Un libro per voi: "L'occasione perduta" per la difesa europea
di Vice
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Quantomai mai attuale e di vivo interesse il libro di Dario Durando, ovviamente sulla scia dei dibattiti che si susseguono sulla difesa comune europea, con l'immancabile controcanto di nostalgia per il mancato "esercito europeo".
L'occasione perduta: dalla Comunità Europea di Difesa all'Unione Europea Occidentale, maggio-ottobre 1954, alla sua seconda edizione - interamente rivista, in particolare alla luce della pubblicazione nel maggio 2023 dei documenti diplomatici tedeschi relativi all'anno 1954 - dà così l'opportunità di riflettere in modo sistematico, anche ai non addetti ai lavori, sul progetto della Comunità Europea di Difesa (CED), "miseramente naufragato il 30 agosto 1954 con il voto contrario dell'Assemblée Nazionale francese" al trattato che, ricorda l'autore, sulla falsariga della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), creata due anni prima, "istituiva il nuovo organismo sovranazionale".
L'epilogo non deve autorizzare comunque a pregiudizi sulla genesi del progetto, di sana e robusta costituzione fin dai primi vagiti, nonostante la forte opposizione delle sinistre, in particolare dei comunisti e socialisti in Italia e in Francia (in quest'ultimo paese con il contributo dei gollisti e dei radicali). Né si deve dare eccessivo peso alla storica ambivalenza politica dell'Alleanza Atlantica, cioè degli Stati Uniti, da un lato propensa in quegli anni (la guerra in Corea tra Usa e Cina cessa soltanto nell'estate del 1953) a svolgere un ruolo meno difensivo sullo scacchiere continentale e dall'altro a chiedere un maggiore impegno dei Paesi europei con la minaccia - più o meno come accade oggi - di ritirare le truppe americane. Certo è che il concomitante interesse di Washington a voler ridurre l'influenza francese in Indocina, negando il sostegno nella guerra contro le forze comuniste non concorse, sottolinea Durando, "a spingere i parlamentare di Palais Bourbon verso un voto favorevole alla ratifica".
Non un dettaglio, dunque, ma neppure il cuore del problema se riferito al 1950, quando la proposta era maturata sull'onda emotiva di preoccupazione dei governi occidentali per l'invasione della Corea, ritenuta prodromica ad un analogo intervento armato dell'Unione Sovietica di Stalin in Europa.
Non a caso, nell'arco di quattro anni, dal 1950 al 1954, il progetto CED proseguì spedito con i governi centristi che rintuzzavano nei parlamenti nazionali i dibattiti promossi dalle opposizioni e nelle piazze le agitazioni da cui emergeva la vitalità del movimento pacifista monopolizzato dalle sinistre, forti nel denunciare la politica guerrafondaia nel sud est asiatico perseguita degli Stati Uniti. Infatti, già all'inizio del 1952, si giunse a definire l'entità delle forze dell'esercito europeo (43 divisioni di cui 12 tedesche) e, soprattutto, le modalità della cooperazione con la Nato, e il 26 maggio, alla sottoscrizione a Bonn, capitale della Germania Federale, dei cosiddetti accordi contrattuali fra le potenze occidentali occupanti e la Repubblica tedesca che sancivano anche la fine dello stato di occupazione e il ripristino dei diritti sovrano dello Stato tedesco.
Inoltre si giunse a stabilire che le risorse, spiega ancora Durando, "sarebbero state gestite da una commissione composta da nove membri nominati dai governi, ma indipendenti da essi (due francesi, due italiani, due tedeschi, e uno a testa per i paesi del Benelux) che avrebbe assunto le proprie decisioni a maggioranza assoluta". Accordi precisi, pesati con il bilancino, ma non sufficientemente condivisi per evitare il naufragio e trasformarsi in carta straccia.
Le ragioni sono poche e tante allo stesso tempo, e trovano spazio, secondo una vulgata andata per la maggiore in quegli anni, ma ingiustificata per l'autore, nel mancato impegno dei britannici, quale contrappeso all'influenza tedesca (la Germania Federale sarebbe entrata nella Nato nel 1955, tre anni dopo Grecia e Turchia) sullo sfondo di una perdurante crisi politica della Francia e, nei mesi di vigilia del voto francese, a qualche interferenza dell'Unione sovietica post stalinista.
Infine, all'agonia dell'organismo corrispose la trattativa per la costituzione della UEO, l'Unione europea occidentale che traduceva l'idea di un'organizzazione internazionale regionale di sicurezza militare e cooperazione politica, nata quale "ingegnoso artificio diplomatico" attraverso la modifica del 23 ottobre 1954 del trattato di Bruxelles del 17 marzo 1948 - stipulato tra Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito contro l'ipotesi di un ritorno del militarismo tedesco - ma destinato nei fatti concreti a vegetare "nell'intero arco della sua esistenza" fino alla sua estinzione, il 30 giugno 2011, come annota Durando.
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