Torino, emergenza casa: sempre vecchie e nuove disuguaglianze
di Igor Piotto

La “questione delle abitazioni” si sta configurando come un’emergenza sociale, non più riconducibile, secondo il canone tradizionale, ai bisogni della parte più deprivata e marginale della popolazione, collocata ai piedi della scala della stratificazione sociale. L'emergenza abitativa è il punto di congiunzione di due tendenze.
Da un lato, essa riguarda il peggioramento delle condizioni della popolazione tradizionalmente più fragile, ma già collocata ai margini o con difficoltà di integrazione, di cui le famiglie di origine migrante rivestono un peso significativo. L’indice di disagio abitativo (Osservatorio abitativo sociale, Città metropolitana), che si compone di una pluralità di condizioni di deprivazione, registra, negli ultimi anni, un incremento che sfiora nuovamente i livelli massimi del 2015. Una componente significativa è rappresentata dalla popolazione anziana. Ricordiamo che, secondo l'Osservazione del Comune di Torino (2023), sono in aumento i nuclei famigliari rappresentati da persone sole (47,6%): dietro lo schermo della solitudine si annidano reti deboli di socialità mutualistica, problemi di autosufficienza, limitate coperture di welfare e accompagnamento, fragili garanzie di sicurezza.
Una seconda tendenza riguarda l'espansione di una “zona grigia”, rappresentata da una popolazione la cui condizione di lavoro (discontinuità occupazionale e impoverimento salariale) è tale da impedire l'accesso alla casa secondo i vincoli imposti dal mercato immobiliare (carenza di immobili, affitti insostenibili con il reddito disponibile). E' una tendenza che si addensa sul lavoro dipendente, tra soggetti con meno di 45 anni, con una forte componente femminile, in una condizione di elevata sofferenza salariale (Istat, 2022). La saldatura tra la condizione marginale e il lavoro povero (discontinuità occupazionale e compressione salariale) muta i caratteri complessivi della questione abitativa, accentuandone la pressione emergenziale. Su questo scenario intervengono fattori che riguardano il lato dell'offerta privata: affitti brevi, immobili vuoti.
Con il Comune di Torino, su proposta di “Alleanza per la casa” (Cgil Cisl Uil, Pastorale sociale e del lavoro) è in discussione un progetto di accompagnamento abitativo finalizzato a riattivare il circuito degli immobili inutilizzati attraverso il diretto coinvolgimento dei rappresentanti degli interessi, in un articolato sistema di garanzie per superare le barriere di accesso ad affitti sostenibili e le resistenze presenti nei proprietari del mercato immobiliare.
Sullo sviluppo delle politiche abitative nel nostro territorio pesano significativamente le criticità del sistema ATC (circa 27.000 unità, di cui circa 16.000 di proprietà dell'Agenzia): inefficienze organizzative, degrado degli immobili, abbandono degli inquilini, forti contrasti con gli enti locali nella gestione degli immobili in convenzione o di proprietà dell’ ATC L’indirizzo impresso dalla gestione degli ultimi anni si è rivelato privo di un respiro strategico: l’abbandono di una visione “sociale” dell’edilizia residenziale pubblica ha compromesso ogni forma di politica integrata (intersezione delle politiche pubbliche socio-assistenziali, educative, sanitarie) capace di aggredire le crescenti fratture e segregazioni sociali e rispondere alle nuove ed antiche domande di affrancamento e di tutela.
Quanta disuguaglianza può sopportare una società prima di mettere a rischio la coesione sociale? Il soggetto pubblico è un asse imprescindibile per risponde a questi interrogativi. L'emergenza abitativa impone svolte che non possono prescindere da un cambiamento radicale nella gestione degli immobili di proprietà pubblica.
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