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Un libro per voi: la storia di Giacomo Bove, esploratore dimenticato

di Marco Travaglini


Giacomo Bove. Un esploratore e un sentiero tra Verbano e Ossola è il titolo del libro di Pietro Pisano pubblicato, in versione aggiornata e arricchita, dal Magazzeno Storico Verbanese, grazie anche al contributo dell’Associazione Giacomo Bove & Maranzana e della Società Geografica Italiana. In oltre trecento pagine di lavoro documentato, frutto di accurate ricerche e di una passione non comune per la storia e per quest’originalissima figura di esploratore, Pietro Pisano ci restituisce — rivalutandola e risarcendola — la vita intensa e straordinaria di Giacomo Bove. L’autore, appassionato di storia locale e accompagnatore naturalistico, tra gli ideatori e fondatori del Gruppo Escursionisti Val Grande, si conferma uno straordinario indagatore di biografie e storie, e anche in questa disciplinatissima opera dimostra di avere del talento e una spiccata capacità di comunicare i frutti del suo lavoro al lettore, conquistandone l’attenzione e stimolandone la curiosità.

L’esploratore piemontese Giacomo Bove nacque a Maranzana, piccolo paese situato tra Langa e Monferrato astigiano, il 23 aprile 1852. Frequentò l’Accademia Navale a Genova e, poco dopo il diploma, a 21 anni, fu scelto per partecipare in qualità di cartografo ad una missione scientifica in Estremo Oriente sulla corvetta “Governolo”. Al termine della missione, dopo aver studiato anche le correnti marine nello stretto di Messina, venne scelto come unico rappresentante dell’Italia, in qualità di idrografo, per partecipare alla vittoriosa spedizione scandinava (1878–80) del geografo Nordenskiold per la ricerca del fascinoso “passaggio di Nord-Est”, dall’Atlantico al Pacifico, attraverso lo stretto di Bering.

Dopo un breve riposo a Maranzana si dedicò a un progetto tutto italiano per l’esplorazione delle regioni Antartiche. Nel 1881 e nel 1883 esplorò la Patagonia e la Terra del Fuoco fino a capo Horn e ancora il territorio delle Missiones, l’Alto Paranà e il Paraguay, il corso dei fiumi Paranà, Iguazù, Itambè-Guazù. Nel 1885 esplorò in Africa il corso del fiume Congo fino alle cascate di Stanley e in quell’occasione probabilmente contrasse anche la malaria. Morì suicida a Verona nell’agosto del 1887.

Pietro Pisano di questo grande e sfortunato esploratore ricostruisce la vita, le spedizioni antartiche, in Estremo Oriente e in Africa, le amicizie e passaggi sul Verbano. L’incontro di Giacomo Bove con il lago Maggiore avvenne a Intra quando — invitato dalla Sezione del Club alpino del Verbano — tenne una memorabile conferenza il 31 luglio 1880, nell’ambito di un progetto di conferenze che il CAI nazionale aveva indetto in tutta Italia per finanziare il viaggio in Antartide. A causa dei costi, ritenuti eccessivi (600.000 lire dell’epoca, pari a circa 3 milioni di euro attuali), l’iniziativa non ebbe seguito.

Dopo il suo suicidio, che creò grandi polemiche, il Cai verbanese, con un atto di coraggio per quei tempi, gli dedicò il Sentiero Bove, utilizzando i fondi raccolti ai quali aggiunse altre mille lire per il suo completamento. Allo sfortunato esploratore venne così intitolata la prima, più ardita e spettacolare via ferrata d’Italia che si sviluppa sulle creste tra i monti Zeda, Laurasca, Bocchetta di Campo e Marona, tra il Verbano e l’Ossola in uno scenario di rara bellezza, ricco di storia e di leggende. Con questo libro Pietro Pisano, pubblicando documenti inediti e materiale raro, è riuscito a rendere il giusto merito a un personaggio straordinario, ingiustamente scivolato nell’oblio della storia.


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