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Piera Egidi Bouchard

Un libro per voi: "Viaggio nella storia della cultura a Torino"

Aggiornamento: 26 mar 2023

di Piera Egidi Bouchard


Oggi, lunedì 16 gennaio, alle 17,30, sarà presentato al Centro studi Piero Gobetti in via Fabro 6 a Torino l'ultimo libro di Pietro Polito* Viaggio nella storia della cultura a Torino-Bibliografia degli scritti (1975-2020) a cura di Pina Impagliazzo (Raineri Vivaldelli, Torino 2022). Ne discuteranno con l'autore Claudia Bianco, Dario Del Pero, Antonio Maria La Porta e Francesco Sunil Sbalchiero.



È questo appunto un ”viaggio” che Pietro Polito ci offre, tra eventi e soprattutto incontri: “I fatti ‘piccoli’ riguardano la mia persona, quelli ‘grandi’- scrive - concernono alcune personalità che ho avuto modo di frequentare, conoscere, fino a diventarne, in modo diverso e in varia misura, amico, collaborando con loro, entrando a far parte del loro mondo, avendo una piccola parte al loro fianco. ” E avverte: “Le pagine che seguono si muovono tra memoria e storia, testimonianza e analisi, riflessione personale e ricostruzione oggettiva”, rassicurando, pur nella consapevolezza di quel “pizzico di vanità che alberga nell’animo di ciascuno”, “che il mio principale intento è quello di restituire ciò che ho ricevuto.”


Da Ischia alla capitale sabauda

E infatti molto ha potuto ricevere, l’autore, attuale direttore del Centro Gobetti, approdando dalla sua “isola natia”, Ischia, a Torino nel 1975, per iscriversi con una borsa di studio alla Facoltà di Lettere e Filosofia dove si laureerà, in Filosofia della politica, sul tema Gobetti e Marx, incontrando grandi studiosi di quegli anni nelle varie discipline, e soprattutto Norberto Bobbio, il suo Maestro.

Il rapporto con Torino all’inizio non è stato facile - osserva - però “il carattere un po’ chiuso dell‘isolano presenta non poche affinità con quello un po’ distaccato del torinese” e poi Torino è quella con la sua storia e la sua cultura “di cui Bobbio ha raccontato gli anni, da Piero Gobetti a Cesare Pavese, in Trent’anni di storia della cultura a Torino (1920-1950) e di cui dopo di lui si sono occupati storici tra cui Angelo d’Orsi, Gianni Oliva e Giovanni Tesio”. Quindi "a poco a poco Torino è diventata per me un luogo dell’anima, accanto a quelli della giovinezza e della prima formazione. Come Piero Gobetti diceva del Piemonte all’inizio di ‘Risorgimento senza eroi’, è un ‘centro di osservazione‘ che ‘permette di vedere lontano’. Questa Torino è uno spazio creativo, aperto, solidale, con una vocazione europea e internazionale. Il luogo ideale in cui vivere la propria vita".

L’itinerario insolito che Polito si propone per ricostruire eventi e persone è quello della bibliografia dei propri scritti, composta di ben 499 schede, della cui vastità si stupisce persino lui, pubblicate nella seconda parte del volume, a cura di Pina Impagliazzo, e conservate negli anni “da buon archivista di me stesso”. “Ma non so concepire la mia vita in altro modo – confessa - leggere, documentarsi, scrivere. Se non scrivo non mi sento (a volte) felice".


I Maestri Bobbio e Capitini

Studioso di filosofia, scrittore, archivista, bibliografo: (“Più che una passione – afferma – la bibliografia è una vera e propria mania. Infatti ogni mio studio nasce da una ricerca bibliografica, che in numerosi casi diventa uno strumento da offrire in appendice ai lettori.”) Ma anche storico delle idee, in particolare del Novecento, e autore di saggi su Piero e Ada Gobetti, Aldo Capitini, Norberto Bobbio, Guido Dorso, Silvio Trentin, Umberto Campagnolo, Andrea Caffi, Danilo Dolci, oltre a studi sulla pace, la nonviolenza e l’obiezione di coscienza.

Un’altra predilezione dell’autore è la biblioteca "il luogo dove ho passato forse la maggior parte di tempo della mia vita”, e ricorda come “le mie giornate, per un periodo non breve, si sono divise tra la biblioteca privata di Bobbio in via Sacchi 66 e la biblioteca pubblica del Centro Gobetti in via Fabro 6". E non è un caso che nel sito del Centro Gobetti appaia la fotografia di fitti scaffali di libri! Ma poi c’è la Biblioteca Civica Centrale, e il Polo del ‘900, e infine le librerie , anch’esse “luogo ideale per fare amicizia”, per cui Polito si dipinge “anche un po’ un libraio”, e inoltre “ intervistatore”, pur se preferisce considerarsi “conversatore” – precisa - “perché l ‘amore per il dialogo e la discussione fanno parte della mia indole”.


La centralità del Centro Gobetti

Ma si definisce infine anche “curatore”, mestiere appreso – ricorda – “sulle opere di Norberto Bobbio, che generosamente ha accolto negli anni le mie numerose proposte di edizione dei suoi scritti. “E infine tuttora interpreta, nella direzione del Centro Gobetti, il ruolo di “organizzatore della cultura”, attività che, ”se si ha come modello la ‘passione libertaria‘ di Gobetti, certo non può essere svolto con passione impiegatizia (...). Senza il Centro Gobetti la mia vita pubblica, ma direi anche quella privata, non avrebbero avuto e non avrebbero lo stesso senso.”

Infine un altro luogo è stato determinante nella sua formazione e nelle sue scelte, ricco di incontri e di persone significative, ed è il Centro Sereno Regis, che “è stato ed è la sede del mio impegno pacifista e nonviolento”. Con Bobbio, l’altro punto di rifermento costante è infatti Aldo Capitini “a cui sono arrivato attraverso l’obiezione di coscienza, quindi per via militante”, e annota "l’ideologia, se così si può dire, a cui ho dedicato la maggior parte del mio tempo speso nello studio è il pacifismo".

Tra i due grandi ispiratori, Bobbio e Capitini, nel solco di Piero ed Ada Gobetti, esplode un florilegio di persone - donne e uomini - dei più vari ambiti: storici, filosofi, letterati, partigiani, giornalisti, operatori di cultura, studiosi del diritto, testimoni, che intessono l’ossatura di quella straordinaria ricchezza - forse unica - a costituire la particolarità della storia e della cultura torinese: “Sono le persone significative che ho incontrato o nei miei studi o nella mia vita, oppure sia nei miei studi sia nella mia vita. - conclude – “Appartengono in prevalenza a un laicismo aperto al senso del mistero (la maggior parte) oppure a un cristianesimo aperto al laicismo, e in vario modo pensano che, quando è in gioco un valore, l’etica della convinzione prevalga su quella del risultato. La mia propensione è sempre andata a coloro che hanno affermato il primato della coscienza che risponde in definitiva non all’autorità ma alla verità, che è più grande delle nostre certezze".


*Pietro Polito dirige il Centro Studi Piero Gobetti ed è curatore dell’archivio Noberto Bobbio, del quale ha curato Eravamo ridiventati uomini (2015), importante raccolta di scritti sulla Resistenza. È autore di saggi su Piero e Ada Gobetti, Aldo Capitini, Danilo Dolci. Tra le sue pubblicazioni La sinistra che non c’è (2011), Elogio dell’obiezione di coscienza (2013), Il dovere di non collaborare. Storie e idee dalla Resistenza alla nonviolenza (2017).

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