Usa: il valore dell'immigrazione e la demagogia di "The Donald"
- Maria Luisa Coppo
- 2 giorni fa
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Aggiornamento: 1 giorno fa
di Maria Luisa Coppo

Da New York. Una visita al Museo dell'immigrazione a Ellis Island in New York è per noi italiani, che tanto abbiamo contribuito ad accrescere la popolazione degli USA, un dovere morale. L'ho visitato con una conoscente giovane attivista, che ho saputo casualmente essere a New York negli stessi giorni.
Siamo tutti emigranti, figli, nipoti, discendenti di migranti. Altrimenti staremmo tutti in Africa. Concordiamo insieme. Faremmo parte dei primitivi contemporanei, che, per ragioni storiche e geografiche, non sono entrati in contatto con altri popoli. La cartolina di oggi riguarda l'atteggiamento che si ha verso i nuovi migranti.
Rappresenta la difficoltà di riconoscere nei nuovi arrivati lo stesso background culturale, sociale, la stessa storia e lo stesso anelito ad una vita dignitosa.
L'amica racconta la sua perplessità quando ha saputo che parenti emigrati in USA nei decenni scorsi provenienti dell'Albania hanno votato per Trump. C'è chi ce l'ha fatta e, in qualche modo, teme di perdere il benessere raggiunto e vede in chi ha acquisito grandi ricchezze un esempio da seguire, un mito da imitare. E nei nuovi immigrati il pericolo di perdere i benefici conquistati con fatica, la paura di essere identificati con loro, il timore di non trovare riconoscimento, di ridiventare massa anonima da mantenere subalterna. Storia antica che ha colpito anche noi italiani con gli immigrati delle generazioni successive a quella della grande migrazione degli anni Cinquanta, in particolare quando la competizione sul mercato del lavoro si è giocata al ribasso.
Per l'amica giovane l'emigrazione ha rappresentato l'opportunità di studiare. "Emigrazione vuol dire aver avuto la possibilità di studiare cinque lingue, aver assorbito due culture, avere due case, avere più piatti da portare in tavola, un po’ albanesi e po’ italiani. Emigrazione per me ad oggi vuol dire emancipazione, vuol dire avere la mente aperta e vuol dire tutto il bene ricevuto in questo Paese grazie a persone che mi hanno guardata e presa a braccetto e trattata come una loro pari e non come qualcuno da contemplare con pietà."

"La seconda cartolina" (prendo spunto dal titolino della prima pagina de La Porta di vetro che presenta le mie piccole cronache) riporta materiale del Ku Klux Klan, questo movimento costituito da tanti gruppi, che si è sviluppato in USA nella seconda parte dell'Ottocento. I membri si sono sempre più identificati in idee nazionaliste, anti-immigrazioniste, suprematiste bianche, xenofobe e discriminatorie. I loro slogan sembrano essere stati ripresi pari pari oggi in chi utilizza le stesse idee per propaganda.
Ma ciò non deve stupire. Numerosi studi hanno dimostrato che nel corso dei secoli il KKK - lo ricordiamo, una società segreta razzista nata durante la Guerra di secessione americana (1865) - ha conservato con estrema pervicacia la sua "ragione sociale" che si fonda sul razzismo e sull'odio per gli stranieri e i diversi, cavalcando le tensioni sociali che in più periodi hanno caratterizzato la storia degli Stati Uniti, e si concretizza alimentando tra la gente la rabbia e il timore che persone sbagliate si stiano impadronendo del Paese. Una delle parole d'ordine, se guardiamo retrospettivamente l'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 dei seguaci di Donald Trump.

Da una cittadina nei pressi di San Francisco, spedisco la terza cartolina, che descrive una manifestazione di oltre mille persone davanti alla concessionaria Tesla, di cui ripropongo più immagini, perché mi sembra significativo illustrare la scarsa empatia che riscuote il sodale principe di The Donald.
In effetti, la protesta contro Elon Musk non si attenua e, forse, ha preso in contropiede lo stesso Donald Trump, ammesso che non ne sia contento, perché la volubilità del presidente, come è noto, sta per diventare "patrimonio dell'umanità...".



Significativi i cartelli: "L'odio non farà grande l'America ." "Una offesa ad una persona è una offesa a tutte." "Non ho parole" dice la Statua della Libertà. "Musk uccide la ricerca sul cancro." "Giù le mani dalla previdenza sociale". E' tutto dall'America che resiste.
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