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Un libro per voi: "Dalla parte giusta", storia dei fratelli Giambone

Alle 17,30 di oggi, 10 aprile, presso il Polo del '900 a Torino, sarà presentato dal costituzionalista Giuseppe Filippetta il libro Dalla parte giusta. Le guerre civili dei fratelli Giambone (1894-1944), scritto da Marina Cassi e Aldo Agosti.



Cara adorata Luisetta, le cose che vorrei dirti sono tante che non so dove cominciare, nella mia testa vi è una ridda di pensieri che potrei esprimerti bene solo a voce, pur essendo calmo, cercherò di coordinare per esprimerti esattamente tutto ciò che penso e il mio vero stato d'animo in questo momento. Sono calmo, estremamente calmo, non avrei mai creduto che si potesse guardare la morte con tanta calma, non indifferenza, che anzi mi dispiace molto morire, ma ripeto sono tranquillo. Io che non sono credente, io che non credo alla vita dell'al di là, mi dispiace morire ma non ho paura di morire: non ho paura della morte, sono forse per questo un Eroe?


Così scriveva alla moglie Eusebio Giambone dal carcere Le Nuove di Torino. La lettera porta la data del 3 aprile 1944. Due giorni dopo, Giambone, di professione linotipista, nato a Camagna Monferrato in provincia di Asti il 1° maggio 1903, membro del I Comitato Militare Regionale Piemontese, viene fucilato al poligono del Martinetto di Torino con altri sette antifascisti del comitato, i militari Giuseppe Perotti, Franco Balbis, Errico Giachino e Massimo Montano, il docente universitario Paolo Braccini, il bibliotecario Giulio Biglieri e l'operaio mosaicista Quinto Bevilacqua.

Eusebio, medaglia d'oro al valor militare, è il più noto dei fratelli Giambone, cui Aldo Agosti e Marina Cassi hanno dedicato il libro ripercorrendo le vicende di una famiglia operaia comunista; donne e uomini che la grande, a tratti terribile, storia del Novecento trasforma in protagonisti assoluti del proprio destino.

I primi fotogrammi della storia si sviluppano da quel minuscolo paese piemontese, Camagna, che quel bricco domina come un signore medioevale le terre del Monferrato, dove nascono i genitori. Lambisce New York, dove due dei figli vanno in cerca di fortuna. Si sviluppa nella Torino operaia del biennio rosso, accanto a Gramsci e nell'orbita della redazione dell'Ordine Nuovo.  Si radica a Lione dove Eusebio e Vitale sono costretti ad emigrare per sfuggire alle violenze squadriste, lavorano in fabbrica e militano nei gruppi italiani del partito comunista francese. 

Eusebio diventa dirigente nazionale dall’Unione popolare italiana, l’organizzazione unitaria antifascista che cerca di riunire gli emigrati italiani in Francia. Vitale sceglie di combattere nelle Brigate internazionali per difendere la repubblica in Spagna dall'alzamiento dei militari guidati da Francisco Franco, e là muore nel 1937. Sua moglie Emilia, che lo ha seguito come infermiera, ripara a Londra dopo la sconfitta delle forze repubblicane e lì passerà il resto della sua vita.

Ma l’epilogo della storia è in Italia, dove Eusebio, dopo la dura prigionia nel famigerato campo francese del Vernet, torna nel 1941 da internato in Irpinia, e finalmente raggiunge Torino alla vigilia dell’8 settembre 1943. Diventa un dirigente della Resistenza: è il rappresentante comunista nel primo Comitato militare del Cln, i cui otto componenti sono catturati il 31 marzo 1944 nel Duomo di Torino in seguito a una delazione, processati e fucilati. Le sue ultime lettere a moglie e figlia Gisella sono tra le più sobrie e a un tempo commoventi tra quelle dei condannati a morte della resistenza europea. Un vasto materiale d’archivio (anche fotografico) e molte testimonianze consentono agli autori di ricostruire queste storie di vita dentro la grande storia del secolo breve.


Note

[1} Aldo Agosti e Marina Cassi, Dalla parte giusta. Le guerre civili dei fratelli Giambone (1894-1944), ETS, Pisa 2025, pp. 198.

 


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