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La Porta di Vetro

Diario di un altro anno di guerre

Aggiornamento: 2 giorni fa


Quante sono le guerre in corso nel mondo? Tante. Troppe. Così tante e troppe da temere di contabilizzarle per non ritrovarsi a fare i ragionieri di morte. Becchini dattilografi. In qualunque caso, che siano ad alto o a bassa intensità, come oggi le si distingue, sono tutte maledettamente crudeli nel mietere vite umane e provocare fame e distruzioni.

Un altro anno di guerre, trascorso salendo più volte sull'ottovolante della speranza che il 2024 sarebbe stato l'ultimo, almeno per i due massacri che l'Occidente guarda con interesse maggiore, Ucraina e Medio Oriente.

Al contrario i conflitti si sono inaspriti e hanno segnato cifre in crescita ai bilanci dai sempre più pingui (e laidi) profitti delle industrie di armi e delle numerosi corti d'affari che o le precedono o sono al seguito (mercanti, intermediari, mediatori, procacciatori, contrabbandieri, mafie, ecc.); soggetti che contribuiscono ad aumentare anche la ricchezza sommersa e incalcolabile, che a sua volta si ricicla per corrompere e alimentare nuove tensioni e appetiti, e in ultimo rafforzare ulteriormente la criminalità organizzata a qualunque latitudine.

Un altro anno di guerra visto dalla Porta di Vetro si è tradotto in una riflessione continuativa sugli avvenimenti e sulle implicazioni con articoli redazionali, di Emmanuela Banfo, Germana Tappero Merlo, Michele Corrado, Maurizio Jacopo Lami, Mauro Nebiolo Vietti, Sergio Cipri, Luca Rolandi, Beppe Reburdo, Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi, Marco Bandioli, Stefano Capello e Michele Ruggiero, che qui riproponiamo in forma cronologica, con l'augurio (lo si teme a scrivere, e si ha timore di scivolare nella più banale delle convenzioni, ma non si ha alternativa, in qualcosa occorre sperare e credere) che il 2025 segni se non la fine delle ostilità, almeno l'inizio di una tregua e l'avvio di una spinta verso la Pace.


3 gennaio. Si vis pacem para pacem: la guerra in Ucraina è al bivio di Michele Corrado

Notizie contraddittorie arrivano dal Teatro di guerra ucraino; pur con il rallentamento dovuto alle condizioni invernali, più indicatori "in chiaro" convergono sulla ripresa delle iniziative delle Forze armate russe.

Tendenzialmente, un ciclo di operazioni offensive, in questo caso la controffensiva ucraina che iniziata a giugno e si è “spenta” in autunno, porta ad una fisiologica pausa di riorganizzazione dopo un tale tipo di sforzo, indipendentemente dal raggiungimento degli obiettivi a suo tempo pianificati.


5 gennaio. Guerra ad oltranza e miopia politica di Israele di Maurizio Jacopo Lami

Il 23 dicembre un attacco di missili lanciato sulla Siria da Israele uccide una ventina di Guardiani della Rivoluzione, cioè i miliziani iraniani islamisti di fede sciita principale bastione del regime degli Ayatollah di Teheran. Erano in Siria per sostenere il regime dell'alleato Assad, ma soprattutto per organizzare attacchi semiclandestini contro Israele. La loro morte è il maggior colpo lanciato apertamente da Tel Aviv contro Teheran negli ultimi anni.


9 gennaio. Guerre e minacce: assuefazione pericolosa e contagiosa di Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi

Tante sono le guerre in essere tra nazioni, ma a preoccupare, e a far notizia, sono soprattutto le minacce di escalation, come se la guerra fosse solo il preambolo per rendere più credibile la pressione da esercitare sugli avversari. La preoccupazione è più manifesta nelle democrazie che si avvicinano ad un momento elettorale (per una strana congiunzione, praticamente tutte, durante il 2024), in quanto si deve rendere conto alle rispettive popolazioni dei sacrifici e delle spese cui si andrebbe incontro di fronte ad un’espansione dei conflitti e ciò spinge verso risposte isolazioniste.


9 gennaio. La guerra totale di Israele: dopo Gaza, Hezbollah nel mirino. Ma gli Usa ora frenano di Maurizio Jacopo Lami

I colpi inferti a Hezbollah con le uccisioni di Hassan Tawil, il più importante capo militare eliminato con un drone in un agguato molto accurato, e quella di alcune ore fa di Ali Hussein Barij, responsabile per gli attacchi aerei nel sud Libano, in pratica uno dei più importanti dirigenti militari degli sciiti libanesi, conduce a due considerazioni. La prima: si tratta di un chiaro segnale che Israele ha rivolto ai dirigenti sciiti di Hezbollah che induce a riflettere sulle capacità dell'intelligence di Tel Aviv di conoscere mosse e movimenti dei leader nemici anche i più abili e di eliminarli.


12 gennaio. Israele-Gaza: operazioni militari e processo per genocidio di Michele Corrado

Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in una intervista di un paio di giorni addietro, ha elencato quali sono gli obiettivi dello sforzo militare nella Striscia di Gaza: “Eliminare Hamas, recuperare tutti gli ostaggi, assicurarci che Gaza non costituirà mai più una minaccia per Israele”.

In questo scarno enunciato è contenuto tutto quello che Israele, come Stato sovrano, sta facendo e farà nel prossimo futuro...


15 gennaio. Papa Francesco da Fazio: nessuna concessione a guerre e ai venditori di morte di Beppe Reburdo

Ieri sera, 14 gennaio, a Che tempo che fa di Fabio Fazio, un Papa Francesco di una dirompente tenerezza, ma senza veli e piroette diplomatiche, contro tutte le guerre e la condizione prima di esse, cioè la produzione delle armi giudicata vero e proprio peccato mortale. Il messaggio è l’impegno per la pace, contro i conflitti che stanno insanguinando la terra, e la politica degli armamenti come ispiratrici della violenza degli uomini e delle istituzioni.


15 gennaio. Piromani di guardia... alla polveriera del Medio Oriente di Maurizio Jacopo Lami

L'attacco di Stati Uniti e Gran Bretagna agli Huthi i nello Yemen porta a considerazioni sulla gravità della situazione internazionale. La prima costatazione è che la guerra cominciata il 7 ottobre fra Hamas ed Israele sta coinvolgendo in un modo o nell'altro l'intero Medio Oriente e produce pretesti ed elementi per scatenare nuove tensioni e scontri armati. In Libano, Hezbollah sembra oscillare fra la tentazione di attaccare Israele e la consapevolezza che sarebbe un vero disastro farlo. I


25 gennaio. Stretto di Bab el-Mandeb: crisi e considerazioni operative di Marco Bandioli

Il concetto di “Libertà dei mari” è antico ed è relativo alla possibilità di poter liberamente navigare in “alto mare”, ovvero nelle “acque internazionali”, senza che si verifichino situazioni, o che vengano messe in atto azioni, che mettano in pericolo o a rischio tale libertà oppure si presentino attività che vincolino, limitino o neghino in qualche modo il cosiddetto “transito inoffensivo” delle navi in aree di mare o di oceano.


29 gennaio. Medio Oriente: le incertezze di Biden e i rischi escalation di Maurizio Jacopo Lami

La morte di tre soldati americani uccisi in Giordania da un attacco di droni può causare drammatici sviluppi.

Il presidente statunitense Joe Biden ha rilasciato ieri una impegnativa dichiarazione in merito: "L'attacco con droni che ha causato in Giordania la morte di tre nostri militari e il ferimento di altri è stato opera di milizie armate filoiraniane che agiscono in Iraq e Siria" e poi ha aggiunto il commento più preoccupante: "È l'Iran a spingere questi gruppi contro di noi. Chiederemo conto ai responsabili e li puniremo nei modi e nei tempi stabiliti da noi".


30 gennaio. Israele-Hamas: liberazione ostaggi sempre più difficile di Michele Corrado

Molto si è e si continua ad argomentare rispetto alle difficoltà che lo Stato israeliano incontra nella individuazione e liberazione degli ostaggi all’interno della Striscia di Gaza. Militarmente, le azioni per la liberazione di personale amico catturato da un avversario sono sempre piuttosto problematiche e mai di sicura riuscita. In questo caso va ricordato il numero dei catturati, comunque elevato, e l’ambiente operativo dove vengono detenuti...


