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Piera Egidi Bouchard

Un libro per voi: "Liberi di credere. Interviste a protagonisti sulle strade di Dio"

di Piera Egidi Bouchard


Molto complesso rendere il percorso di questo libro, un dialogo con uomini e donne di fede e di opere, di cultura, di meditazione e di poesia: diciotto voci di “anime che si sono inerpicate lungo i giorni nel mondo sperando contro ogni speranza”– constata nella sua prefazione l ‘autore, Bruno Quaranta, giornalista, critico letterario, curatore dell’opera omnia di Giovanni Arpino, saggista in particolare di un suo recente libro “Le nevi di Gobetti” – : “Spiriti salvificamente inquieti, il cardinale e l’eremita, il regista e il monaco, il pastore valdese e il parroco degli anarchici, il lettore di Pascal e l’esegeta dell’Apocalisse, il giornalista e il Giusto fra le Nazioni. (...) Uomini e donne che intendono la vita come un affare di coscienza (...) figure così incardinate nel mondo, ma dal mondo non invase. “Interviste che rappresentano certo, nelle domande poste e nei commenti, una ricerca spirituale dell’autore, pubblicate in un ventennio dagli anni ‘90 del Novecento al 2020 su “la Stampa”, ed ora raccolte in questo libro.[1] Si ritrovano tanti autori citati più volte in passaggi diversi da personaggi diversi: Agostino, Leopardi, Montale, soprattutto Pascal e Manzoni , oltre alla Bibbia, nelle scritture ebraiche e cristane: Isaia, Geremia,l ‘apostolo Paolo, anche se poi ogni personaggio ha le sue predilizioni e la sua biblioteca. E ci sono personaggi più noti e meno noti, tra cui monsignor Bettazzi, di cui oggi, 18 luglio, si officiano i funerali nel Duomo di Ivrea.

Tra le donne, ad esempio, Anna Maria Cànopi (1931-2019), fondatrice di un monastero benedettino di clausura sul lago d’Orta, scrittrice e poeta- a cui Giovanni Paolo II affidò la composizione della Via Crucis, per il Venerdì santo del 1993 – oltre a molti pensatori e poeti citati, ricorda le mistiche: Gertrude, Ildegarda, Teresa , ed Edith Stein, a cui dedicò una lettera.

Poi la teologa Adriana Zarri (1919-2010), autrice di tante battaglie anche su temi di attualità, con libri e articoli, che dice: “E’ la laicità a misurare la credibilità della Chiesa. E’ invece, così ecclesiastica...”, e illustra Gesù come modello di laicità, per il suo essere tra gli umani nel mondo.

E Suor Giuliana Galli (1935), tutta impegnata nella prassi, come direttrice per vent’anni della “Piccola casa della Divina Provvidenza” fondata dal presbitero Giuseppe Cottolengo a Torino, e successivamente nominata nel 2008 – cosa inedita - nel consiglio di amministrazione della Compagnia di San Paolo. Quello su cui ritorna è il tema dell’incarnazione nel prologo del Vangelo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”: “La carne comune a tutti, assicurazione di dignità a qualsiasi individuo: (...) non ebreo, non omosessuale, non musulmano.”

Riguardo alla laicità, per esempio, c’è l’impegno del sopra ricordato monsignor Luigi Bettazzi aperto a tante battaglie e intervistato qui più volte, che dice di sé: “Io mi considero vescovo e laico” e si presenta a papa Francesco: “Sono un superstite del Concilio”, e citando quest’ultimo afferma: “La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio. ”Si ricorda la sua importante Lettera a Berlinguer, nel 1976, che gli valse tante polemiche, e soprattutto il suo inesausto impegno per la pace: fu presidente nazionale e internazionale di Pax Christi. Impegno attualissimo, sulle sue parole e scelte dobbiamo meditare anche oggi.

O il padre servita Camillo De Piaz, “gemello di padre Turoldo, ancorato, àncora salvifica a quella stagione” – osserva l’intervistatore - : “Se mi si toglie la Resistenza, mi si cancella.”

