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Beppe Borgogno

Un libro per voi. "Soffia il sogno", la Festa nazionale de l'Unità 1981

di Beppe Borgogno


Domani, mercoledì 4 dicembre, sarà presentato alle 18, presso il Centro d'Incontro Comala, in corso Ferrucci 65, il libro "Soffia il sogno" di Gianni Ubaldo Canale, ovvero, "il dietro le quinte e le premesse di una manifestazione di grande successo popolare del Festival nazionale de l'Unità che ebbe luogo a Torino dal 5 al 20 settembre.


Qualcuno ricorda il 1981, e l’Italia di quegli anni? Il 1981 è l’inizio dell’era di Ronald Reagan negli Stati Uniti e del neoliberismo in Occidente. E’ l’anno in cui inizia la ribellione contro il regime polacco: il dissenso di massa, i giorni di Danzica e del sindacato Solidarnosc, gli scioperi operai e gli appelli dell'elettricista Lech Walesa capaci di elettrizzare il mondo intero, gli interventi del Vaticano con il papa polacco Wojtyla, passi decisivi verso la dissoluzione dei regimi dell’Est e infine, al termine degli anni ’80, dell’Unione Sovietica. Ma è anche l’anno in cui si formano le premesse di  una rinnovata energia dell’Europa, che riceverà una spinta dall’elezione, proprio nel 1981, di François Mitterrand a Presidente della Repubblica francese che diede il via alla stagione di importanti nazionalizzazioni dell'economia.

Anni complessi e travagliati, si vedrà poi. E’ così anche in Italia. Da un lato, gli effetti di una ristrutturazione industriale allora definita “selvaggia”, il cui simbolo è la vertenza Fiat del 1980, che ha come epicentro Torino con i 35 giorni di sciopero, terminati con migliaia di lavoratori in cassa integrazione, ma anche con la cosiddetta "Marcia dei 40mila"; dall’altro, ci sono scenari economici a rischio con l’inflazione a due cifre (nel 1980 si raggiunge la percentuale media più alta dal dopoguerra con il 21,2 per cento), con il terrorismo non ancora sconfitto, la presenza di una mafia sempre più invadente e la “scoperta” della P2 del Venerabile Licio Gelli, i cui atti delle inchieste giudiziarie sono trasferiti da Milano e Roma su disposizione della Cassazione.

In quell'Italia in cui si discute di “emergenza democratica”, il Partito Comunista Italiano si sente investito della straordinaria responsabilità che tocca ad una forza fondamentale della democrazia italiana, a cui spetta il compito di costruire un’alternativa per il paese.

In quei mesi l'allora segretario generale Enrico Berlinguer scrive alcune delle pagine più importanti del PCI nella direzione di una moderna forza di sinistra e di governo: lo “strappo” definitivo dall’Unione Sovietica dopo i fatti polacchi, e poi la sua analisi sulla crisi italiana e sull’arretratezza della nostra democrazia, cioè la denuncia di un’autentica e pervasiva “questione morale” nel nostro Paese.

Ed è in questo contesto di cui si sente tutta la complessità, ma in cui si intravvedono grandi sfide, che si svolge la Festa Nazionale de L’Unità del 1981, a Torino.

Gianni Ubaldo Canale, in questo libro, affida la Festa al racconto di 37 testimoni, che ne furono protagonisti a vario titolo. Dalle loro testimonianze emerge un quadro vivo ed anche emozionante non solo di quell’evento, ma di quegli anni: dell’Italia, di Torino, della politica, della passione e dell’impegno civico e politico del tempo.

Un lavoro, quello di Canale, che permette però anche di focalizzare, attraverso le parole, alcuni elementi di grande interesse.

Un anno dopo la sconfitta alla FIAT, il Partito Comunista, in particolare quello torinese, dimostra di voler affrontare a viso aperto l’innovazione tecnologica e dei processi produttivi, perché considera questa sfida essenziale per il futuro, anche  oltre alla semplice logica dei ruoli e dei rapporti di forza consolidati: una parte molto ricca del programma è dedicata infatti proprio a questi temi, ed è una riflessione che coinvolge la fetta più importante della classe dirigente economica e sindacale italiana. Tutto il programma e l’autorevolezza dei partecipanti, in realtà, dimostrano quanto, in quegli anni, il PCI fosse un interlocutore per tutte le realtà politiche, sociali ed economiche del paese: una grande risorsa della democrazia, riconosciuta tale anche dagli avversari.

Quella del 1981, definita negli anni successivi “la festa più bella”, smette di essere una semplice kermesse di partito per diventare qualcosa di diverso: un grande media e non un mero strumento di propaganda, un luogo aperto di confronto, una sede in cui combinare con efficacia il meglio della cultura, dell’arte, dello spettacolo (non solo italiani) insieme con la politica, per offrire ai visitatori anche una immagine selezionata della parte migliore del paese, con cui si vuole dialogare, ma che si vuole anche rappresentare.

Anche la scelta del luogo non fu casuale: fu “restituita” alla città, valorizzandola dopo tanto abbandono, l’area che era stata dedicata vent’anni prima alla festa per il Centenario dell’ Unità d’Italia, il grande parco di Italia ’61. Lì nacque, grazie al lavoro volontario di centinaia di militanti, impegnati per mesi anche prima dello svolgimento della Festa, un grande villaggio progettato con cura per offrire l’immagine razionale ed inclusiva di una sorta di “città futura”, persino con qualche tratto di eleganza e di azzardo architettonico, anch’esse in discontinuità con l’immagine tradizionale, fino all’ appuntamento di Torino, delle Feste de l’Unità.

@Archivio Fondazione Gramsci onlus

La Festa si aprì con il discorso di Nilde Jotti, che parlò della pace e del disarmo, grandi temi degli anni a venire. E si concluse con un grande comizio di Enrico Berlinguer - che sempre a Torino era stato protagonista dal palco della Festa nazionale svoltasi nel 1971, nella foto a lato - seguito da un’impressionante quantità di persone in una grande area a ridosso di Italia ’61, anch’essa “restituita” alla città.

Tutto questo, e tanti aneddoti emozionanti e divertenti, lo troviamo nel racconto dei 37 testimoni: il ricordo di un evento molto importante per Torino e non solo.

Scorrendo le testimonianze, appaiono anche tante persone che non ci sono più. Tra tutte, merita un ricordo Giuseppe Garelli, il vero costruttore di quella e di tante altre Feste: un uomo mite e straordinario, infaticabile ed appassionato, davvero indimenticabile.


Gianni Ubaldo Canale, Soffia il sogno- Festa Nazionale de L’Unità 1981 - Voci dal grande evento di Torino, Edizioni MILLE

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