4 febbraio. Educare alla pace di Stefano Capello

La guerra è in primo momento la speranza che a uno possa andar meglio, poi l'attesa che all'altro vada peggio, quindi la soddisfazione perché l'altro non sta per niente meglio e infine la sorpresa perché a tutti e due va peggio» (K.Kraus, Aforismi). Viviamo in un mondo in cui la guerra e la violenza sono eventi quotidiani. Solo nel Novecento sono morte già più di 100 milioni di persone per l'uso delle armi...


7 febbraio. Napoleone-Zelensky silura Zaluznj: scontro politico-militare sulla pelle dell'Ucraina di Michele Corrado

Notizie confuse stanno giungendo dall’Ucraina, notizie di avvicendamenti e sostituzioni di vertici militari da parte del Presidente Volodymyr Zelensky. Vediamo che cosa può significare nella condotta delle operazioni.

Sostituire il responsabile delle operazioni sul campo in un conflitto come quello ucraino vuol dire ammettere che non sono stati raggiunti gli obiettivi pianificati.


7 febbraio. "Israele accusa l'UNRWA per celare responsabilità storiche" di Stefano Marengo

Prosegue, da parte della classe dirigente israeliana, l’attacco frontale all’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi. Ultima in ordine di tempo, Fleur Hassan-Nahoum, vicesindaca di Gerusalemme in quota Likud, nel corso di un’intervista televisiva concessa a Sky News ha affermato che “sin dalla sua istituzione, l’UNRWA non ha risolto il problema dei profughi, ma lo ha solo perpetuato”.


8 febbraio. Il genocida coerente e generoso di Menandro

Dal giorno della strage compiuta da Hamas, dal 7 ottobre scorso, al premier israeliano Benjamin Netanyahu non si può non riconoscere il dono della coerenza per il metodo adottato nel combattere ed eliminare il terrorismo. Non era semplice. Anzi. Era, è, estremamente difficile non farsi travolgere dalle emozioni e dai dubbi per la disumanità necessaria a fare terra bruciata, consapevole che la sua vendetta potrebbe anche non essere vista con occhio benevolo da chi a fine corsa ha il potere di decidere quale porta aprire per gli esseri umani.


11 febbraio. Rafah segna il punto più alto dell'isolamento internazionale di Netanyahu di Maurizio Jacopo Lami

Ci siamo. Quella che sta per cominciare a Rafah, l'ultima porzione della Striscia che non è stata ancora invasa dall' IDF, l'esercito di Israele, dovrebbe essere l'ultima battaglia di guerra aperta dell'operazione "Spade di ferro". Le conseguenze di questo attacco a Rafah, che è nella parte meridionale della Striscia, quella confinante con l'Egitto, potrebbero essere terribili.


13 febbraio. Venti di pace da voci ebraiche contro la guerra di Netanyahu

Scrive il gruppo di ebree ed ebrei italiani che, "dopo la ricorrenza del Giorno della Memoria e nel vivere il tempo della guerra in Medio Oriente, si sono riuniti e hanno condiviso diversi sentimenti: angoscia, disagio, disperazione, senso d’isolamento. Il 7 ottobre, non solo gli israeliani ma anche noi che viviamo qui siamo stati scioccati dall’attacco terroristico di Hamas e abbiamo provato dolore, rabbia e sconcerto. E la risposta del governo israeliano ci ha sconvolti...


15 febbraio. L'attacco di Israele a Parolin è uno schiaffo alla politica di pace di Beppe Reburdo

Il 7 ottobre del 2023 l'attacco terroristico di Hamas ad Israele ha provocato circa mille e cinquecento vittime, tra assassinati e prigionieri. La reazione di Israele, con i bombardamenti su Gaza dell'IDF, dove vivono in una stretta striscia di terra 1,5 milioni di palestinesi, hanno spento la luce di 30 mila persone, di cui almeno il 30 per cento bambini.


18 febbraio. Dietro le ambiguità Usa avanza una nuova Olp di Stefano Marengo

La morte che imperversa a Gaza sta mettendo in luce anche l’impotenza della potenza americana. Nel pomeriggio di ieri, 17 febbraio, dopo una lunga telefonata con Biden, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha platealmente respinto quelli che ha definito “diktat internazionali per una soluzione permanente con i palestinesi”. Inoltre, come si è già visto con i bombardamenti dei giorni scorsi, il primo ministro appare indifferente alle raccomandazioni di Washington per la tutela della popolazione civile ammassata a Rafah.


21 febbraio. La presa di Avdiivka è più di un punto a favore della Russia di Michele Corrado

Tre giorni fa i russi hanno conquistato Avdiivka costringendo le unità ucraine ad abbandonare la cittadina. Quello che pochi mesi fa pareva impossibile si è materializzato sul campo in maniera nefasta per le truppe ucraine che ora subiscono l’iniziativa dell'esercito avversario. Avdiivka è un agglomerato urbano dell'Ucraina orientale sita nell'oblast' di Donec'k e nel distretto di Pokrovs'k, che contava circa trentaduemila abitanti su una superficie di 29 km quadrati di perfetta pianura.


22 febbraio. Inerzia e paralisi della politica americana in Medio Oriente di Stefano Marengo

Per la terza volta in quattro mesi e mezzo gli Usa hanno posto il veto al cessate il fuoco su Gaza. Come ha sottolineato la scrittrice Francesca Fornario con amara, ma tagliente ironia, ciò è avvenuto "nonostante le forti pressioni di Biden sul presidente degli Stati Uniti". Ma, forse l'inquilino della Casa Bianca, nella circostanza, era preso dalla questione Navalny che lo ha portato a premere sul candidato Biden in corsa per le presidenziali...


23 febbraio. Come si risponde alla guerra?

Viviamo tempi ricchi di nuove sfide per l'Europa a livello internazionale. La mancanza di un governo della globalizzazione e il declino dell'egemonia americana ci hanno consegnato un mondo multipolare competitivo in cui, insieme alle ambizioni imperiali di alcune potenze, è tornata la guerra anche alle porte dell'Europa. Se alcuni avevano sperato che con la fine della Guerra fredda il mondo sarebbe avanzato verso un futuro di pace, la permanenza di un sistema di Stati sovrani e il progressivo indebolimento dell'organizzazione internazionale ha smentito questa aspettativa, dimostrando - ancora una volta - che senza la costruzione di istituzioni sovranazionali, la guerra rimane un'opzione possibile.


24 febbraio. Ucraina. Due anni di guerra alla ricerca di un futuro di pace di Michele Corrado

Oggi, dopo due anni dall’inizio dell’Operazione Speciale russa in Ucraina si possono constatare e comprendere alcuni aspetti fondamentali di questo atipico conflitto armato europeo del nuovo millennio. Il primo aspetto è il nome usato dai russi: “Operazione Speciale”. Per noi si tratta di un semplice tentativo di invasione e conquista di un Paese europeo sovrano; per i russi è invece la riappropriazione di un territorio temporaneamente separatosi in seguito alle trasformazione dell’Unione Sovietica in Russia.


25 febbraio. Guerre e repressione delle richieste di pace: volto unico del potere oggi in Italia di Beppe Reburdo

Sono giorni tristi per li mondo e per il nostro Paese. Il moltiplicarsi delle guerre, la reazione dei governi nel rispondere alla guerra, direttamente e indirettamente, con altrettanta guerra e alzando sempre più il livello dello scontro. L’incremento delle spese militari con il conseguente taglio delle risorse pubbliche su scuola e formazione, sanità, welfare, ambiente aggrava le tensioni e sviluppa l’uso della violenza verso chi, come i giovani e non solo, cerca di reagire chiedendo la fine delle guerre, l’abbattimento delle spese militari, rapporti universali fondati sulla giustizia e sulla pace.


26 febbraio. Le guerre e il politically correct di Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi

Che sia stia superando il limite di una normale convivenza civile a tutti i livelli è un fatto ormai assodato e ne ha parlato con l'abituale ironia Menandro nel suo ultimo intervento; così come ci si sta avvicinando, per usare la locuzione di Papa Francesco, ad una terza guerra mondiale a pezzi; tuttavia, per una forma di politicamente corretto, dettato da un eccesso di attenzioni per la presentazione dei fatti da parte dei mass media e dei social, si rischia spesso di vedere quegli stessi fatti schiacciati sulla mistificazione.