E anche don Francesco Fuschini, il parroco degli anarchici, dei “senza Dio e senza Re”, che di loro dice: ”Libertà e onestà, ecco le bandiere che onoravano”.

A sua volta Raniero La Valle (1931), tuttora presente nel dibattito pubblico, soprattutto sui temi della pace, giornalista, direttore de “L’Avvenire d’Italia”, per il quale fu cronista del Concilio, poi parlamentare della Sinistra Indipendente, che rivendica la dignità della politica come “ricerca del bene comune”, e del Concilio afferma: “Il disegno di salvezza abbraccia gli ebrei, i musulmani, quanti altri riconoscono il Creatore, alligna nella coscienza di ciascun uomo.”

E c’è chi, come Arturo Paoli (1912-2015), professore di liceo, missionario in America Latina, è stato impegnato “tra i poveri, con i poveri, per i poveri, ispirando la teologia della liberazione” - che cita Geremia: “Mi hai sedotto, Signore, ed io mi son lasciato sedurre” - e non esita a condannare (2010) i politici ecclesiastici, i nuovi cardinali italiani che “hanno dato scandalo. Avevano appena giurato di esaltare, di nobilitare la Chiesa, e già sedevano a pranzo con l’attuale presidente del Consiglio, una figura indegna, nella dimensione privata come in quella pubblica".

Poi ci sono gli intellettuali, come Carlo Carena (1925), traduttore di Pascal (“I Pensieri, un’impresa di sei anni. Ma ‘ruminata’ in mezzo secolo e più.” Oltre alla “scommessa”, riflette “ su l’ulteriore sommo pensiero, che ruota intorno al divertissement, lo stordimento di sè, una riflessione tanto più attuale (...) L’uomo è palesemente fatto per pensare. Tutta la sua dignità, tutto il suo pregio,tutto il suo dovere è di pensare bene. Ebbene, a cosa pensa il mondo?”

O il teologo del Giudaismo Paolo De Benedetti, che dice di sé di essere “un marrano, in realtà, sospeso tra fedeltà ebraiche e convinzioni cristiane, egualmente irrinunciabili”, che riflette sulla Shoah “il dolore dei dolori”, su Dio “dilaniato da Auschwitz, il groviglio di terrifiche ipotesi che ha acceso è tuttora inestricato: sapeva e poteva? sapeva e non poteva? non sapeva e non poteva? Dio muto, che nasconde il volto, che si ritrae, che si restringe in sé, che si esilia, lasciando l’uomo attonito, sconvolto, financo disperato.”

E un regista, come Ermanno Olmi (1931- 2018), che dedica il suo ultimo film “Sono uno di voi” al cardinale Martini, che conosce e di cui lo colpisce il fatto che “Ascoltava, una disposizione così rara.” E che lo invita a partecipare alla Cattedra dei non credenti “perché “in ogni uomo c’è un credente e un non credente. Come non rispecchiarsi in ciò?(...) Martini che esce dalla Chiesa come luogo sacro e va nel mondo”.

Di Martini dice un altro teologo, il gesuita padre Bartolomeo Sorge (1929-2020): “Sognava una chiesa giovane, vicina ai poveri, libera dal potere, attenta alle donne. Il suo non era un sogno, ma una profezia, che si sta avverando con Francesco”. Fra i maggiori esperti della dottrina sociale della Chiesa, direttore di “Civiltà Cattolica”, poi fondatore a Palermo dell’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe, a lui si devono tante battaglie contro la mafia: “La diplomazia ha non di rado preso il sopravvento sulla profezia, uccidendola. Occorre ritrovare il coraggio, la parresìa della denuncia – dice - non si svende la testimonianza per un piatto di lenticchie.”

E la “visione” di Carlo Maria Martini (1927-2012), la sua fede piena di forza si rivela anche nella sua intervista del ‘93, quando, a proposito del tema della corruzione imperante, dice, riferendosi all’amato Manzoni de I Promessi Sposi : “Oggi come nel Seicento l’anima del popolo è sana. Di qui la certezza che nulla è perduto, che ricostruire è possibile.”

