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Un libro per amare la nostra Resistenza: "Per la libertà"

Aggiornamento: 4 ore fa


Perché festeggiamo il 25 aprile? Che cos’è stata la Resistenza? Chi erano i partigiani? Quali avvenimenti hanno portato l’Italia alla Seconda guerra mondiale? Domande non scontate, che i più giovani a volte non sanno a chi rivolgere. Sono le stesse domande poste da chi viene da lontano e vuole avvicinarsi alla nostra storia, specie a quella più controversa. Ma sono anche gli interrogativi di chi – adulto o anziano – fatica a orientarsi nel dibattito politico, oggi così infarcito di sciocchezze e malafede. Ultima, in ordine di tempo, e anche di discutibile intervento istituzionale, la prescrizione governativa a festeggiare in modo sobrio.

Domande a cui risponde il libro di Stefano Garzaro, Per la libertà. Raccontare oggi la Resistenza[1]. «La lettura non sopporta sbarramenti di età» scrive nella prefazione Michela Cella della Segreteria nazionale Anpi, e precisa: «Questo è vero ancor più pensando a quanti adulti ignorano ciò che accadde realmente nel Ventennio fascista, dando per scontato quello che scontato non è, cioè l’assoluto valore della Libertà, [2] del suo costo e di quei princìpi alla base del nostro vivere che sono scolpiti nella Costituzione».

Rispettando la formula della massima chiarezza formale unita a un’alta densità di contenuto, Garzaro imposta una storia popolare della Resistenza da un punto di vista spesso trascurato, quello di coloro che erano giovanissimi prima e durante la guerra. Com’era la loro vita? Quali le loro difficoltà? Che cosa significava essere un bambino o una bambina ebrei dopo l’approvazione delle leggi razziali? Qual è stato il ruolo delle staffette nella lotta per la libertà?

È una narrazione di storie di persone, minime o gigantesche, entrate nella tempesta per convinzione ma anche per caso, e del modo in cui ciascuna di loro superò la propria paura. Scopriamo le vicende di ragazze come Nunziatina Verità, di Faenza, staffetta che sopravvisse alle torture e alla fucilazione, e che quando alla fine della guerra s’imbatté nel proprio aguzzino disteso in un letto d’ospedale si vendicò – come lei stessa riferì – riempiendolo non di botte, ma di “nomi”, cioè d’insulti. Oppure la storia di Laura Polizzi di Parma che, vergognandosi di essere l’unica in famiglia a non aver subito carcere o confino per antifascismo, raggiunse le bande sulle colline. Grazie alla sua cultura precoce, e nonostante fosse una ragazz, Laura venne eletta “commissaria”, cioè insegnante dei suoi compagni ignari di storia e di politica, poiché avvolti dalla nascita dalla propaganda fascista.

A questi ritratti si affiancano affreschi di personaggi come Sandro Pertini, che potrebbe dar vita a un film d’azione considerando soltanto l’organizzazione della fuga per mare di Turati e le successive proprie evasioni. Oppure, parlando di Giacomo Matteotti, il libro spiega come il parlamentare socialista non sia stato massacrato dai fascisti soltanto per la denuncia dei brogli elettorali, ma soprattutto per i suoi dossier sulla corruzione dei gerarchi fascisti: coloro infatti che si vantavano del proprio amor di patria, si apprestavano a svendere in modo poco patriottico i giacimenti dell’Emilia e della Sicilia all’americana Sinclar Oil in cambio di tangenti.

Le piccole storie che compongono la rete della nostra Storia, dalla catastrofe alla Liberazione, sono intervallate da schede di approfondimento tematico compilate con lo stesso linguaggio incalzante delle altre pagine. Schede che mostrano gli strappi procurati alla vita collettiva ad esempio dalle Leggi fascistissime, dalla compromissione di fascismo e religione, dagli obblighi vergognosamente diseducativi imposti alle organizzazioni giovanili, che fra l’altro comportarono la messa fuori legge degli scout, associazione non inquadrabile nei Balilla e negli Avanguardisti

Non mancano elementi di curiosità come la composizione tipo di una banda partigiana e il ruolo del “battezzatore”, cioè di chi assegnava i nomi di battaglia ai nuovi ingressi, protagonisti talvolta di situazioni farsesche. E poi il ruolo delle ragazze e delle donne – ancora non sufficientemente indagato – obbligate a combattere non soltanto contro fascisti e nazisti, ma anche contro la mentalità patriarcale radicatissima nell’intera società, a cui non sfuggivano nemmeno alcuni compagni di lotta.

Le pagine del libro rivelano come la banda partigiana fosse un microcosmo in cui convivevano con pari dignità medici, avvocati, operai, contadini, soldati e poveracci senza arte né parte. Nella banda avveniva che il medico iscritto al Club Alpino Italiano, esperto di valichi e crepacci grazie alle gite domenicali, indicasse nuove vie tattiche al contadino, che conosceva soltanto la geografia del proprio campo; ne conseguiva che il contadino, in cambio, insegnasse al medico e all’avvocato come costruire un letto di foglie nel cuore del bosco, catturare e cucinare una lepre, fare il bucato. A questi scambi di conoscenze ne seguivano altri, il confronto delle idee e delle opinioni. Partigiani avvocati, contadini, operai ruppero per la prima volta muri invalicabili fra classi sociali così tenacemente separate dalla notte dei tempi, dando vita a esperimenti di dialettica, di confronto, di competizione di pensiero, esercizi che tanto sarebbero stati utili a reinventare la democrazia al momento della conquista della libertà.

Attraverso i racconti autentici dei protagonisti della Resistenza, il libro accompagna i lettori nel viaggio alla scoperta delle radici della nostra libertà, fino alla tappa finale della Costituzione. Che tappa finale non è, poiché la Resistenza continua oggi proprio nella difesa della Costituzione, nostra garanzia di libertà.

 

Note

[1] Stefano Garzaro, Per la libertà. Raccontare oggi la Resistenza, Piemme, Milano 2024, 192 pagine, 14,50 euro.

Il libro sarà presentato dall'autore martedì 29 aprile a Torino presso la Scuola I.C. Peyron-Re Umberto I, via Ventimiglia 128, alle 17.

 

 

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