28 febbraio. Palestina: rinnovamento Anp con il "copyright" americano di Stefano Marengo

Nei giorni scorsi il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato di valutare positivamente il tentativo di "riforma e rivitalizzazione" dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), che per gli USA costituisce un passo preliminare per unificare sotto un unico governo la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. A favorire questa presa di posizione c'è stato l'annuncio delle dimissioni del premier palestinese Mohammad Shtayyeh, circostanza che potrebbe sfociare in un sostanziale rimpasto di governo, magari anche con l'inclusione - ipotizzata da alcuni, ma forse improbabile - di membri di Hamas nel nuovo esecutivo.


1 marzo. Nella Striscia di Gaza l'alba è soltanto una tiepida speranza di Maurizio Jacopo Lami

Altre vittime palestinesi nelle prime ore di oggi, 1 marzo, nella Striscia di Gaza, 147° giorno di guerra Hamas-Israele. Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa almeno quattro persone sono state uccise e altre ferite in un bombardamento israeliano che ha distrutto una casa del campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia di Gaza. Morti che seguono quella che il capo della diplomazia europea Josep Borrell, l'alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, ha definito "una nuova carneficina" e vittime "totalmente inaccettabili"...


4 marzo. Boots on the ground: è l'ora di truppe europee in Ucraina? di Michele Corrado

In questi ultimi giorni si stanno moltiplicando le “voci” di un maggiore coinvolgimento dei Paesi europei nel conflitto ucraino insieme con la “scoperta” di personale appartenente alla Nato operante su quel territorio. Lo stupore non è però giustificabile, perché si tralascia il particolare non secondario che il conflitto attuale va retrodatato al 2014, dopo la presa incruenta della Crimea da parte delle Forze armate del Cremlino.


14 marzo. La tutela dei nostri minori e la non tutela dei bimbi morti a Gaza di Vice

Ieri, 13 marzo, Philippe Lazzarini, commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro per i rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente ha dichiarato: “Questa guerra è una guerra contro i bambini”. Il numero di bambini uccisi nella Striscia di Gaza in soli quattro mesi supera il numero di bambini uccisi in tutti i conflitti del mondo negli ultimi quattro anni, ha denunciato Lazzarini.


14 marzo. Guerra Ucraina-Russia: tempo regalato e tempo perduto di Michele Corrado

Il Presidente Volodymir Zelensky guida da oltre due anni la resistenza ucraina all’invasore russo. Nessuno si sarebbe aspettato che la guerra avrebbe potuto prendere una piega di logoramento con il sostegno occidentale, o meglio dei Paesi Nato, che ha permesso all’Ucraina di sopravvivere nel vero senso della parola. Questo tempo, ad oggi di oltre 24 mesi, che pare lunghissimo, ma inesorabile nel suo scorrere, ha provocato tre principali effetti...


17 marzo. Su chi ricadrà il sangue degli innocenti? di Emmanuela Banfo

Ritorniamo sulla strage degli innocenti. Come non farlo, dopo aver letto ieri, 16 marzo, sul quotidiano israeliano Haaretz, la notizia di un ragazzo palestinese di dieci anni colpito dalle truppe di Tel Aviv davanti a suo padre e morto tra le braccia di suo fratellino di sette anni. La scena raccontata è sconvolgente nella sua crudeltà: una pallottola l'aveva colpito la testa e il padre, sconvolto, aveva aperto la portiera del passeggero per tirare fuori il figlio dal veicolo urlando "Amro è morto! Amro è morto!". Inorridito, il fratello minore saltava fuori dall'auto e correva via.


21 marzo. Le strategie di Netanyahu e l’inizio della fine del sionismo di Stefano Marengo

Benjamin Netanyahu, detto Bibi, sta portando alle estreme conseguenze la strategia del “fatto compiuto”, un approccio volto a sbarazzarsi “sul campo”, e senza possibilità di marcia indietro, di ogni obiezione morale, politica o legale possa essere rivolta alle mire del governo di Tel Aviv. Non si tratta di una strategia nuova, ma piuttosto di una prassi che Israele ha adottato sin dalla sua fondazione.


23 marzo. Un attacco al cuore della Russia e al potere "indiscusso" di Putin di Germana Tappero Merlo

Con l'attacco [dell'Isis] di ieri sera si è voluto infliggere un duro colpo a un Putin appena eletto "trionfalmente", alla sua credibilità di leader e alla sua (paventata) indiscussa potenza senza rivali, soprattutto interni, che proprio sulla sicurezza ha costruito la sua ascesa. Isis ha rivendicato, ma che siano loro o frange interne dissidenti russe (circolavano voci di vendetta per Prigozhin), difficile ancora stabilirlo con certezza, parola che non appartiene alla comprensione della gestione della politica di Mosca.


23 marzo. "Vietare" per non cambiare: la politica su Gaza del gattopardo Usa di Stefano Marengo

No, gli Stati Uniti in Consiglio di Sicurezza non hanno chiesto il cessate il fuoco a Gaza. Come hanno fatto sottolineato gli ambasciatori di Cina e Russia, che hanno posto il veto alla proposta di Washington, gli USA nel loro documento hanno unicamente esortato le Nazioni Unite a determinare l'imperativo di un cessate il fuoco immediato e duraturo. Una formulazione semanticamente ambigua, distantissima dalla chiarezza con cui altre proposte di risoluzione, tutte fatte naufragare dagli Stati Uniti nei mesi scorsi, avevano tentato di porre fine al massacro nella Striscia di Gaza.


24 marzo. "Si fermi il prima possibile questa conversione alla guerra" di Beppe Reburdo

"Se vogliamo la pace prepariamo la guerra". Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo” lo ha chiaramente espresso, affiancandosi a Josep Borrell, Alto rappresentante della politica estera europea, che delinea il percorso per armare “sino ai denti “ l’Ucraina con una riconversione europea verso una forte industria di guerra. L’obiettivo quindi è chiaro: fare sì che l’Ucraina ottenga quello di cui ha bisogno sul campo di battaglia sino alla fornitura di armi letali e di ampio raggio operativo per chiudere la partita con il Cremlino  e permettere agli eserciti europei di marciare da sud e da nord su Mosca.


28 marzo. "Armiamoci e partiamo", ma per costruire una difesa europea di Michele Corrado

Le parole del Presidente Emmanuel Macron sull’invio di Forze militari francesi nel teatro di guerra ucraino hanno destato scalpore e sconcerto in numerosi Paesi, Italia compresa, mentre il presidente della Federazione russa Vladimir Putin avverte che vi saranno ritorsioni sull'Europa qualora venissero dislocati aerei F16 in Ucraina come richiesto da Zelensky per contrastare i missili supersonici lanciati da Mosca.


1 aprile. Con l'attacco al convoglio WCK, per Israele tutto è ormai lecito di Stefano Marengo

I droni israeliani hanno bombardato il convoglio del World Central Kitchen (WCK), ONG statunitense impegnata nella fornitura di derrate alimentari alla popolazione della Striscia di Gaza. Sul campo sono rimasti i cadaveri di sette operatori umanitari. Dapprima i vertici militari di Israele non hanno confermato la propria responsabilità nella strage, poi il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il convoglio è stato “colpito involontariamente”, per tragica fatalità. A smentire la versione del premier è però intervenuto il quotidiano israeliano Haaretz...


3 aprile. Gaza nelle mani di Biden e Netanyahu, ma uno è cieco e l'altro è sordo di Maurizio Jacopo Lami

"Erano coraggiosi ed altruisti, gli israeliani avrebbero dovuto proteggerli di più": il presidente degli Stati Uniti Joe Biden parlando dei volontari della Ong uccisi per errore dall' IDF.

"Bisogna indire elezioni anticipate a settembre. Il governo, non può continuare in eterno": il generale Binyamin Gantz, membro della Knesset, il parlamento israeliano, rompendo per la prima volta la coesione della coalizione governativa. 

È ormai nell'aria che non ci sarà facilmente una tregua fra Hamas e Israele. Perché tanto pessimismo?


5 aprile. La "drôle de guerre" ucraina: chi può vincere (i russi), non lo vuole fare di Michele Corrado

Rumors provenienti dagli ambienti militari ucraini lamentano un possibile sfondamento del Fronte da parte russa. Nello specifico avvertono che le forze armate ucraine non sarebbero in grado di contenere una concentrazione offensiva degli avversari in specifici settori della linea di contatto. Semplificando, gli ucraini non hanno riserve nei vari settori in cui hanno suddiviso gli oltre mille chilometri di fronte, adeguate a contenere sforzi russi, se questi si esprimessero in particolari situazioni.


