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Una scomunica in solitudine: Viganò isolato anche a destra

di Luca Rolandi


Alla fine, la decisione più dura e che pare oggi più un tempo fuori dalla storia è arrivata. Monsignor Carlo Maria Viganò è stato scomunicato per scisma dall'ex Sant'Uffizio. Lui però non arretra di un millimetro e continua a celebrare messa nell'eremo di Viterbo, dove sorge la sua fondazione Exsurge Domine. L'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, via X fa sapere: "Come tutti i primi sabati del mese, oggi offro il Santo Sacrificio della Messa secondo le intenzioni degli amici e benefattori della Fondazione Exsurge Domine e di tutti coloro che mi hanno espresso la loro vicinanza spirituale e materiale in questi frangenti". La risposta di Monsignor Viganò, che il Sant'Uffizio nel decreto di scomunica ha messo in guardia dal rischio di spretamento, non si è fatta attendere. E il prelato ha risposto senza rassegnazione ma tirando dritto sulla sua strada: "Invito tutti ad unirsi a me nella fiduciosa preghiera al Cuore Immacolato di Maria, affinché il Signore conceda alla Santa Chiesa di trionfare ancora sui suoi nemici che oggi la eclissano e usurpano la sua sacra autorità".


Decisivo il mancato riconoscimento dell'autorità di Papa Bergoglio

L’ultraottantenne Viganò, che fece carriera durante i pontificati di Wojtyla e Ratzinger, dai quali fu nominato prima segretario generale del Governatorato vaticano (qui denuncia una serie di crack finanziari, facendo infuriare il cardinale segretario di Stato Bertone), successivamente ambasciatore a Washington, resta sulla sua posizione. Certo con l’elezione di Bergoglio le cose sono peggiorate, tanto che Viganò è diventato punto di riferimento della galassia ultratradizionalista. Ora, tuttavia, Viganò appare in difficoltà anche nei rapporti con la destra cattolica e tradizionalisti: i lefebrviani – la fraternità sacerdotale San Pio X fondata dal vescovo anticonciliare Marcel François Lefebvre (1905-1991), un modello per il presule scominicato – hanno preso le distanze dall’ex nunzio, non condividendo la sua dichiarazione di “sedevacantismo”, ovvero l’illegittimità formale e sostanziale dell’elezione papale di Bergoglio. Peraltro questa volta, a differenza del vescovo di Ecône, in Svizzera, la scomunica a mons. Viganò non è arrivata per aver consacrato nuovi vescovi, ma per non riconoscere l’autorità di Papa Francesco e il magistero del Concilio Vaticano II.

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