.

Per spiegarci meglio dobbiamo partire soffermandoci, prima, su cosa vuol dire “potere d’acquisto”. Facilissimo! Tale termine vuole indicare la possibilità, di ogni singolo soggetto, ad acquistare beni e servizi ad egli necessari o confortevoli alla propria vita. Un’azione che ha bisogno di danaro, e più danaro si ha e più aumentano le dette possibilità. Ma se per raggiungere questo scopo si sfrutta al massimo la propria capacità produttiva ci si ritrova, per quasi la totalità dell’esistenza, assorbito dal lavoro produttivo, sicché, nel mentre, per il solo possedere più danaro, si aumenta il valore algebrico convenzionale del potere d’acquisto monetario, si riduce al minimo la possibilità temporale di spendere il guadagno per procurarsi quei beni e servizi utili per una vita decente che, al contempo, divengono inutili per l’impossibilità di utilizzarli a causa della mancanza di tempo disponibile all’acquirente per fruirne.


Ricchezza e alienazione

Il potere d’acquisto accumulato, quindi, perde la sua caratteristica di “possibilità” che è cancellata dall’assenza della disponibilità temporale dove svolgere l’azione inerente la detta possibilità, come il bene perde la sua caratteristica di “utilità” a causa della stessa assenza di disponibilità temporale dove il bene dovrebbe essere desiderato e goduto. In tal modo, mentre gli uomini rinunciano alla propria natura umana per diventare macchine produttrici di ricchezza, questa ricchezza, sottratte la piccole spese dovute all’alimentazione e alla cura delle macchine-uomo, azzera il suo valore commerciale, si annulla.

Ovvero il danaro diventa carta straccia, inutilizzabile, in quanto non si ha la possibilità di spenderlo. Mentre la vita del possessore è divenuta alienata dalla realtà, dedita solo alla produzione e all’alimentazione di sé stessa, votata all’unico scopo di poter continuare a produrre e a riprodursi, una vita, tuttavia, peggio di quella delle bestie e molto simile a quella degli schiavi. Insomma, una vita non vissuta e che non merita di essere vissuta perché priva l’individuo della possibilità di realizzarsi spiritualmente, in contatto con l’ambiente circostante, dal quale non dovrebbe trovare esclusivamente i mezzi di sopravvivenza, ma anche gli stimoli per la sopravvivenza.

Fatte tutte queste premesse, per le quali, nei secoli passati, ci diedero ampi insegnamenti filosofi ed economisti quali Adam Smith e Karl Marx,  possiamo benissimo asserire che il maggior potere d’acquisto che un lavoratore può raggiungere è il frutto di un rapporto matematico tra lo spazio temporale dedicato alla produzione e lo spazio temporale dedicato al soddisfacimento delle proprie esigenze, un rapporto che non è statico universalmente, ma soggetto a una variante che si diversifica per ogni individuo, una variante che mette in equilibrio i due fattori tenendo conto delle esigenze del soggetto interessato. E questo perché, essendo lo scopo del lavoro quello di procacciarsi le risorse necessarie utili alla propria vita di uomo e non di bestia, ovvero una vita composta sia da necessità materiali che spirituali, egli deve organizzarsi per produrre quanto a lui necessario e riservandosi il tempo per poter dedicarsi all’utilizzo di queste risorse nella realizzazione della propria esistenza, ovvero riuscire a utilizzare il guadagno sia per la mera sopravvivenza che per poter avere momenti di svago, di impegno in attività piacevoli, e alla cura dei rapporti interpersonali. Insomma, bisogna smettere di essere macchine produttrici di risorse inutilizzabili ai propri bisogni e iniziare a produrre per essere uomini.


Ridurre l'orario di lavoro

Di fatti l’economia non funziona senza un certo mobilismo (specie oggi che dove i piccoli depositi bancari confluiscono in quel grande flusso finanziario capace di spostarsi, fra diverse nazioni e continenti, così velocemente senza lasciare traccia di produzione, generando, di sovente, in questa economia virtuale, i presupposti per una crisi economico-finanziaria). Ricordiamo a proposito uno dei principi dell’economia fordista, in cui si concedeva all’operaio un salario più alto in maniera che questo, avendo più disponibilità di spesa, potesse acquistare la merce prodotta e permettere così all’industria di assorbire la produzione e continuare a produrre con gli stessi ritmi. Ma, come già detto, la produzione non può essere smaltita se si toglie al lavoratore la possibilità materiale di assorbire la produzione attraverso un certo lasso di tempo libero, altrimenti si cadrebbe nel noto paradigma di quell’uomo che lavorava per potersi acquistare la macchina per andare a lavorare.

Per concludere, come è vero che per la conduzione di una vita dove il singolo riesce a soddisfare le proprie esigenze è necessario che il singolo inizi a produrre attraverso il proprio lavoro, è altresì necessario che al singolo si lasci il tempo di vivere la propria vita, realizzare la propria persona e, attraverso le proprie attività perpetrate nel proprio tempo libero, dare impulso all’economia attraverso la richiesta di beni e servizi, una richiesta che, quando vede aumento, fa incrementare la produzione creando nuovi posti lavoro, nuovi stipendi e nuovi soggetti pronti a soddisfare le proprie esigenze con un ulteriore incremento di richieste di produzione.

Insomma, lavorare meno e lavorare tutti. Non è un semplice slogan, basti pensare che anche le teorie economiche lontane dal marxismo e funzionali alla classe imprenditoriale, oggi, sostengono questa esigenza. Basti pensare agli esperimenti che stanno avvenendo in diversi paesi europei, dove si è pensato di provare a ridurre la durata della settimana lavorativa (da 35 a 30 ore) mantenendo invariato il salario del personale dipendente. Il risultato, stando ai resoconti forniti alla stampa dalle dette imprese, risulta evidenziare un aumento importante della produttività delle aziende e un esercito di dipendenti meno stressato e portato a una qualità di vita migliore.

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