9 aprile. La vendetta di Israele è senza fine: uccisi figli e nipoti di un leader di Hamas di Maurizio Jacopo Lami

Un nuovo spargimento di sangue complica ancora di più la situazione in Medio Oriente: oggi sono stati uccisi in un bombardamento tre figli e diversi nipoti del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, 61 anni. È stato il leader stesso ad annunciarlo ufficialmente, dando conferma alle voci che giravano in proposito.

Sembra che si sia trattato di un attacco aereo nel campo profughi di Shathi, nel centro di Gaza City. Sono morti oltre a tre figli maschi, Hazem, Amir e Mohammed, almeno quattro nipoti.


13 aprile. L'ira dell'Iran su Israele: lanciati missili e droni di Maurizio Jacopo Lami

Era nell'aria da giorni. Preannunciato dai servizi segreti americani. Come un castigo biblico per i peccati degli uomini che aspetta solo di scatenarsi. Il regime di Teheran ha lanciato decine e decine di missili contro i figli di David. E i primi, attorno alle 0:40 ora italiana, sono stati abbattuti nel cielo di Gerusalemme (nel video in basso, la Moschea di al-Aqsa) e di Modiin, una città di oltre 90 mila abitanti, situata nell'area centrale del Paese.


13 aprile. Gli ayatollah versus Israele: rappresaglia o atto dovuto? di Michele Corrado

La scorsa notte, secondo le informazioni dello stato maggiore Usa, l’Iran ha impiegato circa trecento fra droni, missili e razzi, per stigmatizzare la distruzione del proprio consolato a Damasco da parte degli israeliani. Fonti ufficiali israeliane hanno dichiarato che il 99 per cento di questi vettori è stato distrutto, anche se vi sono stati alcuni danni infrastrutturali e un ferito. L’Iran ha quindi poi dichiarato, in sede Onu, di essere soddisfatto dell’azione e di ritenere chiusa la questione; in parole semplici, secondo loro “l’onore è salvo”.


17 aprile. Quando l'ebreo è bollato come antisemita dall'Occidente di Stefano Marengo

Lo scorso fine settimana a Berlino la polizia tedesca ha arrestato un manifestante per la Palestina con l’accusa di diffondere odio antisemita. Fin qui, si dirà, non c’è nulla di particolarmente interessante. Le cose però cambiano appena ci si rende conto che l’uomo arrestato e accusato di antisemitismo si chiama Udi Raz ed è un ebreo tedesco-israeliano, ben riconoscibile per via della kippah colorata che è solito indossare.


18 aprile. Israele-Iran: entra in scena Putin

La Russia ha comunicato a Israele attraverso i canali diplomatici che l'Iran non vuole una escalation. Chiara la strategia del presidente Putin: raffreddare il conflitto in Medio Oriente per mandare un segnale all'Occidente della propria disponibilità a regolare la questione ucraina. Ad un tempo, il Cremlino ha annunciato che sta esaminando le informazioni relative al rapporto sull'attacco israeliano all'Iran.


18 aprile. Tra Israele e Iran "balletto" di avvertimenti, ma si scherza con il fuoco di Maurizio Jacopo Lami

La mossa militare di Israele, in risposta alla rappresaglia della settimana scorsa, è arrivata: i missili hanno colpito Esfahan, nella zona centrale dell'Iran, dove sono presenti siti nucleari, ma il bersaglio è stata una base aerea, mentre venivano distrutte alcune postazioni di radar in Siria. Azione simbolica per dare un chiaro messaggio agli ayatollah: "se vogliamo, possiamo colpire veramente duro, quindi pensate bene a quello che fate". L'operazione per ora sembra essere davvero limitata: pochi droni lanciati contro una base aerea, una inezia rispetto al potenziale distruttivo di Israele.


18 aprile. Nel giorno del compleanno di Khamenei, Israele colpisce base militare iraniana

L'attacco di Israele all'Iran è partito all'alba. Un venerdì, non a caso, e nel giorno del compleanno dell'ayatollah e capo spirituale Khamenei. E nel 196° giorno di guerra tra Hamas e Israele. Un'altra alba tragica per il mondo. La televisione ufficiale iraniana ha dato notizia di "forti esplosioni" nella base militare di Esfahan, nell'Iran centrale, una delle più belle città del Paese, nota per la sua architettura persiana. L'Iran ha immediatamente chiuso lo spazio aereo sulla capitale ed ha attivato la sua difesa aerea, poi riaprirlo alcune ore dopo.


20 aprile. Non c'è analogia tra Ucraina e Israele di Michele Corrado

Ha destato sensazione l’attacco iraniano, con circa trecento vettori aerei, al territorio israeliano e molto clamore l’efficacia del sistema difensivo dell’IDF che ne ha di fatto annullato gli effetti. Il presidente ucraino Zelensky ha immediatamente avanzato richieste di disponibilità dei sistemi israeliani (o almeno il concetto di una “cupola protettiva” con simili prestazioni) per contenere la superiorità aerea russa, che continua a distruggere infrastrutture vitali per l’esistenza del Paese. 


5 maggio. Cede terreno l'esercito ucraino, rischio collasso per Kiev di Michele Corrado

Le ultime notizie che filtrano dal Teatro di guerra ucraino non sono confortanti per il Paese guidato dal presidente Zelensky aggredito dalla potenza russa il 24 febbraio del 2022. La mancanza di continuità nel supporto dei Paesi occidentali e degli Stati Uniti, in particolare, ha determinato una crescente difficoltà a contenere l'atteggiamento offensivo di Mosca generalizzato su tutta la linea di contatto del fronte.


7 maggio. La paludata politica Usa verso Israele di Stefano Marengo

Dopo trent’anni di indiscusso (e indiscutibile) unipolarismo statunitense è difficile raccapezzarsi di fronte alla debolezza di cui Washington sta dando prova sul dossier israelo-palestinese. La Casa Bianca sembra aver perso buona parte del suo soft power e sta riscontrando enormi difficoltà nel dettare l’agenda politica agli attori coinvolti, Israele in testa. Gli eventi degli ultimi giorni hanno un valore esemplare. Lo scorso fine settimana, come ampiamente riportato dalla stampa americana, era atterrato al Cairo nientemeno che il capo della CIA, Bill Burns, con il mandato di patrocinare la mediazione tra Hamas e il governo israeliano promossa da Egitto e Qatar.


13 maggio. Israele-Hamas: il manzoniano Azzeccagarbugli che vive in Antony Blinken di Stefano Marengo

“Israele sta uccidendo troppi civili”, ha dichiarato nel fine settimana Antony Blinken (da stamane a Kiev). Il Segretario di Stato ha poi aggiunto che “ancora manca un piano per il dopoguerra a Gaza”. A volerla prendere con finta ironia, per la gravità dell'argomento e delle implicazioni per migliaia di palestinesi, si dovrebbe presumere che le informazioni, nei palazzi del potere statunitense, compiano percorsi piuttosto tortuosi.


18 maggio. Guerre, interessi economici e l'attentato a Fico di Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi

L’attentato al premier slovacco Robert Fico è solo l’ultimo di una serie di episodi che condiziona la vita delle moderne nazioni, partendo dal presupposto che c'è chi intende la politica anche come “libertà” di uccidere l’oppositore politico. Non a caso, con Fico ancora sospeso tra la vita e la morte, qualcuno sui social augura la stessa fine al premier polacco Tusk e c'è chi si accoda al medesimo augurio in Belgio per i politici locali...


21 maggio. Minacce nucleari tattiche russe: un déjà vu, noto e conosciuto di Michele Corrado

Nello scenario ucraino è ricorrente l’accenno da parte russa all’impiego limitato di ordigni nucleari che loro definiscono “tattici”. Dottrinalmente, l’impiego di testate nucleari nasce per il livello “strategico” e deve avere effetti definitivi su un Teatro di operazione. Ricordiamo quanto avvenuto in Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale; l’uso delle bombe su Hiroshima e Nagasaki ebbe effetto “strategico” e determinò la capitolazione senza condizioni del Giappone.


