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Ucraina, dietro lo scontro sull'uranio impoverito

Aggiornamento: 7 apr 2023

di Vice

ll teatrino dell'ipocrisia sul quadrante della guerra tra Ucraina e Nato da una parte e Russia dall'altra si è arricchito con l'ingresso in scena di un nuovo personaggio: l'uranio impoverito (U238), materiale che si usa nei proiettili per aumentarne la penetrazione con il sistema APFDS-FN, penetratore ad energia cinetica[1]. Sarà anche casuale, ma ciò si registra all'indomani della "bocciatura" del piano di pace avanzato dalla Cina, proposito sempre avversato con apprezzabile coerenza dal Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, spiritualmente inadatto a funzioni di pace, e ratificato da chi storicamente comanda l'Alleanza Atlantica, gli Stati Uniti e il suo presidente Joe Biden. In questo contesto, agisce sottotraccia il Regno Unito, platealmente animato da una russofobia quasi schiacciata sul fanatismo che dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina ha unito l'allora primo ministro Boris Johnson - l'uomo che soltanto ieri, dopo ripetute negazioni, ha ammesso di aver organizzato più di un party nella residenza di Downing Street in piena pandemia, contravvenendo alle sue stesse disposizioni, alla meteora Liz Truss e ora a Rishi Sunak.


L'annuncio della Gran Bretagna

Ed è stato proprio il Regno Unito a rendere pubblico che l'esercito ucraino, mentre a latere corrono le notizie su una imminente controffensiva di Kiev contro le forze armate russe che da settimane - secondo fonti occidentali - sarebbero in posizione di stallo, sarà rifornito di proiettili all'uranio impoverito. Di rimbalzo, l'annuncio ha reso furibondo il Cremlino. E i suoi vertici, dal presidente Vladimir Putin al ministro degli Esteri Lavrov e a quello della Difesa Sergei Shoigu, hanno tuonato che nell'iniziativa britannica prefigurano un'accelerazione "verso lo scontro nucleare". La controrisposta di Londra non si è fatta attendere e il ministero della difesa britannico ha affermato che l'uranio impoverito "non ha nulla a che fare con armi o capacità nucleari", ma è parte integrante del materiale standard usato dall'esercito britannico da decenni, per poi chiosare che "la Russia lo sa, ma sta deliberatamente cercando di disinformare".

Chi dice la verità? Sul piano strettamente tecnico-scientifico non c'è dubbio che la Gran Bretagna dice il vero. L'uranio impoverito è usato da tutti gli eserciti e per le sue caratteristiche trova spazio anche in applicazioni di uso civile. Materiale altamente tossico, fu sperimentato da americani e da tedeschi sul finire della Seconda guerra mondiale, per poi essere applicato a "piccole dosi", a causa della particolarità dei terreni di battaglia, sia nella guerra di Corea tra Cina e Usa, sia in Vietnam. Fu soltanto dalla seconda metà degli anni Sessanta che prese ad affermarsi in tutti i conflitti bellici in cui emergeva lo scontro tra carri armati. Nelle guerre che hanno segnato i rapporti tra Israele e le coalizione di Stati arabi ("Sei giorni" del 1967, "Kippur" del 1973) l'uranio impoverito è diventato un protagonista in assoluto nella battaglia dei "giganti".

Proiettili sempre più micidiali e piroforici

Ancora. Nelle guerre del Golfo e nell'invasione dell'Iraq, i proiettili all'uranio impoverito furono "arricchiti" - le virgolette sono d'obbligo - con materiale piroforico per aumentarne l'effetto letale e provocare con il calore sprigionato l'incendio della riservetta munizioni e del carburante del veicolo corazzato. Sono ancora vive le immagini dei carri sovietici T72 in dotazione all'esercito iracheno di Saddam Hussein che diventavano autentici forni crematori per gli equipaggi cui veniva riservata, paradossalmente e nel migliore dei casi, una fine meno crudele (morte per inalazione di gas tossici), se si cercava di spegnere le fiamme con schiume antincendio a base di anidride carbonica. Immagini riproposte dall'altro campo di battaglia con atroce verosimiglianza in chiave cinematografica nel film "Il coraggio della verità" (Courage under fire, 1996), regia di Edward Zwick, protagonisti Denzel Washington, Meg Ryan e Matt Damon, con le fiamme che avvolgono le torrette dei tank e la sensazione spettrale che s'insinua nello spettatore immaginando corpi invisibili che bruciano senza fine e senza un vero perché.

I drammi dei militari italiani

Ma l'uranio impoverito non uccide soltanto in battaglia, perché provoca malattie letali al sistema linfatico a chi ne entra in contatto. Come è accaduto a centinaia di militari italiani reduci dalle missioni di pace all'estero, in particolare in Kosovo, Bosnia-Erzegovina. E' un argomento, spinoso, controverso, "caldo", doloroso e soprattutto tabù in Italia, paese in cui sino ad oggi si sono registrati 45 morti, ma le vittime secondo l'Associazione Vittime Uranio sarebbero 216, tra cui Marco Diana, il maresciallo diventato simbolo della lotta per il riconoscimento delle responsabilità e del danno, oltre a circa 500 militari ammalati (altre fonti parlano di 4 mila) in Bosnia ed Erzegovina.

Argomento spinoso quanto controverso sul piano scientifico per i dubbi che sussistono nel definire con certezza il rapporto causa-effetto tra esposizione e insorgenza del male, anche se vi sono più sentenze che hanno condannato lo Stato a risarcire i famigliari delle vittime. Ma, non solo. Le ombre sul passato diventano sconvolgenti anche sul piano politico, quando si tenta di aprire quell'autentico Vaso di Pandora dei bombardamenti Nato sulla Serbia durante la guerra dei Balcani. Bombardamenti che, si sospetta, avrebbero riportato a cielo aperto le aree utilizzate dalla Jugoslavia per sotterrare le scorie nucleari delle centrali atomiche sovietiche. Un disastro di proporzioni incalcolabili per persone e ambiente locali, se rapportato a quanto accaduto ai nostri militari, ma che non è mai affiorato pubblicamente.


Il rischio di una nuova escalation

Quindi, ritornando all'uranio impoverito, è più che evidente che la reazione di Putin all'annuncio della Gran Bretagna sta per altro. La Russia è preoccupata dall'intensificarsi dei rifornimenti d'armi a Kiev (carri armati, sistemi antimissili, velivoli da combattimento) e dell'addestramento dei militari ucraini che la costringerà a una nuova escalation militare, industriale e di mobilitazione di uomini, oltre a quella in atto da almeno sei mesi. Per il Cremlino, infatti, la questione vitale non è vincere, vittoria che non viene messa in discussione dal gruppo dirigente attorno a Putin, ma come si vince, a quali armi si dovrà ricorrere in una guerra che vede la Russia contro l'Occidente, e che di giorno in giorno si trasforma in lotta per la sopravvivenza per non essere umiliati, per non cedere all'idea di un ordine mondiale in cui si è vassalli. In altri termini, l'inizio e il proseguimento della "guerra patriottica" che non esclude come nel passato il massimo sacrificio di perdite di vite umane e distruzioni. Ma con una differenza rispetto al passato che sarà bene valutare e che va ben al di là della querelle sull'uranio impoverito: la Russia non permetterà, né aspetterà di vedere invaso il suo territorio, perché ha i mezzi per farlo. E forse, la mediazione cinese suggeriva proprio questo.


Note

https://it.wikipedia.org/wiki/Penetratore_a_energia_cinetica

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