Ustica: "Chi sa parli!". E poi?
di Vice

Stamane, 28 giugno, durante la trasmissione Prima pagina, condotta questa settimana dal giornalista Francesco Specchia, è intervenuto Gianni Ippoliti, noto autore e conduttore televisivo. Lo ha fatto per riprendere il discorso sulla strage di Ustica, su questa sorta di invocazione "chi sa parli" che accompagna come un pietoso rosario il nostro Paese ad ogni anniversario del 27 giugno 1980.[1] Cioè chi sa parli per dare una spallata al corposo perimetro di omissioni (e bugie) che circonda la morte di 81 persone e aiuti ricostruire la verità vera sui perché alle 20.59 di quel lontano giorno il Dc9 dell'Itavia, decollato da Bologna con destinazione Palermo, precipitò al fondo del Mar Tirreno meridionale, tra le isole di Ponza e Ustica.
Nella sua telefonata, Ippoliti ha ricordato che nel giugno del 1996, all'interno di un suo programma televisivo, presentò "Ustica. La goccia"[2]. Curato anche da Andrea Purgatori, il giornalista che non si arrese alle versioni dominanti che accreditavano il "cedimento strutturale" del velivolo, la cui battaglia (per anni isolata) ispirò Il muro di gomma, film-denuncia sulla vicenda di Marco Risi, il documentario La goccia di Gianni Ippoliti però andò oltre i propositi annunciati di un bilancio della situazione giudiziaria. Insieme con più testimonianze, tra cui quella di Daria Bonfietti, ieri come oggi presidente dell'Associazione parenti delle vittime di Ustica, offrì ai telespettatori e agli inquirenti un autentico scoop: la prova cartacea che le forze armate americane sapevano di un aereo di linea italiano colpito da un missile la sera del 27 giugno 1980. Francesco Specchia, neutro, pacato, ha chiesto: "e poi?". "Niente!", è stata la risposta di Ippoliti.
Appunto "niente" da 44 anni. "Niente" ad ogni "nuova" da qualunque parte provenga. In epoca remota da Francesco Cossiga, che fu presidente della Repubblica, o di recente da Giuliano Amato, già presidente del Consiglio, uniti nel chiamare in causa la Francia, e a più riprese da sottufficiali e ufficiali dell'Aeronautica militare in servizio nei Centri radar di controllo (all'epoca ancora militarizzati) o da ufficiali dei carabinieri come Nicolò Bozzo, che per primo nella seconda metà degli anni Novanta mise il giudice istruttore Rosario Priore sull'avviso che la sera del 27 giugno 1980, all'opposto di quanto sostenuto dai militari francesi, la sera del 27 giugno 1980 l'attività di volo nella base aerea di Solenzara, in Corsica, era addirittura febbrile, un frenetico decollo di aerei da combattimento Mirage. Affermazione che il generale Bozzo ripeté il 21 gennaio del 1998 alla Commissione stragi del Parlamento italiano e il 4 ottobre del 2001 al processo su Ustica.[2]
E poi? Ancora niente.
Note
[2] AV0009 | Archivio audiovisivo dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica | Una città per gli archivi (cittadegliarchivi.it)
[3] Michele Ruggiero, Nei secoli fedele allo Stato, Genova, 2006, p. 249
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