21 maggio. Gaza e Ucraina: la perversione delle armi va spezzata di Vice

Siamo al 229° giorno di guerra tra Israele e Hamas e nella Striscia di Gaza e, secondo i dati forniti dal quotidiano Al Jazeera, sono morte 35.647 persone e 79.852 sono rimaste ferite negli attacchi dell'esercito di Tel Aviv. Israele, dall'incursione del 7 ottobre scorso, piange la morte di 11.39 persone e decine sono ancora ostaggio dell'organizzazione palestinese. Ma da questo bilancio infernale in terra sono esclusi gli odi che non si possono sotterrare, destinati puntualmente a riemergere con il dominio delle armi, la violenza tossica...


22 maggio. Da Netanyahu ai capi di Hamas: il sottile filo della responsabilità individuale di Beppe Reburdo

Giorno 230 dall'attacco di Hamas. La vera e propria guerra che coinvolge Israele e il territorio palestinese di Gaza sta precipitando a livello di un vero e proprio eccidio del popolo palestinese a Gaza. L’incredibile e crudele incursione di Hamas del 7 ottobre 2023 con un migliaio di israeliani trucidati e centinaia di rapiti, seguito da una allucinante risposta militare israeliana che ha già ucciso più di 35 mila palestinesi di cui il 40 per cento di bambini, ha di fatto diviso le opinioni pubbliche, e in particolare i giovani che sostengono le ragioni dei palestinesi...


23 maggio. Fermiamo la carneficina a Gaza. Appello degli evangelici italiani

Quanto sta accadendo a Gaza, in questi mesi e in queste ore, è di una gravità inaudita. La popolazione civile disarmata, in gran parte composta da bambini, donne e anziani, è fatta oggetto di strage da parte dell’esercito israeliano armato fino ai denti, con armi di ultima generazione di provenienza occidentale. In pochi mesi sono morti, a oggi secondo dati Onu, 35.000 palestinesi di cui 14.500 bambini e 9.500 donne. I feriti sono 78.000. La popolazione è allo stremo, privata – a causa del blocco imposto da Israele – persino dei soccorsi umanitari inviati da svariati paesi per sventare carestia ed epidemie.


23 maggio. Gaza e Israele: discussioni accademiche mentre l'anima dei popoli muore di Vice

231° giorno dall'incursione omicida di Hamas in Israele. E 230° giorno dalla reazione progressiva per intensità e durezza militare di Israele nella Striscia di Gaza. Il costo di vite umane palestinesi è sconcertante, mentre l'esercito di Tel Aviv sta accentuando l'accerchiamento e la penetrazione di Rafah, sotto l'occhio ora più benevolo degli Stati Uniti, inizialmente perplessi o contrari, secondo la geometria variabile dell'umore del presidente Joe Biden, sensibile più ai sondaggi politici in patria che alle condizioni di vita di chi vive quotidianamente sotto le bombe.


24 maggio. Israele, il mondo ti chiede "fermati!"

232° giorno dall'incursione omicida di Hamas in Israele. E 231° giorno dalla reazione progressiva per intensità e durezza militare di Israele nella Striscia di Gaza. La Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di fermare qualsiasi offensiva a Rafah che danneggi i civili. La reazione di Tel Aviv si è affidata a un superlativo assoluto: durissima.


26 maggio. Corte Penale Internazionale: si condanna gli uomini non i popoli di Mauro Nebiolo Vietti

La richiesta di cattura, su cui deve pronunciarsi la Corte Penale Internazionale, nei confronti del primo ministro e del ministro della difesa israeliano nonché di tre figure apicali di Hamas, non è stata per lo più percepita correttamente. Non sono stati messi sotto accusa lo Stato di Israele ed il popolo palestinese, ma solo alcuni soggetti a cui sono imputati comportamenti integranti gravi reati. Come ci ha spiegato Vladimiro Zagrebelsky, “la Corte Penale Internazionale giudica persone, non Stati e la responsabilità è personale”.


27 maggio. Conflitto russo-ucraino: dietro l'ipotesi di Stoltenberg di Michele Corrado

Si parla più del solito in questi ultimi giorni degli avvenimenti di guerra in Ucraina con novità importanti da parte europea. La Francia, protagonista delle news sul sostegno delle Forze ucraine (anche con unità di combattimento), ha ora offerto “istruttori” militari a Kiev, mentre Jens Stoltenberg, il Segretario Generale della Nato, chiede di togliere i caveat (limitazioni d’impiego nel linguaggio dell'Alleanza Atlantica, di solito relativo a truppe, ma ora riferito a sistemi d’arma), sui missili forniti da Paesi europei, in modo da poterli impiegare anche all’interno del territorio russo.


2 giugno. Israele-Hamas: l'accordo ora non è più un miraggio di Maurizio Jacopo Lami

Forse questa volta le armi taceranno in Medio Oriente. Sembra infatti che l'ennesima proposta di tregua fra Hamas e Israele sia sul punto di essere finalmente siglata. A rendere più verosimili le speranze (anche se le delusioni sull'argomento sono state davvero tante e si corre il rischio di essere superati dagli avvenimenti mentre si scrive) due fattori davvero importanti: da una parte, la fortissima pressione internazionale su Israele, che, novità immensa, arriva a 360 gradi, persino dall'alleato principe per antonomasia, Stati Uniti; dall'altra, quella terribile sensazione di stanchezza morale che avvolge il popolo israeliano dopo otto mesi di sanguinoso conflitto.


3 giugno. Fronte ucraino: teoria e pratica della percezione della guerra di Michele Corrado

È interessante vedere come possa mutare il sentimento o il senso della conseguenza verso qualcosa che si ritiene inverabile, salvo ritrovarsi nella condizione improvvisa di doverlo gestire di fatto. Sotto questo profilo, l'andamento della guerra in Ucraina è esemplare, ora che si è scoperto, dopo le suggestioni della controffensiva di Kiev, propalata ripetutamente dal presidente Zelensky, che i bollettini militari hanno preso una piega negativa per le sorti di quel Paese, e dell'Occidente che lo sostiene.


5 giugno. Passato, presente e futuro nei Territori occupati da Israele: intervista a Salma di Stefano Marengo

Betlemme, con la Basilica della Natività e i suoi antichi edifici di pietra, è una di quelle città che popolano il nostro immaginario sin da quando siamo bambini. Basta menzionarla per farci andare con la mente alla notte di Natale e all’onirica dolcezza che porta con sé. La realtà dietro la fantasia, però, è molto diversa. Dal giugno 1967, cioè da 57 anni, Betlemme è infatti sottoposta a occupazione militare israeliana. A ovest e a nord, per decine di chilometri, la città è circondata dal muro dell’apartheid che divide Israele dalla Cisgiordania, mentre a sud sorgono diversi insediamenti coloniali ebraici.


6 giugno. Passato, presente e futuro nei Territori occupati da Israele: intervista a Gaia di Stefano Marengo

Israeliana, 23 anni, Gaia studia sociologia e scienze politiche a Haifa, la città sulle rive del Mediterraneo dove è nata e cresciuta. Nonostante la sua giovane età, Gaia è da tempo una militante di diverse organizzazioni di sinistra. Tra queste, la più importante è senza dubbio il “blocco contro l’occupazione”, un movimento nato nel 2022 nel contesto delle proteste contro la riforma giudiziaria voluta dal governo Netanyahu. In quel periodo, spiega Gaia, “la sinistra sionista contestava la riforma per paura che mettesse a repentaglio i diritti personali.


7 giugno. Furiosa battaglia a Nuseirat: Israele libera quattro ostaggi di Maurizio Jacopo Lami

E' una notizia che conforta e fa risorgere la speranza per gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas: Noa Argamani, 25 anni, la ragazza diventata suo malgrado il simbolo stesso degli ostaggi israeliani per il filmato in cui la si vede portata via dai miliziani palestinesi, è stata liberata dai soldati dei corpi d'élite israeliani e con lei sono stati liberati anche altri tre ostaggi, Almog Meir, Andrey Kozlov e Shlomi Ziv, tutti in buone condizioni.


11 giugno."Fermare la guerra, costruire la pace": un dossier spiega perché la prima è "preferita" alla seconda...

“La pace non viene da sola”. Inizia così il dossier “Fermare le guerre, costruire la pace” a cura del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, coordinamento di Francesco Gesualdi, con l’adesione di Altreconomia, Attac Italia, Eco Istituto del Veneto, Peacelink e Pax Christi.[1] Si parte da alcuni numeri sulla “follia militare”: nel 2023 nel mondo sono stati registrati 56 conflitti con il coinvolgimento di Stati, mentre la spesa per armamenti è stata di 2.443 miliardi di dollari.


