Tre anni di guerra per procura: distruzione e miseria in Ucraina
Aggiornamento: 3 ore fa
di Vice
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"A tre anni dall'inizio della guerra in Ucraina, Trump inaugura un nuovo mondo per Putin", titola l'edizione on line del New York Times. Che aggiunge: "Sono emerse nuove possibilità per il presidente russo Vladimir V. Putin con un cambio di potere a Washington". Altri commenti: "L'Europa si prepara ad affrontare la Russia mentre l'America di Trump fa un passo indietro. Gli europei stanno discutendo di ulteriori finanziamenti e contemplando la presenza di truppe in Ucraina, poiché il sostegno americano appare sempre più a rischio".
Da Wall Street Journal: "Zelensky vuole condizioni migliori sull'accordo sui minerali richiesto da Trump. Il presidente ucraino ha chiesto garanzie di sicurezza e migliori condizioni finanziarie. Lo sforzo ad alta velocità del presidente Trump per porre fine alla guerra in Ucraina è in rotta di collisione con le tattiche negoziali della Russia e gli obiettivi del presidente Vladimir Putin nel conflitto".
In proposito, il profilo impietoso del presidente è schizzato da Los Angeles Times: "Nel primo mese di ritorno in carica, Trump capovolge l'approccio secolare al mondo. Sembra che il presidente stia riportando indietro le lancette dell'orologio a un periodo della storia mondiale in cui i paesi con le più grandi forze armate costruivano imperi, chiedevano tributi alle nazioni più deboli ed espandevano i loro territori attraverso la coercizione". Esplicito l'editoriale: "Trump non è un isolazionista. È un bullo e questo sta danneggiando l'influenza degli Stati Uniti nel mondo".
Dov'è allora, a tre anni dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, effetto di una serie di questioni lasciate incancrenire tra gli Stati, l'America? Quella stessa America che fino al passaggio di consegne tra Biden e Trump ha dato copertura al presidente ucraino Zelensky, legittimandone ogni sorta di annuncio propagandistico distante dalla realtà? Lo ha spiegato l'inviato speciale di Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff. Ieri, 23 febbraio, riporta ancora il Los Angeles Times, Witkoff ha dichiarato domenica allo State of the Union" della CNN "che si aspetta un accordo questa settimana per consentire agli Stati Uniti di svolgere un ruolo maggiore nello sfruttamento di preziosi minerali ucraini come il litio e altre sostanze utilizzate nelle industrie aerospaziali, della difesa e nucleari". E per meglio definire i termini tra chi ordina e chi prende ordini, è intervenuto il segretario al Tesoro Scott Bessent che ai microfoni di Fox News Channel, emittente legata a Trump, ha detto "che il piano minerario dell'amministrazione era quello di creare una partnership tra Stati Uniti e Ucraina, definendola una "vittoria per tutti". In altri termini, con una discutibile disattenzione verso le attuali condizioni di vita degli ucraini, da quando, cioè tre anni, il suo Paese ha puntato tutto sulle armi, anziché sulla diplomazia, trascinandosi dietro l'intero Occidente: "Facciamo soldi se il popolo ucraino fa soldi", ha detto Bessent. Nulla di strano, se poi il capo dello staff di Zelensky, Andriy Yermak, ha preferito abbandonare in anticipo il forum di Kiev insieme al ministro dell'Economia Yulia Svyrydenko, salvo rimediare a stretto giro di posta con una dichiarazione di circostanza, come riporta sempre Los Angeles Times, in cui affermava che con Bessent e il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump Mike Walz, si era svolta una "conversazione costruttiva". Al punto che Zelensky si è sentito autorizzato a sostenere che l'Ucraina non riconosce il debito con gli Stati Uniti, anche per non creare precedenti (leggi aiuti dell'Europa).
Lo stesso Zelensky, preoccupato dall'avvicinamento tra Trump e Putin, si è detto pronto a rinunciare alla presidenza per l'adesione dell'Ucraina alla Nato. Tipica mossa del cavallo per devitalizzare le feroci critiche miste ad insulti che gli ha rivolto nei giorni scorsi il presidente degli Stati Uniti e rimanere comunque in sella, dal momento che il consenso il patria mostra sufficienti margini di sicurezza per una sua riconferma alle prossime elezioni, una volta rimossa la legge marziale. Richiesta di adesione alla Nato, peraltro, rivolta più ai membri dell'Unione Europea che alla Casa Bianca, quest'ultima alle prese con piani geostrategici che occupano un'altra parte del globo, e tutt'altro che entusiasta di ritrovarsi un nuovo e bellicoso partner all'interno dell'Alleanza atlantica.
Le notizie che arrivano dal fronte, di cui il Pentagono è informato in tempo reale, indicano una nuova offensiva delle forze armate russe con il contemporanea ripiegamento di quelle ucraine e soprattutto, rilevano una sempre maggiore disparità di uomini in combattimento. Risultati sul campo certamente enfatizzati dagli organi di informazione russi per celebrare il terzo anniversario dell'operazione speciale lanciata da Putin con l’obiettivo di “smilitarizzare e denazificare l’Ucraina”, ma che il popolo ucraino subisce sulla propria pelle quotidianamente per i raid aerei di Mosca. L'Ucraina è allo stremo. Ed oggi, durante il vertice con alcuni leader occidentali a Kiev, secondo quanto riporta l'Ansa, il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto una "pace reale e duratura", proponendo uno scambio completo di tutti i prigionieri di guerra con la Russia come "inizio" del processo per porre fine al conflitto. Una proposta che getta la palla nel campo di Mosca e che potrebbe dare l'opportunità all'Unione Europea di rientrare in gioco con autorevolezza diplomatica, favorendo le "armi del dialogo" e non soltanto ricorrendo al distruttivo "dialogo delle armi". Del resto, in questa direzione si è già espresso il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, che avrebbe in animo di convocare il 6 marzo a Bruxelles un vertice Ue straordinario sull'Ucraina e sulla Difesa europea. Iniziativa che gioverebbe a spiazzare Donald Trump e a prendere le distanze da chi con disinvolta sfacciataggine ha scaricato nei giorni scorsi le colpe del conflitto unicamente su Biden e Zelensky ed ha assolto di ogni responsabilità la Federazione Russa davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
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