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Ucraina: arrivano i tank, ma chi andrà in battaglia?

Aggiornamento: 25 giu 2023

di Vice


La conta dei tank, che l'Occidente invierà in Ucraina per contrastare l'Operazione speciale di Putin, è cominciata. Si tratta di stime ufficiose, ma su cui gli analisti militari offrono le prime interpretazioni. Caduto il veto del Pentagono sulla fornitura di mezzi corazzati Abrams, il presidente Joe Biden avrebbe cerchiato il numero 30. Da parte sua, la Gran Bretagna, "alleata" di primo piano di Kiev, sarebbe intenzionata a trasferire sul territorio ucraino 14 Challenger 2S.

A questo punto, l'attenzione si sposta sui carri della discordia, i Leopard2 che verranno trasportati all'interno del Continente europeo. Ad oggi, sono quattro le nazioni che hanno assicurato le forniture, Berlino anche ufficialmente: Olanda con 18 mezzi, Polonia 14, Germania 14, Norvegia 8, in totale 54 carri. Finlandia, Spagna, Canada, Portogallo, Danimarca, dovrebbero decidere oggi, 25 gennaio. Alla stessa stregua la Francia che ha promesso i Leclerc. Calcolo per difetto, le forze armate ucraine potrebbero disporre in tempi rapidi di quasi duecento mezzi corazzati dalla tecnologia sofisticata da opporre agli omologhi T90 e T-14 che, secondo l'ultima dichiarazione dall'ambasciatore del Cremlino a Washington, Antonov, non avranno problemi a distruggere "i carri armati americani".

Dietro la guerra "ibrida" della disinformazione dell'una e dell'altra parte, però, si fa strada la doverosa riflessione tanto sugli effetti collaterali del conflitto, che ora coinvolge direttamente i Paesi aderenti alla Nato, quanto su quelli pratici per la gestione di sistemi d'arma che sono complessi da costi elevati, che richiedono impieghi di manutenzione elevati, tempi lunghi di addestramento del personale e conoscenza estrema della logistica.

Pilotare i Leopard, i Challenger, gli Abrams e i Leclerc non come come guidare un'autovettura. Non è sufficiente girare la chiavetta d'avviamento. Ci vuole altro. Ogni tipo di carro da battaglia ha propri protocolli d'impiego, motorizzazione, centraline elettroniche, munizionamento pesante e leggero specifici, la stessa velocità di marcia è diversa e ciò impone visione tattiche non omogenee. Non sono questioni secondarie con cui misurarsi e con cui dovrà misurarsi lo Stato maggiore ucraino. Ogni carro esige poi una catena logistica efficiente, in cui l'approvvigionamento di carburante (i tank sono idrovore) potrà anche essere il minore dei problemi (ma non è detto in una guerra contro una grande potenza), e moltiplicata dai tipi di carri armati impiegati, dal sistema di puntamento, di navigazione del veicolo stesso alla visione notturna.

Anche nell'ipotesi più ottimistica, i carristi ucraini potranno pilotare i tank non prima di un anno. Tempo necessario per apprendere i protocolli di combattimento per i mezzi Nato che sono notoriamente rigidi: tutto ciò che non viene usato con una precisa sequenza, infatti, manda in blocco il sistema. Di omogeneo nella Nato vi sono soltanto i caricatori delle armi leggere, ad esclusione di quelli francesi, nazione che, com'è noto, nell'Alleanza atlantica vi sta con una gamba dentro e l'altra fuori...

Inoltre, gli stessi cannoni da 120 millimetri dei carri armati, in apparenza tutti uguali, rispondono a sistemi di puntamento diversi tra di loro rispetto agli eserciti che li hanno in dotazione. Questo, tra l'altro, potrebbe spiegare la riluttanza del Pentagono a cedere l'ultima generazione degli Abrams (l'unico carro armato al mondo spinto da motore a turbina che si trascina dietro un "esercito" di manutentori di altissima specializzazione, quindi un problema nel problema) per cui non è improbabile che Biden, in prima battuta, sia costretto a ripiegare sui primi Abrams, meno complicati, ma più semplici per l'addestramento rapido degli ucraini.

Allora, chi andrà nella torretta dei vari Leopard, i Challenger, gli Abrams e i Leclerc? Sotto quale bandiera combatteranno gli equipaggi, se non saranno gli ucraini, militari dei paesi che li hanno inviati? O, come si presume, i cosiddetti contractors, quelli che una volta erano chiamati mercenari, per evitare un coinvolgimento diretto di bandiera? Ultimo, ma non meno importante, si propone anche un'altra domanda: sotto quale bandiera parteciperanno gli specialisti dei sistemi d'arma nella guerra contro la Russia?

La Russia appunto, il cui esercito è considerato il secondo migliore al mondo anche per capacità tecnologica, ma di cui nell'Operazione speciale si è visto praticamente nulla, se non giovani coscritti mandati cinicamente al macello. Che cosa riserverà il Cremlino all'Ucraina che ha nella Nato il suo primo e ora dichiarato alleato?

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