Visione non diversa da quella del pastore Giorgio Bouchard (1929- 2020), moderatore della Tavola valdese, per cui firmò nel 1984 la storica Intesa con lo Stato italiano che vedeva per la prima volta, dopo secoli di persecuzioni e discriminazioni, il reciproco riconoscimento, in attuazione dell’art.8 della Costituzione, aprendo così la strada alle altre intese con le minoranze (tra cui l’ebraismo, chiese cristiane e comunità religiose). Anche lui sogna, citando l’amato scrittore Jahier “un Paese morale”, e ricorda tra i suoi teologi Barth, Bonhoeffer (“Non ne condivido, però, la critica radicale alla Rivoluzione francese”), Calvino, certamente Lutero, e come suo filosofo Hegel, “La Storia come storia di libertà”. Se la cristologia è al centro del cristianesimo, la Chiesa cattolica – osserva “pone un ostacolo non lieve, mettendo sé stessa al centro. ”Eppure fu aperto all’ecumenismo, e si laureò con padre Michele Pellegrino: “Mi colpì la sua apertura: citava lo storico Harnack, era in rapporto col teologo Cullmann coltivava gli studi biblici con alcuni valdesi.”

Di Pellegrino fu allievo (e poi successore sulla cattedra) anche Eugenio Corsini (1924-2018) autore tra l’altro di una famosa e dibattuto saggio sull’Apocalisse, a proposito del quale dice Bouchard - per tutta la vita amico con lui e l’ altro allievo, Giorgio Bàrberi Squarotti - “Rammento un confronto pubblico con Corsini, in diverse fasi. Via via il pubblico cresceva. Risaltava così un valore: che la Bibbia poteva essere oggetto di discussione. E’ il versante positivo della secolarizzazione sempre minacciante.” E di Pellegrino Corsini ricorda: “Maestro di libertà. La libertà che è al fondo del pensiero greco-romano. La libertà per cui combatterono i martiri che il professore studiò.” E “sulla contestata mia interpretazione dell’Apocalisse, Pellegrino mi confortò con il suo imprimatur: ‘Sarei orgoglioso se il mio nome venisse associato alla tua opera.’ “

La libera ricerca è fondamentale anche nelle considerazioni del cardinale e notissimo biblista, Gianfranco Ravasi (1942), in due diverse interviste, che osserva: “Vi è un equilibrio da cercare. Tra la verità oggettiva, un dato di fede, e l’incarnazione della verità. La verità è assoluta, ma non del tutto. La verità è relativa: a me, non in sé. Il supremo tribunale è la coscienza, come afferma il Concilio, come si rammenta nella medesima Humanae vitae.

E il tema della libertà è al centro anche dell’ intervista a Walter Kasper (1933), cardinale e teologo tedesco, “specialmente in sintonia con papa Francesco: “La libertà è il dono della libertà di Dio. - dice - Il cristianesimo sospinge, induce a scegliere, non oscilla, non si arena fra il sì e il no. E’ una sicura via alla maturità dell’uomo. (...) Bando ai fondamentalismi e ai legalismi. La verità dev’essere dialogante. Imbalsamarla è umiliarla.”

Fondatore nel 1965 della comunità ecumenica di Bose, di cui è stato priore fino al 2017, Enzo Bianchi (1943), monaco e saggista, ha spesso accolto Kasper, che ha pubblicato tra l’altro un suo libro La sfida della misericordia, per le edizioni Qiqajon di Bose. “Invochiamo l’umiltà verso le altre chiese – sostiene Bianchi- C’è e denunciamo il rischio di una fierezza che degeneri nell’arroganza. Esasperare il confessionalismo sarebbe una sciagura, specie a Est, là dove sono esplose, devastanti, le etnie.” E a sua volta afferma: ”L’unificazione del cuore: ecco di che cosa l’uomo ha bisogno. E di misericordia.”


Note


[1] Bruno Quaranta, Liberi di credere- Interviste a protagonisti sulle strade di Dio, Interlinea, 2023


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