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Menandro

Trump, il nuovo gladiatore

di Menandro


Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, pur in sovrappeso e non del tutto a suo agio in perizoma e con i glutei semiscoperti, ha deciso di indossare i panni del gladiatore, quelli che furono di Russell Crowe, promettendo come il divo di "scatenare l'inferno". Ma non in celluloide.

Trump vuole fare le cose in grande. E lo annunciato tra gli evviva dei suoi fan ancora un po' alticci dopo la sbronza per l'anniversario dell'assalto del 6 gennaio 2021 al Campidoglio di Washington D.C., episodio-chiave per reinterpretare il pensiero dei Padri fondatori che non avevano contemplato il 4 luglio del 1776 la nascita di un sogno americano allargato alla possibilità di tentare un golpe e farla franca.

Ora, rieletto a furor di popolo, Trump ha elencato agli americani come dispiegherà le sue divisioni sul suo personalissimo risiko, teatro strategico su cui lancerà le prime "campagne" di conquista per allargare l'Impero. Naturalmente per tutelare la sicurezza yankee, secondo costume che ha dato ai marines la libertà d'azione in tutti i continenti del mondo dal 1945 ad oggi.

In ordine, sul filo del suo gladio ci sono Panama, la prima da annettere, poi la ghiacciaia Groenlandia. Ai miliziani di Hamas, invece, è riservata una fine peggiore di quella che quotidianamente gli scodella dall'alto Netanyahu: sono a rischio estinzione. Destino ineluttabile se Hamas non libererà tutti gli ostaggi catturati durante il massacro del 7 ottobre 2022 entro la data del suo ritorno alla Casa Bianca, ha spiegato con la brutale franchezza che lo contraddistingue Russell Trump, in preda a un movimento irrefrenabile a stantuffo della mascella e il ciuffo agitato, che se non fosse tinto ricorderebbe molto da vicino quello di un austriaco i cui eredi sono da oggi nuovamente al potere nella Felix Austria.

Insomma, un ritorno in gran spolvero per il nuovo gladiatore che ha già messo le carte in tavola e con l'arsenale di armi convenzionali e armamento nucleare che si ritrova, con l'intenzione di fare asso pigliatutto nel suo gioco di carte preferito, la briscola.

Gli alleati europei sono avvertiti. Per esempio, chi vorrà godere dei benefici del club Nato, dovrà pagare una quota che non è più quella scontatissima degli anni della Guerra fredda, quando ci si entrava quasi con un'offerta simbolica in nome dell'anticomunismo, anche se alle riunioni che contavano, ad eccezione del 51° Stato dell'Unione, cioè la Gran Bretagna, tutti gli altri aspettavano le decisioni fuori dalla porta. Ora per ricevere le carte occorre ricominciare da 5, che non è la versione americanizzata del compianto Troisi, ma la percentuale di Pil da destinare agli armamenti.

La spartizione del mondo è soltanto agli inizi. Secondo una visione distopica o quasi, la prossima mano sarà appannaggio della Cina con il protettorato su Taiwan, mentre, soddisfatto Putin con una fetta dell'Ucraina, a fare il suo ingresso trionfale a Kiev sarà l'allegra brigata di Musk per avviare la ricostruzione in puro stile americano... follow the money.


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