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Strage di Brandizzo: "Nuove regole per gli appalti di manutenzione nelle ferrovie"

di Claudio Tarlazzi*

Il disastro ferroviario avvenuto la notte del 30 agosto scorso a Brandizzo, in provincia di Torino, nel quale hanno perso la vita cinque operatori della manutenzione all’infrastruttura ferroviaria, ha per l'ennesima volta tragicamente acceso i riflettori su un problema che i sindacati di categoria denunciano ormai da molto tempo: quello delle procedure di sicurezza che attengono le fasi di manutenzione della rete ferroviaria. Incidenti, anche mortali, durante le fasi di manutenzione se ne contano purtroppo a decine negli ultimi anni e questo è dovuto ad un mancato adeguamento e rinnovamento delle procedure di sicurezza messe in atto. E tre giorni fa, lo scenario si è riproposto sui binari della stazione di Brandizzo ed ha visto troncate le vite di Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, di Giuseppe Aversa, 49 anni, di Giuseppe Sorvillo, 43 anni, di Michael Zanera, 34 anni e di Kevin Laganà, 22 anni. Ora, non ha più giustificazione alcuna che con le strumentazioni, con le procedure e con le innovazioni tecnologiche a disposizione, si possa lasciare ancora spazio ad errori tanto gravi. Su questo tipo di operazioni poi le aziende scaricano sui lavoratori troppa pressione riducendo spesso i tempi di lavoro al limite del necessario per non dover interrompere la circolazione dei treni e limitare il costo degli appalti; così succede che gli operatori e coloro che devono garantire la loro sicurezza, accelerino le operazioni, andando incontro a rischi gravissimi che si possono rivelare, come a Brandizzo, mortali.

Al di là delle responsabilità che accerterà la Procura di Ivrea diretta dalla dottoressa Gabriella Viglione, è innegabile quanto sia importante che le procedure vengano seguite in modo scrupoloso e che l’azienda non solo se ne accerti, ma metta anche i lavoratori nelle condizioni di poterle seguire senza il pericolo di incorrere in ritardi o ad episodi di eccessiva stanchezza, anteponendo la questione economica a quella della sicurezza. Oggi, ma non solo da oggi, purtroppo, si tende troppo spesso, non solo nel settore ferroviario, a non considerare il fattore umano nel calcolo dei tempi e dei modi di lavoro. Al contrario, è proprio il lato umano ad essere una variabile fondamentale per la sicurezza soprattutto in ambiti così delicati e pericolosi come la sede dei binari ferroviari. È poi da sottolineare l’importanza della formazione e dell’educazione alla sicurezza che continua ad essere sottovalutata.

È responsabilità di Rfi vigilare sul tema della formazione del personale e sulla verifica delle attività da parte delle ditte appaltatrici, allo stesso modo è suo il compito di controllare in maniera più ferrea il ricorso agli appalti, perché è importante considerare che forse, nel diluire gli interventi tra diversi soggetti è più facile che possano esserci mancanze ed errori che possono rivelarsi fatali.

È proprio nelle aziende appaltatrici che si verifica il maggior numero di incidenti e questo è un dato che non va preso in sufficiente considerazione. Da anni chiediamo di ridimensionare l’esternalizzazione di attività tanto delicate come quelle di manutenzione. Affidare ad aziende di medie e piccole dimensioni, molte delle quali non applicano il contratto collettivo di settore e non garantiscono ai lavoratori le tutele e la sicurezza necessarie, è il primo fattore di rischio che va assolutamente eliminato.

È più che mai urgente e noi della Uiltrasporti lo chiediamo ormai da molto tempo, che venga rivisto l’intero sistema della manutenzione agendo su quei punti critici che ogni giorno e ogni notte mettono in pericolo centinaia di lavoratori. Esiste un pericolo costante del verificarsi di altri infortuni gravi sul lavoro nell’ambito della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie. Un pericolo che i lavoratori non devono più correre.

Insieme con la Uil, il nostro sindacato ha acceso i riflettori sul tema con la campagna "Zero Morti sul Lavoro". Ma non basta, perché gli slogan, se non sono sostenuti da azioni concrete e coraggiose, si dissolvono nel tempo, si vanificano nell'immaginario collettivo e lasciano spazio soltanto ad un frustrante senso di impotenza dinanzi alle stragi che si è costretti a registrare. Contrastare gli infortuni sul lavoro è un dovere della nostra comunità. Evitare le morti sul lavoro è una battaglia di civiltà.


*Segretario Generale della Uiltrasporti

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