13 giugno. Ucraina: nuovi scenari militari per le tasche dell'Occidente di Michele Corrado

A seguito delle dichiarazioni del Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg, che alcuni interpretano come il canto del cigno dell'ex primo ministro norvegese, si viene a delineare una decisiva evoluzione nel coinvolgimento dell’Alleanza nella condotta delle operazioni in Ucraina. Tali nuovi intendimenti determineranno ripercussioni significative nei confronti dei Paesi contributori.


29 giugno. Ucraina: il "buio"... oltre la siepe di Michele Corrado

In una interessante intervista al prof. Ivan Katchanovsky (ucraino con passaporto canadese, docente all'Università di Ottawa) apparsa sul quotidiano La Verità di ieri, 29 giugno, oltre ad inquadrare storicamente la situazione dell’Ucraina ed a far comprendere che cosa sta accadendo, l'accademico rilascia un fondamentale retro-messaggio (per noi europei continentali), sulla difficoltà di superare la situazione attuale.


12 luglio. Celebrazioni Nato e soldi italiani di Michele Corrado

Celebrando i 75 anni dell’Alleanza Atlantica a Washington, i 32 componenti hanno preso alcune decisioni che avranno importanti ricadute anche a livello nazionale. Premesso che la Nato è un “prodotto” americano, realizzato fondamentalmente per la sua sicurezza, va anche ricordato che loro sono i maggiori contribuenti per fondi dedicati e truppe impiegate. In altri termini, esiste dal 1949 perché esistono gli Usa e perché hanno deciso che dovesse esistere per tutta una serie di ragioni che a grandi linee si conoscono e non è questa la sede per ritornarci sopra.


20 luglio. L'ombra pesante di Netanyahu sulla Cisgiordania di Stefano Marengo

Da diverse settimane il conteggio dei morti a Gaza è fermo alla soglia dei 40mila decessi. In realtà le vittime dei bombardamenti israeliani sono molte di più, ma ormai mancano personale e strutture sanitarie capaci di censirle adeguatamente: stando ai dati forniti da Euro-Med, sono quasi 1.200 i medici e gli infermieri rimasti uccisi o feriti tra il 7 ottobre e il 12 luglio, mentre 32 ospedali e 110 ambulatori sono stati totalmente o parzialmente distrutti.


27 luglio. Rischio "grande incendio": Israele al bivio sul Libano di Maurizio Jacopo Lami

A Roma proseguono intensi  colloqui fra i servizi segreti di Israele, degli Stati Uniti, dell'Egitto insieme al primo ministro del Qatar. In teoria il soggetto principale della riunione avrebbe dovuto essere la liberazione degli ostaggi israeliani e una tregua fra Hamas e Israele. Ora, però, la riunione si è trasformata in una frenetica consultazione per convincere il governo di Israele a non attaccare il Libano.


1 agosto. Nei "silenzi" e nell'azione la superiorità storica di Israele di Michele Corrado

In due giorni gli israeliani sono riusciti a concretizzare due spettacolari azioni che hanno portato all’uccisione del Capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del responsabile delle azioni militari di Hezbollah, Fuad Shukr. Il primo è stato colpito in una residenza di Teheran, l’altro nella sede di Hezbollah a Beirut. Queste due azioni dimostrano il ritorno delle capacità letali israeliane che, sostenute da una intelligence che pareva essere in crisi dopo gli avvenimenti del 7 ottobre scorso, ne hanno dimostrato ancora una volta la assoluta determinazione.


5 agosto. Unifil in Libano: dietro i rischi l'inefficacia delle missioni Onu di Michele Corrado

L’United Nations Interim Force In Lebanon è un contingente multinazionale militare con compiti di interposizione. È in atto dal 1978, più volte rimodulato ed appartiene a quel tipo di Operazioni Militari, non di guerra, che sono state lanciate ripetutamente a seguito di risoluzioni ONU per tentare di risolvere situazioni conflittuali sia interne ad uno stato sovrano, sia interstatali.

Sembrava che questo tipo di operazioni potessero essere un passaggio intermedio fra le Operazioni di guerra guerreggiata tradizionali ed un successivo ideale stato di assenza di Operazioni Militari tradizionali che si sarebbero poi trasformate in semplici interventi di “polizia internazionale” sotto controllo ONU.


10 agosto. Apologia della guerra

"Porteremo la guerra in Russia" ha dichiarato il presidente dell'Ucraina Zelensky, giustamente e moralmente rinvigorito dall'avanzata delle sue truppe in territorio nemico, e dal terrore restituito alla popolazione civile russa in una spietata logica del contrappasso. Del resto, messi a bilancio, gli ultimi giorni di guerra hanno dimostrato che Zelensky è un altro uomo di Stato rispetto al passato in cui non c'era giorno che annunciasse o proclamasse una controffensiva, un'iniziativa o un'azione militare propedeutica alla conquista di Mosca e alla cacciata di Putin.


12 agosto. La sorpresa ucraina d'agosto di Michele Corrado

Da alcuni giorni, pare sei, giungono incredibili notizie su di una penetrazione di Forze ucraine in territorio russo, nell’Oblast di Kursk. In questa innaturale... calura d’agosto, il rimbalzo della notizia ha impiegato più tempo del solito per affermarsi, almeno nei suoi contorni salienti.


3 settembre. Più punti interrogativi che certezze sul teatro ucraino di Michele Corrado

Poco si scrive, ancora meno si comprende. Questa è la situazione delle operazioni militari che si conducono nel Teatro ucraino. Ricapitolando:

- la lenta spinta offensiva ad est dei russi per, presumibilmente, occupare tutti i territori del Donbass

continua;

- l’azione offensiva ucraina per occupare territori russi nella regione di Kursk è in atto. Sembra che i due settori di operazione abbiamo poco in comune e molti non ne vedono le possibili risultanze.


10 settembre. La violenza di Netanyahu e il cambio di pelle di Israele di Stefano Marengo

No, non c'è solo Netanyahu. E attribuire a lui soltanto le responsabilità del massacro in Palestina è un comodo esercizio di ginnastica intellettuale, molto in voga in Occidente, dove, nonostante tutto, ancora ci si rifiuta di fare i conti con la violenza dell’ideologia sionista in quanto tale. Naturalmente la figura del premier israeliano, che quanto a brutalità ha dimostrato anche nel reprimere il dissenso interno di non avere rivali, si presta bene allo scopo...


11 settembre. Medio Oriente: ritorniamo a riflettere sui danni collaterali di Sergio Cipri

L'incipit di un take dell'Ansa, dopo l'ultimo raid delle forze armate israeliane contro la scuola Al-Jacuni, nel campo profughi di Nuseirat, che ha provocato 18 morti, tra i quali sei operatori dell'Unrwa (due sarebbero operativi di Hamas, secondo l'IDF), l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, non si presta ad equivoci: "si allarga ancora la frattura tra gran parte della comunità internazionale e Israele per la quantità di vittime civili a Gaza dopo la strage compiuta da Hamas il 7 ottobre".


17 settembre. Israele: attacco a Hezbollah per distruggere il nemico Iran di Maurizio Jacopo Lami

Un uomo panciuto col cappellino in testa sta tranquillamente scegliendo la frutta in un supermercato a Beirut. Poi il cercapersone squilla e letteralmente esplode, uccidendolo e diffondendo il panico fra i testimoni. Questa scena, per incredibile che possa sembrare (ma gli ultimi anni ci stanno ormai abituando all'incredibile) si è svolta migliaia di volte in Libano ieri, 17 settembre.


18 settembre. L'arte per non dimenticare Gaza di Stefano Marengo

Si replicherà alle 16 di domenica prossima, 22 settembre, e il venerdì successivo, alla bocciofila Rami secchi di Vanchiglietta in Lungo Dora Colletta 39/A, la mostra “heART of GAZA”, che espone decine di disegni realizzati da bambini e giovani ragazzi palestinesi in questi undici mesi di stragi e bombardamenti ininterrotti da parte delle forze di occupazione israeliane.


20 settembre. Libano: Hezbollah decapitata, per Netanyahu guerra e trionfo di Maurizio Jacopo Lami

Nasrallah, lo sceicco capo dell'organizzazione integralista sciita, è ovviamente furioso per l'incredibile attacco scatenato da Israele che ha fatto detonare migliaia di cercapersone e walkie-talkie. Oltre che per la perdita di moltissimi uomini, uccisi o mutilati (si parla di almeno 700 uomini accecati), c'è anche l'umiliazione di essere stati beffati e giocati in modo spettacolare nel mondo.


