Storia di Yasmine, la lottatrice, e il silenzio sui 44 morti in mare
di Libero Ciuffreda
Il Mar Mediterraneo ancora una volta bussa ai nostri cuori pietrificati. Bussa alle nostre porte con un grido straziante di una bambina, in balia delle onde che aggrappata alla “vita”, ci sbatte in faccia la dura realtà.
Siamo vicini al Natale, le luci scintillano e le nostre città si trasformano in un enorme centro commerciale. Eppure nel buio della notte e in mezzo al mare, la vita di una lottatrice, di una bimba ancora senza nome, che hanno chiamato con il nome di fantasia Yasmine, sembra essere l’unica notizia capace di risvegliare le nostre assonnate coscienze, ci mancherebbe. Però, pur nella sua drammaticità, questo miracolo non ci deve bastare. Dove sono finite le storie e i corpi degli altri 44 (pare che questo sia il numero delle persone che erano sulla barca di ferro affondata a largo di Lampedusa l’altra notte), partiti dalla Tunisia, alla ricerca di un posto più sicuro dove vivere, dove sperare?
Ancora una volta si cerca di spettacolarizzare un fenomeno che non è emergenziale, ma strutturale e complesso, con una notizia e con servizi televisivi "strappa lacrime", senza affrontare il tema dei flussi delle persone migranti con responsabilità e lontano da tornaconti elettorali. La bambina ha raccontato del momento in cui sono finiti tutti in mare. C’erano due ragazzi con lei, ma la furia delle onde li ha allontanati. Un inferno di paura e di morte.
Francesca Saccomandi, di Mediterranean Hope - FCEI dell’Osservatorio Permanente di Lampedusa - le ha lasciato uno zainetto con all’interno pennarelli e un album da colorare. Nella zona del salvataggio, in acque italiane, sono state inviate motovedette per cercare eventuali dispersi e tracce dell’affondamento. Si aprirà l’ennesima indagine per naufragio e omicidio colposo plurimo, oltre che per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La Tunisia secondo il DL 158/2024 - Protezione internazionale, risulta nell’elenco dei Paesi sicuri. La bambina della Sierra Leone ancora grida, facendosi essa stessa cassa di risonanza delle voci e grida di aiuto delle altre 44 persone che hanno trovato la morte nel nostro mare.
Ora tocca a tutti noi farle risuonare fino ai Parlamenti dell’Europa e di quello italiano.
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