Un libro per voi: "Lungo il mare" di Andrea Ferrari
- Beppe Borgogno
- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 3 min
a cura di Beppe Borgogno

Lungo il mare è il primo romanzo di Andrea Ferrari, noto e affermato fotografo torinese. E’ un romanzo che parla di vita e di sentimenti: argomenti sovente abusati, particolarmente difficili se chi scrive non sa trattarli con la cura ed il garbo di cui hanno bisogno, e tenerli lontani dalla retorica. Andrea Ferrari ci riesce, a cominciare dai due protagonisti della storia.
Mariano e Alberto sono due uomini non più giovani: Mariano sta per finire l’ultimo giorno di lavoro nel suo negozio di barbiere, e ha deciso di far coincidere il primo giorno della pensione con una vacanza al mare, da solo e per la prima volta senza Luisa, la moglie amatissima, con cui ha diviso tutto e di cui è vedovo da due anni. Alberto è un uomo di successo, un imprenditore che si sta via via staccando dal suo lavoro: un lavoro che gli ha dato molto, ma molto gli ha anche tolto, a cominciare dal rapporto con i suoi figli. La vacanza lungo il mare della Liguria gli serve per ritrovare i luoghi e le atmosfere di un tempo, forse il più intenso della sua vita, in cui è stato felice, accanto a Paola, brillante traduttrice di libri importanti, da cui poi si è allontanato.
L’incontro tra Mariano ed Alberto è assolutamente casuale, in un albergo della Riviera Ligure. E’ l’incontro tra due uomini che ora temono il loro futuro, il rischio della solitudine e la paura del vuoto che può aprirsi loro di fronte.
All’inizio è solo un dialogo figlio della reciproca curiosità, che poi diventa un confronto, quindi un viaggio ed un’avventura ricca di episodi importanti. Infine, la rivelazione di qualcosa di nuovo per entrambi, all’inizio così diversi ma in fondo alla ricerca di qualcosa di simile. Ma ogni vacanza, ed ogni viaggio, finiscono. L’ultimo giorno della loro vacanza sarà quello dell’incontro con Paola, a lungo desiderato da Alberto, ma in qualche modo atteso anche da Mariano, e poi ognuno si riconsegnerà alla propria vita. Solo le ultime pagine ci diranno se, e come, saranno riusciti a riempire quel vuoto di cui entrambi avevano così tanto timore.
“Lungo il mare” è una storia semplice ma estremamente ricca. E’ una storia scritta da un fotografo, e forse vista ed immaginata con gli occhi del fotografo. Il racconto dei luoghi e dei personaggi è sempre nitido e perfettamente “a fuoco”, la scrittura è essenziale ma attenta a farci percepire il colore e l’emozione che accompagnano lo sviluppo della storia, che procede attraverso una struttura che somiglia ad una sequenza di inquadrature immaginarie, che rendono forse più diretta la riflessione ed il racconto sulla vita e sui sentimenti. Andrea Ferrari, durante una recente presentazione del suo romanzo, lo ha descritto dicendo che parla, tra l’altro, della “delicatezza dei rapporti umani”: non c’è dubbio, è così. Ma ha anche detto che gli sarebbe piaciuto essere nella testa di chi legge, per capire quali altri caratteri ognuno avrebbe potuto cogliere dalla lettura. Proviamo a dargli una risposta.
Innanzitutto è una storia ricca di gentilezza, anche nel senso di empatia e di capacità di accogliere, e di pudore: gentilezza nel rapporto tra i protagonisti, verso le persone che incontrano, i luoghi che frequentano e le situazioni con cui vengono in contatto; pudore, perché ogni dialogo intimo deve vincere il pudore ma contemporaneamente non può farne a meno. Non sono tratti banali del racconto: se ci pensiamo bene, gentilezza e pudore sono due ingredienti che appaiono sempre meno disponibili, a partire dalla scena pubblica, comprese quella internazionale, di cui siamo quotidianamente spettatori. Sono qualità a cui dovremmo tutti un po’ rieducarci.
Ma “Lungo il mare” ci parla anche di speranza e voglia di mettersi in gioco, perché quella paura sottile che avvolge Mariano ed Alberto a quel punto della loro vita, come accade anche a tanti altri, non si può vincere senza provare ad accettare l’ennesima sfida che la vita propone, ed anche in fondo l’ennesimo sogno. E’ una storia che ci dice che c’è ancora tempo, e che forse questo tempo non deve fare paura. Anche per questo fa venire in mente una canzone, “C’è tempo”, del cantautore genovese Ivano Fossati, che si conclude dicendo che la vita è “un tempo sognato che bisognava sognare”.
La stessa cosa che, in qualche modo, ci racconta anche il romanzo di Andrea Ferrari.
Condivido pienamente il commento di Beppe Borgogno sul romanzo di Andrea Ferrari e me ne dichiaro ammirato.
Tento di dare il mio apporto.
"Vita e sentimenti". Termini che mi hanno attratto e che l'autore maneggia con prudenza, accortezza, rigore mentale e che proietta verso chi legge delineando tratti delicati.
Oserei affermare che riesce pienamente a dissolvere lacci e laccioli che, purtroppo e di frequente, in altri scritti, ne frenano candore e semplicità.
La fantasia che l'autore elargisce rappresenta un felice complemento al nocciolo di tutto il contesto: protagonisti, emozioni, sensazioni, speranze, timori, ricordi, certezze, rimpianti, riflessioni.
Dunque, Andrea riesce ad affastellare splendidamente una concatenazione di cause ed effetti che scandisce quasi sempre il pensiero che ci attraversa.
E lo fa…