21 settembre. Ucraina: Occidente diviso tra propaganda e costi economici di Michele Corrado

La situazione di lenta evoluzione delle operazioni nel Teatro ucraino sta iniziando a diventare un reale “problema” per noi occidentali. Per i russi è una delle varie iniziative politico- militari che negli anni hanno contraddistinto la dirigenza sovietica e poi russa, come l’avventura afghana e la “stabilizzazione” cecena, che portano a ritenere la normalità di tali azioni nella loro visione strategica della politica “estera”.


23 settembre. Israele: guerra senza respiro a Hezbollah, ma il Libano ora rischia di disintegrarsi di Maurizio Jacopo Lami

Dopo i sorprendenti raid dei giorni scorsi in Libano, che hanno portato alla morte di numerosi dirigenti di Hezbollah, compresi i tre più importanti ufficiali della sezione militare, l'IDF, le forze armate israeliane, ha scatenato una vera e propria tempesta di incursioni aeree, un'operazione denominata Northern Arrows, in particolare sulla valle della Beekaa e sul sud del Paese, con il dichiarato obiettivo di eliminare il maggior numero possibile di miliziani di Hezbollah, l'organizzazione sciita filo iraniana.


26 settembre. Netanyahu specchio di un modo di essere israeliani di Stefano Marengo

Nella società israeliana contestare il “personaggio” Netanyahu e le sue scelte tattiche non significa affatto, automaticamente, contestare il suo approccio alla questione palestinese e il suo progetto politico di una Grande Israele che, con la forza, impone il proprio potere in Medio Oriente. Si tratta di temi ben distinti, eppure bisogna prendere atto che ancora oggi, in Europa e negli Stati Uniti, c’è chi non vede la distinzione. O finge di non vederla.   


27 settembre. La furia di Netanyahu: ucciso anche Nasrallah, ultimo capo Hezbollah di Maurizio Jacopo Lami

[...] Nasrallah era naturalmente il bersaglio principale del clamoroso attacco, ma nel locale sotterraneo completamente devastato dalle terribili esplosioni vi erano anche numerosi ufficiali e dirigenti. Si sa per certo che sono morti numerosi esponenti di primo piano: il capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah e il deputato Ali Amar, la figlia di Nasrallah, (che aveva un ruolo nella propaganda) e numerosi ufficiali, praticamente tutti quelli che erano a Beirut. Tutti però si chiedono naturalmente se Nasrallah è vivo o morto e su questo punto le risposte per ora non sono univoche.


2 ottobre. Verità, mezze verità e bugie sul conflitto tra Israele e Iran di Stefano Marengo

Nonostante decine di video abbiano mostrato diverse strutture militari israeliane colpite dai razzi iraniani, la stampa e i governi occidentali sembrano ostinatamente decisi a negare l’evidenza. Secondo alcuni giornali, il sistema di Iron Dome avrebbe addirittura fermato tutti i missili iraniani. Si tratta delle stesse testate che, nel frattempo, danno per “collassato” Hezbollah, omettendo la notizia che i guerriglieri libanesi, in un paio di imboscate prossime al confine, hanno già inflitto alle Idf, per loro stessa ammissione, significative perdite in termini di uomini e mezzi.


2 ottobre. Presente e futuro della strategia militare di Netanyahu di Michele Corrado

L’evolversi della situazione in Medio Oriente porta ad alcune considerazioni. La prima sul perché gli israeliani abbiano deciso rallentare le operazioni nella Striscia di Gaza e di effettuare azioni specifiche con vettori aerei ed interventi di artiglieria in Libano, a premessa di mirati e specifici raids terrestri (così da loro definiti), per colpire e distruggere centri di comando e depositi di armi e munizioni di Hezbollah presenti a ridosso del confine con il Libano.


6 ottobre. Un anno fa, 7 ottobre 2023: l'inizio della carneficina per continuare sulla strada dell'odio

Improvviso e terribile il fuoco ha ripreso a mietere vite in Israele e in Palestina, nella striscia di Gaza. E lo shabbat di oggi, 7 ottobre, verrà ricordato come una delle albe di festa più tragiche nella storia dei figli di Davide che sono stati svegliati da un diluvio di missili lanciati da Hamas. (https://www.laportadivetro.com/post/israele-vinceremo-la-guerra-scattata-la-reazione-spade-di-ferro-contro-hamas)

E' quanto si scrisse un anno fa, attoniti e sgomenti, comunque decisamente impreparati e spiazzati dalle notizie che sarebbero diventate il nuovo primo atto di una tragedia senza eguali in Medio Oriente. Ripercorriamo gli avvenimenti attraverso gli articoli pubblicati su questo sito.


7 ottobre. L'ira inimmaginabile di Israele ha cambiato la vita di tutti noi di Maurizio Jacopo Lami

Quanto può cambiare la percezione della vita in un anno? Tantissimo ed è successo dal 7 settembre 2023. Abbiamo visto, come l'androide di Blade Runner, visioni che mai avremmo immaginato. Abbiamo visto i terroristi di Hamas, da sempre considerati feroci, ma improvvisati, preparare ed eseguire il più grande attacco di commandos mai visto...


9 ottobre. Chi ha paura di Israele? di Vice

"Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane contro la base 1-31 potrebbero costituire crimini di guerra e sicuramente rappresentano delle gravissime violazioni del diritto internazionale. Italia e Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele". Il ministro della difesa Crosetto dixit, nelle ore successive all'attacco dell'esercito israeliano alle tre basi in Libano dell'Unifil, il contingente di pace schierato dall'Onu.


13 ottobre. Vizi e virtù delle missioni Unifil alla prova del Libano di Michele Corrado

Le operazioni che le Forze Armate israeliane stanno conducendo in territorio libanese al fine di distruggere gli insediamenti di Hezbollah a ridosso del confine israeliano hanno portato alla ribalta la missione di UNIFIL.

La United Nations Interim Force In Lebanon è una missione multinazionale a guida Onu di Interposizione inaugurata nel 1978 e rimodulata nel 2006. Lo scopo era, e rimane, quello di occupare una zona di territorio fra Libano ed Israele, smilitarizzando tale area e contestualmente sostenere le Forze terrestri libanesi.


17 ottobre. Yahya Sinwar, l'inafferrabile capo di Hamas, ucciso a Gaza di Maurizio Jacopo Lami

Ora la testa del serpente è stata tagliata. Yahya Sinwar, il potente leader di Hamas, ritenuto la mente del raid del 7 ottobre, è stato ucciso dai suoi nemici implacabili, gli israeliani. Secondo le prime notizie, dopo una guerra feroce che ha devastato l'intera Striscia di Gaza, causato più di cinquantamila vittime, spezzato l'apparato militare di Hamas, risvegliato l'odio per gli ebrei nel mondo, coinvolto l'intera opinione pubblica in un crudele pro e contro, è arrivata, sia pure casualmente la fine anche per Sinwar.  


19 ottobre. Il metodo Netanyahu di Michele Ruggiero

Una novantina di vittime, la metà o poco meno feriti: il bilancio dei raid israeliani che hanno avuto come obbiettivo Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza e di cui si parla oggi, domenica 20 ottobre. Un bilancio ancora provvisorio, secondo più agenzie. Se si cerca notizie su Beit Lahiya, che letteralmente significa La casa della fatica, Wikipedia ci soccorre con una descrizione che ti rapisce come il fascino del suono del vento e dei silenzi del deserto: "circondata da dune di sabbia". Da oggi, però, Beit Lahiya - che non è più certamente quella che si vede nella foto tratta di Wikipedia - è circondata anche da morti, da dolore e da rabbia...


21 ottobre. Israele e dramma palestinese: informazione imbarazzante di Stefano Marengo

Tra i vari significati del termine “imbarazzo”, il Grande dizionario della lingua italiana curato dall’Accademia della Crusca elenca i seguenti: “Accozzaglia; groviglio”; “Sofferenza di stomaco o di fegato”; “Stato d’animo di confusione, di disagio, di perplessità, provocato da sorpresa o timore o soggezione o vergogna”; “Circostanza, evento spiacevole; preoccupa­zione, inquietudine”. Prese tutti insieme, queste definizioni descrivono abbastanza bene come ci si sente di fronte al racconto imbastito dai media e dalla politica italiana sulle vicende mediorientali.


