Ucraina: il "buio"... oltre la siepe
Aggiornamento: 30 giu
di Michele Corrado*
In una interessante intervista al prof. Ivan Katchanovsky (ucraino con passaporto canadese, docente all'Università di Ottawa) apparsa sul quotidiano La Verità di ieri, 29 giugno, oltre ad inquadrare storicamente la situazione dell’Ucraina ed a far comprendere che cosa sta accadendo, l'accademico rilascia un fondamentale retro-messaggio (per noi europei continentali), sulla difficoltà di superare la situazione attuale.
Le considerazione di Ivan Katchanovsky
Premesso che l’Ucraina sta conducendo un conflitto per procura ed è sostenuta in toto dai Paesi occidentali, che ha una leadership auto referenziata, noi europei (l’Ucraina è nel mezzo dell’Europa e la sua stabilità è fondamentale per l’equilibrio degli altri Paesi) entusiasticamente abbiamo abbracciato la causa credendo che per vincere (in conflitto armato) bastasse essere dalla parte della ragione. Narrazione, questa, più che legittima, che ha autorizzato in molti l'idea di sostenere indefinitamente la nazione aggredita dal Cremlino.
Nella realtà, nelle operazioni militari, a qualsiasi livello, prevale chi ha maggiore capacità e motivazione. L’Ucraina non possiede queste due caratteristiche in quanto: 1) i suoi abitanti - al di là della propaganda - non sono particolarmente disposti a combattere e morire (almeno molti di loro); 2) le sue capacità militari sono esclusivamente sostenute da Paesi occidentali.
Tuttavia si è determinato il protrarsi di una situazione di equilibrio sul campo, dove i russi non riescono a prevalere e gli ucraini non sembrano collassare, il che sta cristallizzando il mantenimento di uno stato di indeterminazione a livello tattico (delle truppe sul terreno), che porta allo “sfinimento” dei contendenti senza una risoluzione definitiva.
Va inoltre ricordato che il Teatro delle operazioni è quasi totalmente all’interno dei confini ucraini ed il perdurare degli scontri e degli sforzi russi sulle infrastrutture energetiche ed industriali ucraine sta portando alla distruzione totale del Paese.
Questa stanchezza, che ha avuto un primo effetto con l'epurazione dei vertici militari russi che non sono riusciti a conseguire gli obiettivi prefissati nei tempi assegnati (controllo completo del Donbass e stabilizzazione della Crimea a seguito della distruzione delle capacità offensive ucraine), porta una dilazione temporale del conflitto con costi che non potranno essere indefinitamente sostenibili.
Nel momento in cui gli Stati Uniti decidessero di porre fine a questa guerra per procura assegnata, si assisterebbe inevitabilmente alla resa dell'Ucraina “senza condizioni” ed un diverso equilibrio verrebbe a delinearsi nei rapporti fra Paesi avanzati, dove anche i conflitti armati sono espressioni politiche con cui confrontarsi.
Le incognite "ricostruzione e difesa"
La ricostruzione (perché, in ogni caso, al termine dei combattimenti l’Ucraina sarà ricostruita), è al momento una fase poco considerata da molti, che dimenticano come anche se tutto dovesse cristallizzarsi ad oggi, con parte dell’Ucraina orientale e della Crimea sotto controllo russo, oltre alla ricostruzione fisica delle infrastrutture del Paese andrebbe considerata una rifondazione dell’apparato della Difesa con capacità di combattimento credibili e prontamente impiegabili.
Anche se ci fosse un ingresso nella Nato (tutto da definire nei tempi e modi), le capacità militari ucraine dovrebbero avere lo standard dell’Alleanza ed in questo caso, vista la presenza di un nemico certo ed agguerrito ai confini, disponibilità d’impiego immediate. Tali requisiti richiedono anni per la realizzazione ed immense risorse per il mantenimento.
Questo scenario, che nella migliore delle ipotesi presenta una Ucraina in parte indipendente ed in costante stato di allerta, dovrà essere finanziato da altri Paesi che possano sobbarcarsi gli oneri sia della ricostruzione, che delle capacità dell’apparato di Difesa.
In concreto, parlando solo della parte “Difesa”, per mantenere l’Ucraina in grado di difendersi dovremo finanziare per anni la sua organizzazione e per noi che stentiamo ad arrivare al 2 per cento del Pil, richiesto già da tempo dalla Nato, si prospetta un futuro dove le spese per la Difesa saranno doppie: per la Nato e per l’Ucraina.
*Col. (aus.) Esercito Italiano
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