Un libro per voi: "La vegetariana" di Han Kang
a cura di Mariella Fassino
Il premio Nobel per la letteratura quest’anno è stato assegnato alla giovane sudcoreana Han Kang, nata a Gwangiu nel 1970. La curiosità per questo premio ha spinto migliaia di lettori ad acquistare i suoi libri per capire tra l’altro, quali temi hanno attirato l’attenzione della prestigiosa giuria. In La vegetariana, vincitore anche dell’International Booker Price nel 2016, il corpo è il tema centrale della narrazione.
Il corpo è senza dubbio una moderna ossessione se si pensa a come viene declinato l’interesse che abbiamo per la nostra fisicità. Dalle diete, all’esercizio fisico, dai tatuaggi alla chirurgia estetica, dall’apparire sui social alla rappresentazione della politica attraverso i corpi dei leader, dalla preoccupazione per le malattie alla loro cura e ancora dai modelli estetici proposti nella pubblicità all’immagine di noi che troviamo nello specchio e che non sempre è conforme ai nostri ideali o al nostro bisogno di sentirci sempre giovani.
In La vegetariana il corpo della protagonista è il risultato della sua storia raccontata attraverso lo sguardo dell’altro: il marito, il cognato, la sorella. Yeong-hye, dopo una vita apparentemente grigia fatta di remissione e sottomissione inizia a rifiutare la carne con tenacia e perseveranza in un crescendo che la condurrà a subire le violenze della famiglia nel tentavo di convincerla ad alimentarsi come la tradizione vuole: il manzo, le ostriche, il maiale, il pesce. Le pressioni collettive in cui il sopruso del corpo a corpo per forzare l’alimentazione della giovane prende la forma di una punizione inferta dal gruppo familiare, fanno emergere altre violenze viste e subite nell’infanzia, queste brutalità hanno anche per oggetto gli animali.
I mondi altri, quelli animali e vegetali sono il secondo nucleo di interesse di questo libro, anch’essi di indubbia attualità. Se il mondo animale è anche quello del corpo umano e dall’umano ti puoi aspettare solo violenza, dolore o indifferenza, allora perché non desiderare che il proprio corpo si trasformi in un fiore, un albero, radici e chiome, resine e linfa? Yeong-hye è sempre più attratta dal mondo vegetale in un tentativo di sublimazione del corpo che dovrebbe condurla alla transizione da ossa, visceri, sangue e fluidi immondi a corteccia, rami, foglie, radici, fiori. Ecco allora che il consumo di cibo diventa sempre più selettivo e restrittivo fino all’emaciazione e all’anoressia estrema. Se da una parte la protagonista coltiva un ideale di bellezza e leggerezza che trascende l’umano e che mostra momenti delicati e poetici, dall’altra la pressione della società, che non capisce il suo dramma, diventa sempre più carnale e violenta.
Non ci sarà comprensione per il suo folle percorso di emancipazione da un corpo di dolore. Gli uomini spaventati o temporaneamente attratti a livello erotico, dal suo voler testardamente incarnare il mondo vegetale fuggiranno; solo la sorella rimarrà fino all’ultimo momento, per cercare di non lasciarla scivolare nella metamorfosi vegetale a cui Yeong-hye si sente destinata.
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