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Un libro per amare la nostra Resistenza: "Svegliarsi adulti", vita di Sandro Delmastro

Aggiornamento: 22 apr

a cura di Mariella Fassino

 

Svegliarsi adulti è un libro di Roberta Mori, responsabile del settore ricerca e didattica del Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino. L’autrice ci porta nel clima storico, politico, culturale della Torino in cui si formarono e diventarono adulti i giovani nati negli anni ’20 del ‘900, a questa generazione apparteneva Primo Levi che era nato il 31 luglio del 1919. Il saggio si propone di ricostruire la vita e l’attività di Sandro Delmastro, classe 1917, l’indimenticabile protagonista del racconto Ferro contenuto nel “Sistema Periodico”, libro che Levi pubblicò nel 1975.

Al rigore storico che attinge a pubblicazioni, dati di Archivio, interviste, epistolari, fotografie, testimonianze orali, la studiosa coniuga la fascinazione e l’affetto per la figura e le opere di Primo Levi, portandoci dentro una generazione che è quella dei nostri padri, delle nostre madri, dei nostri nonni, uomini e donne a cui la storia ha rubato la giovinezza costringendoli a scelte radicali e coraggiose.

Il libro si articola in 4 capitoli: "Gli anni dell’Università, Ufficiale di Regia Marina, La Resistenza, Quello che resta", ognuno inframmezzato da un forte riferimento al racconto di Primo Levi.

Ferro è una storia di amicizia, l’iniziazione alla vita di due giovani che attraverso la montagna, in un rapporto di reciproco scambio, condividono passioni e ideali, allenano il corpo alle fatiche delle ascese, ai rigori della meteorologia, alla durezza della roccia, alla bellezza della conquista di vette e speroni.

Il corpo del protagonista è raccontato con affetto e empatia da Roberta Mori che ce lo mostra nei mesi che seguirono le imprese alpinistiche di Sandro e Primo. Il corpo vigoroso del giovane che sfida il gelo e la roccia cede il passo al corpo del giovane Ufficiale di Marina assediato dalle febbri reumatiche e poi stremato dalle notti insonni e dalla tensione frenetica dell’organizzazione clandestina, fino a soccombere sotto i colpi mortali del “bullo” quindicenne assoldato dalla brigata fascista Ettore Muti a Cuneo.[1]

Sandro e Primo appartenevano a una generazione di giovani che stava completando la propria formazione universitaria mentre il governo italiano pretendeva le loro vite per combattere una guerra ingiusta. Si trovarono improvvisamente a maneggiare armi, a pianificare sabotaggi contro gli obiettivi sensibili del potere, a vivere in clandestinità, a subire catture, torture, deportazioni. Si rifugiarono in montagna, nelle valli alpine, si organizzarono per combattere e salvarsi la vita, immaginando un futuro emendato dal sopruso e dall’arbitrio del potere, seppero darsi una dimensione non solo militare ma anche politica, coltivando ideali di giustizia e democrazia. Il Partito d’Azione che Sandro Delmastro contribuì a costituire, affonda le proprie radici culturali e politiche nella giovane carne, nel coraggio, nell’intelligenza di questi ragazzi che non si lasciarono abbagliare dalle promesse di grandezza che la propaganda politica fascista spargeva a tutti i livelli nella società.

Nel racconto corale di una generazione, emergono i nomi degli uomini e delle donne che furono protagonisti della resistenza in Piemonte, nelle sue montagne, nelle valli, nelle città. I capi militari e politici, le staffette, uomini e donne che scesero in città esponendosi in prima fila in una Torino spettrale che dopo l’8 settembre del ’43 era diventata teatro di bombardamenti, di presidi militari tedeschi e fascisti, di delazioni, deportazioni, perquisizioni, torture, omicidi.

Sandro Delmastro ci viene offerto come ritratto di giovane uomo alle prese con la ricerca della propria identità in un periodo storico dove tale ricerca si fece pressante costringendo a scelte che indicavano una strada lastricata di eroismo e radicalità. Nel racconto di Primo Levi la personalità del giovane emerge con la freschezza di pochi tratti di luce che vibrano per l’essenzialità della narrazione, suscitando la nostra affettuosa empatia, finiamo il racconto e vorremmo saperne di più, ed ecco che Roberta Mori nel suo saggio ci accontenta e ci porta nei luoghi, tra gli affetti, le amicizie, le fotografie che ne documentano la vita, le opere, la tragica morte.

Ferro è l’elemento della tavola periodica che sottende un metallo forte, tenace e resistente, ma Ferro è anche l’elemento che tinge il sangue di ogni essere umano. Quello versato da Sandro Delmastro è il sangue di un giovane che voleva essere libero, godere del vento e delle nuvole sulle cime delle montagne, dell’amicizia e comunione spirituale con i compagni di scalate ma che la storia costrinse ad essere un eroe.


Note

[1] Sandro Delmastro, medaglia d'argento al Valor militare con la seguente motivazione:

«Subito dopo l'armistizio, con fedeltà e con decisione, intraprendeva la lotta di liberazione distinguendosi, nelle formazioni partigiane della città di Torino, come animatore ed organizzatore di grandi capacità e come combattente deciso e valoroso. Ferito in uno scontro con i tedeschi ed attivamente ricercato dalla polizia, veniva trasferito nelle formazioni delle Valli del Cuneense. Catturato durante un rastrellamento e tradotto a Cuneo, con ardita decisione si gettava disarmato sulla scorta, ma, colpito da una scarica, cadeva colpito a morte».



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