25 ottobre. Torino, migliaia in corteo a sostegno di una politica di Pace

Almeno cinquemila persone a Torino, secondo gli organizzatori, hanno sfidato nel pomeriggio di oggi, 26 ottobre, la pioggia che da giorni non da requie alla città per portare un messaggio di Pace. Tempo inclemente, ma la sfida da piazza Arbarello a piazza Castello, non è stata portata soltanto al meteo, quanto al clima di avversione che circola nel Paese non appena si fa avanti un discorso di rigetto della guerra,[1] di sostegno alla Pace e all'incontro nella ricerca, sicuramente difficile, di una soluzione diplomatica che stabilisca il cessate il fuoco.


28 ottobre. Il predominio militare di Israele "uccide" anche la propaganda iraniana di Michele Corrado

La rappresaglia israeliana nei confronti dell’Iran ha confermato alcuni aspetti delle IDF che collocano le capacità e la struttura di tali Forze Armate come assolutamente uniche nel panorama internazionale. Israele ha dimostrato che può colpire obiettivi di qualsiasi tipo all’interno del territorio iraniano, con una percentuale di realizzazione praticamente pari a quanto pianificato e può farlo senza subire alcun tipo di perdita negli assetti impiegati.


4 novembre. Kursk: la guerra dei nordcoreani al servizio dell'Armata russa di Michele Corrado

In seguito all’alleanza fra Russia e Corea del Nord, sono state inviate truppe in rinforzo dei russi, stimate in circa dodicimila unità. Il contributo nordcoreano, mentre sul web appaiono notizie di scontri con l'esercito di Kiev, ha destato scalpore nei media e viva curiosità fra gli “addetti ai lavori”. Una prima aliquota di queste truppe (tremila uomini dalle prime indiscrezione, ma secondo il Segretario di Stato Usa sono ottomila) è già stata dislocata nell’area di Kursk.


13 novembre. Difesa e presa di coscienza se collassa l'esercito ucraino di Michele Corrado

Fare finta di niente è una buona tecnica per gestire un’emergenza. Ed è quella che noi europei (in particolare gli italiani) abbiamo deciso di adottare. Un po’ perché non costa nulla, un po’ per pigrizia, molto per presunta convenienza. Certi che gli Stati Uniti (e gli inglesi, che europei non sono più) risolvano questa incresciosa situazione che inizia ad incunearsi nel nostro quotidiano come un tarlo che non riposa mai. Ma se gli ucraini collassassero e le forze russe dilagassero senza limiti, quali effetti si produrrebbero nei Paesi occidentali?


19 novembre. Ucraina-Russia: mille giorni di guerra, di sangue e distruzione dove a vincere è solo il denaro di Michele Ruggiero

Il 24 febbraio del 2022, ad invasione dell'Ucraina in atto, fu Germana Tappero Merlo a lanciare il primo "take" su La Porta di Vetro che abbiamo riprodotto sopra. Da allora, sono trascorsi mille giorni. In questo lasso di tempo, la nostra posizione non è cambiata. Anzi si è rafforzata, anche a costo di sembrare ingenui: netto rifiuto della guerra, ricerca della negoziazione e di una tregua per fermare la carneficina da una parte e dall'altra, e la distruzione dell'Ucraina.


19 novembre. Il coraggio di Papa Francesco in difesa di Gaza e la reazione fuori dalla realtà di Israele di Luca Rolandi

Ritorna Papa Francesco sul tema della guerra e della violenza è le sue parole rimbalzano come un vortice di commenti, aspre critiche e motivi di disagio e distacchi. Tutto nasce dal volume La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore, a cura di Hernán Reyes Alcaide (Edizioni Piemme), in uscita in questi giorni in Italia, Spagna e America Latina, e poi in vari altri Paesi. Papa Bergoglio riflette su famiglia, educazione, situazione sociopolitica ed economica del pianeta, migrazioni, crisi climatica, nuove tecnologie e pace.


20 novembre. Inchiesta su Gaza: io sto con il coraggio di Papa Francesco di Mauro Nebiolo Vietti

Io non sono tenuto, come il Papa, a lasciare spazio a dubbi ed interrogativi ed affermo con convinzione che ciò che sta avvenendo a Gaza e che si sta avviando in Cisgiordania è genocidio; considero il governo Netanyahu come ispiratore e portatore di un fine politico orrendo. Il prof. Zagrebelsky chiede di indagare per capire se nel caso si commettono gravi crimini di guerra e delitti contro l’umanità o se ci si muove con l’intenzione di distruggere in tutto o in parte una popolazione, ma si tratta di un’elegante distinzione che le operazioni del governo israeliano rendono inutile perché con l’avanzare del conflitto gli obiettivi emergono chiari.


24 novembre. "La guerra continua...", il messaggio di Netanyahu" di Maurizio Jacopo Lami

Negli ultimi otto giorni Israele ha scatenato una serie impressionante di incursioni aeree in Libano. A Beirut si sono contati quattro pesanti attacchi, l'ultimo dei quali ieri, 23 novembre, ha demolito un palazzo di otto piani in pieno centro città e provocato una strage: almeno 20 vittime e 66 feriti. Un bilancio destinato a salire, perché ci sono numerose persone non ancora estratte dalle macerie.


1 dicembre. Dai venti a tempesta di guerra se collassa l'Ucraina prima di una tregua di Michele Corrado

Nelle ultime settimane si sta assistendo ad un rinnovato interesse, almeno da parte dell'informazione nazionale, sul conflitto russo-ucraino. Al contrario del livello internazionale, che non ha mai fatto segnalare cadute di attenzione, in particolare sui canali e reti angloamericani, che continuano a seguire e registrano con estrema preoccupazione gli sviluppi delle operazioni sul campo e fuori dal teatro di guerra.


8 dicembre. Assad è fuggito, la Siria è libera di Maurizio Jacopo Lami

La Siria volta pagina. Damasco è caduta nelle mani dei ribelli. La violenza di una guerra di tutti contro tutti, che si è rivolta infine all'unico nemico Bashar al-Assad, da tutti indicato ieri come "il presidente", oggi come "il dittatore", ha disgregato un regime durato oltre mezzo secolo. L'esercito siriano si è arreso a Mazlum Abdi, il capo delle Forze Democratiche Siriane (SDF). Gli insorti del gruppo Hayat tahrir al Sham, confederazione di 15 gruppi sunniti che si sono opposti al governo centrale imposto i titoli di coda ad Assad fuggito con la famiglia a bordo di un aereo.


10 dicembre. I progetti della volpe Erdogan sul destino della martoriata Siria di Stefano Marengo

Le piazze gremite di siriani in festa per la caduta di Assad hanno un che di commovente, oltre che di liberatorio. Dopo tredici anni di distruzione quotidiana – un’epoca interminabile che ha visto la Siria diventare il campo di battaglia di un ferocissimo scontro di potenza tra tutti i principali attori mondiali e regionali – una svolta così significativa, e per giunta inattesa, non può che suscitare entusiasmo e ravvivare la speranza in un futuro di pace, libertà e dignità riconquistata.


20 dicembre. Medioriente: pezzi vincenti e caduti sulla scacchiera siriana di Michele Corrado

La caduta del regime siriano, per molti improvvisa, per alcuni scontata ed ampiamente prevista, ha ripercussioni dirette sia sul conflitto ucraino, che sulle operazioni condotte da Israele in Libano. Tale attuale situazione determina fondamentalmente tre effetti principali:

- per la Russia, la possibilità di non distogliere risorse, anzi, aumentare l’impegno militare nel Donbass, non avendo la necessità di condurre alcuna operazione in territorio siriano...


27 dicembre. Droni e robot, la guerra del futuro forse è già tra di noi di Michele Corrado

Destano sensazione le notizie che giungono dall’Ucraina dove la tecnologia applicata al campo di battaglia si sta sviluppando in maniera vertiginosa. Come in tutte le situazioni dove si lotta per la sopravvivenza si osservano accelerazioni in ogni attività di ricerca applicata al singolo problema. Per Kiev il problema attuale è la mancanza di combattenti e quindi si cerca anche di sviluppare una modalità d’impiego senza l’utilizzo di risorse umane, ma affidato a combattenti robotici sia terrestri, sia aerei (della terza dimensione, per usare una terminologia specialistica).



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