Un libro per voi: "Di guerra in guerra, dal 1940 all'Ucraina invasa"
Aggiornamento: 11 lug 2023
di Vice
Storico: è l'aggettivo che con impressionante puntualità apodittica segue o precede qualunque ricostruzione dell'incontro dei Paesi aderenti alla Nato oggi, martedì 11 luglio, e domani a Vilnius, in Lituania. Che lo sia davvero, poco importa, tuttalpiù sarà una questione che tra qualche decennio appassionerà gli storici di professione.
Al presente, lo scenario è dominato dalla necessità di definire con l'ingresso di nuovi Stati la sicurezza militare dei confini europei con la Russia. Quella sicurezza che nelle dichiarazioni ufficiali la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sciorinato davanti alle telecamere con la disinvoltura d'essere di stirpe latina: si vis pacem, para bellum. In sostanza, la sicurezza dell'Occidente non passa dalla diplomazia per la costruzione di una politica di pace, ma unicamente dal rafforzamento della potenza militare per contrastare le mire espansionistiche della Russia, già colpevole di aver aggredito l'Ucraina. Paese quest'ultimo che non fa parte né dell'Unione Europea, né tantomeno della Nato, ma che per bocca del suo presidente Zelensky ne ha chiesto, sempre oggi, l'immediata inclusione perché, ha detto, "è inaudito e assurdo che non ci sia un calendario né per l'invito né per l'adesione dell'Ucraina alla Nato e che si aggiungano strane formulazioni sulle condizioni anche solo per l'invito". Come a dire che non basta più inviare armi, ora l'Occidente deve fare molto di più, deve spingersi oltre perché la soluzione è radicale e si condensa in una sola parola, priva di aggettivi: vittoria. Pronunciata senza un velo di argomentazione su come si potrebbe tradurre per i destini dell'umanità.
A domandarselo, invece, è da tempo Edgar Morin, che già nel suo ultimo piccolo grande libro "Di guerra in guerra" (Raffaello Cortina editore) in cui riflette sulla tragedia della guerra tornata a devastare il cuore dell'Europa", come si legge nella prefazione di Mauro Ceruti, non ha timore a denunciare i pericoli che incombono sul genere umano, incapace di ricorrere agli strumenti di convivenza civile per allontanare lo spettro dell'olocausto nucleare. Dall'alto dei suoi 101 anni, il pensatore francese non mostra reticenza anche nel denunciare la guerra per procura combattuta sul proprio terreno dagli ucraini funzionale agli interessi degli Stati Uniti "il cui scopo dichiarato è quello di indebolire permanentemente la Russia", all'interno di uno scontro tra imperialismi, causa prima, lo ricordiamo, dello scoppia della Prima guerra mondiale.
Responsabilità di Putin, denuncia senza mezzi termini Morin, che dall'inizio della sua politica aggressiva per ridare credibilità alla potenza russa è riuscito soltanto nell'intento di cementare l'unità e l'odio dei paesi aggrediti, in primis, l'Ucraina. Ma rimane sorprendente, aggiunge l'autore nell'ultimo capitolo dedicato alla pace, "che in una congiuntura così pericolosa, il cui pericolo aumenta continuamente, si levino così poche voci in favore della pace nelle nazioni più esposte, in primo luogo quelle europee". Ma Morin si spinge anche ad osservare quanto il manicheismo che si è affermato dal giorno dell'invasione dell'Ucraina, dal 24 febbraio 2022, abbia ghettizzato quelle voci libere che chiedono il "cessate il fuoco" e "l'apertura di negoziati" fino a denunciarle "come una ignominiosa capitolazione da parte dei bellicosi, che incoraggiano la guerra che vogliono a tutti i costi evitare in casa loro".
Parole queste che Morin ha scritto sul finire del 2022, tuttavia profetiche ed anticipatrici del clima che oggi l'informazione rimanda da Vilnius, dove la pace sembra bandita perché essa si costruisce preparandosi alla guerra, anche a costo di essere l'ultima che combatterà il genere umano. Ma nella capitale lituana, l'ingresso diretto in guerra contro la Russia per difendere direttamente l'Ucraina non è ancora all'ordine del giorno. Come ha chiarito il segretario generale della Nato Stoltenberg in conferenza stampa, si estenderà un invito all'Ucraina ad aderire all'Alleanza quando ci sarà l'accordo tra gli alleati e saranno rispettate le condizioni. Quali siano le condizioni non è stato ancora specificato. La cosa non ha fatto piacere al presidente Zelensky che prefigura in questa incertezza sul futuro di Kiev nell'Alleanza Atlantica un incoraggiamento "alla Russia a continuare la guerra". L'incertezza per il futuro dell'umanità non è contemplata, né scorre il sospetto che la guerra potrebbe invece aggravarsi e sfociare, come scrive Morin, in una guerra mondiale che sarebbe "peggio della precedente". Evidentemente un dettaglio, marginale.
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