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Federico Moine

Tanti sì alla riforma fiscale, ma dov'è la volontà di lotta al sommerso?

Aggiornamento: 16 ago 2023

di Federico Moine*

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 14 agosto, della Legge delega per la riforma fiscale offre lo spunto per alcune personali riflessioni tecniche e politiche da parte di chi, come il sottoscritto, esercita la professione di dottore commercialista e si trova dunque a vivere quotidianamente la concreta applicazione della normativa tributaria.

In primo luogo, va evidenziato che un reale giudizio lo si potrà dare soltanto nel tempo, in quanto la legge delega fissa i princìpi della riforma, ma saranno poi i tanti decreti legislativi a declinarne il contenuto operativo e dunque l’effettiva portata concreta.

Si possono però effettuare alcune considerazioni di fondo, a partire dalla circostanza che si tratta di una riforma dalla quale emerge, direi per la prima volta, una linea politica di centro destra in ambito fiscale, che era paradossalmente mancata a tutti i precedenti esecutivi di tale matrice, a partire da quelli presieduti da Silvio Berlusconi. Ciò è probabilmente attribuibile alla presenza nell’esecutivo del viceministro dell’economia e delle finanze Maurizio Leo, che è un profondo conoscitore della fiscalità italiana e che sta cercando di sfruttare un momento favorevole, in termini di maggioranze parlamentari e di coesione dell’esecutivo, rispetto all’accelerazione degli iter di approvazione dei provvedimenti normativi.

Entrando nel merito delle linee guida della riforma, che sta incontrando un notevole favore da parte di imprese e professionisti, come anche emerso da un recentissimo sondaggio del Sole 24 Ore, va evidenziato che alcuni princìpi rispondono ad esigenze da lungo tempo sentite dagli operatori, quali:

a) la sospensione degli adempimenti fiscali nel mese di agosto;

b) la possibilità di rateizzare il versamento degli acconti d’imposta annualmente dovuti nel mese di novembre;

c) la progressiva introduzione di una periodicità mensile dei versamenti dei saldi e degli acconti d’imposta da parte di imprese e lavoratori autonomi;

d) la riduzione dell’aliquota dell’IRES (imposta sul reddito delle società), a fronte di nuovi investimenti e di incrementi occupazionali;

e) la graduale abrogazione dell’IRAP;

f) la rateizzazione in 120 rate mensili di tutte le cartelle di pagamento;

g) l’introduzione di un concordato preventivo biennale del reddito imponibile per imprese e lavoratori autonomi, sulla base degli indici di affidabilità fiscale;

h) una graduale riduzione dell’Irpef per tutti i contribuenti, intervenendo sulla curva delle aliquote oggi vigenti;

i) l’introduzione di una tassazione agevolata sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario, di tredicesima mensilità e di premi di produttività.

Come si vede, gli obiettivi sono tanti e molto ambiziosi.

Molti di essi, almeno sulla carta, puntano a favorire il ritorno ad un approccio positivo verso l’attitudine a creare impresa e lavoro autonomo, soprattutto da parte dei giovani, in quanto non vi è dubbio che negli ultimi anni la propensione italiana a "mettersi in proprio" sia gradualmente venuta meno, soprattutto a fronte dell’incremento significativo dei rischi e della burocrazia che tale scelta oggi comporta. Sotto questo profilo, il mio personale giudizio sulla legge delega è senza dubbio positivo.

Nell’ambito della legge delega forse manca un più efficace richiamo alla lotta all’evasione fiscale, che continua a rimanere oggi una grande piaga per il nostro paese.

Mi permetto di dire che lotta all’evasione fiscale non è soltanto la lotta al cosiddetto "nero" che deriva dalla mancata emissione della fattura o dello scontrino fiscale, ma anche la lotta alle manovre elusive delle grandi imprese, spesso multinazionali, che trasferiscono le proprie sedi nei paradisi fiscali, pur continuando ad operare nel nostro paese. Penso che sotto questo profilo si possa e si debba ancora fare molto.

Nel quadro così delineato, rimane sempre la necessità di tenuta dei conti pubblici, ma tale esigenza non dovrebbe essere vista, come spesso è accaduto in passato, quale motivazione per rinviare l’introduzione di agevolazioni fiscali in favore dei contribuenti e dei cittadini onesti, bensì quale stimolo per una più efficace lotta all’evasione fiscale, accompagnata da una effettiva premialità tributaria in favore di coloro che operano correttamente.


*Commercialista


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