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Giorgio Bertola

Storia del Movimento5Stelle-21 La "sondocrazia", versione limitante della e-democracy

Aggiornamento: 23 lug

di Giorgio Bertola


Ventunesima puntata della storia del Movimento 5 Stelle scritta da Giorgio Bertola, consigliere regionale del Piemonte (Gruppo misto-Europa Verde), uno dei fondatori di quest'esperienza a Torino, le cui vicende entrano a far parte della scena politica italiana nel 2009. Con quest'ultima parte si conclude l'analisi sulla democrazia digitale.


Un ulteriore aspetto da analizzare riguardo all’e-democracy è quello relativo alla collocazione dei partiti-piattaforma o partiti digitali nel novero di tale pratica. Il partito-piattaforma[1] è uno degli esiti della crisi dei corpi intermedi, nasce all’interno di logiche partecipative, ma spesso sfocia in una partecipazione di tipo individualistico. In questa tipologia di partiti è presente un forte accento sulla democrazia diretta online; la tecnologia viene usata come modalità organizzativa e come architettura strutturale, ma al tempo stesso le piattaforme digitali di partecipazione sono strumenti di mobilitazione e spazi di discussione e decisione. Michele Sorice[2] individua cinque caratteristiche fondamentali del partito-piattaforma:

1.      La presenza di militanti attivi che costituiscono una specie di “super-popolo”.

2.      L’assenza di quadri politici, sostituiti da tecnici responsabili del funzionamento della piattaforma digitale.

3.      Presenza di un leader carismatico, legittimato dalla sua capacità di porsi come rappresentante diretto di un popolo da lui selezionato.

4.      Presenza di una struttura organizzativa con diversi livelli di comando, diversa dall’orizzontalità tipica dei movimenti sociali.

5.      Concezione individualistica della partecipazione.

Il Movimento 5 Stelle può essere assimilato a questa fattispecie. I partiti-piattaforma adottano spesso pratiche di democrazia diretta online, ma secondo De Blasio, per via delle caratteristiche sopra elencate, non possono essere considerati a pieno titolo come esperienze di democrazia digitale.

Lo studio della democrazia digitale deve tenere conto di un ventaglio molto ampio di pratiche e di processi, ma l’elemento prevalente è quello dell’utilizzo delle piattaforme digitali di partecipazione democratica. De Blasio[3] individua cinque caratteristiche comuni a quasi tutte le piattaforme di partecipazione online:

1.      Inclusione, come precondizione per l’eguaglianza sociale e per dare voce a tutti i cittadini, senza alcuna forma di discriminazione.

2.   Apertura, intesa come trasparenza del sistema e governance trasparente e condivisa, garanzia di autonomia e neutralità della rete.

3.      Sicurezza dalle minacce, dal bullismo digitale e dai discorsi d’odio, e tutela della privacy.

4.      Responsiveness, ovvero capacità di ascolto dei cittadini e di creazione di relazioni interattive.

5.      Deliberazione. Le piattaforme devono consentire processi deliberativi reali.


I limiti della democrazia digitale, ed i rischi connessi alle sue applicazioni concrete, se portate al loro estremo, sono quelli già in parte evidenziati nell’analisi della piattaforma Rousseau effettuata nelle puntate precedenti[4]. Giacomini identifica quattro principali categorie di problemi[5]: a) l’insicurezza del voto, vista la possibilità di manomissioni e di attacchi informatici; b) il digital divide; c) l’irraggiungibilità dell’ideale di partecipazione totale; d) i problemi derivanti dal superamento del concetto di rappresentanza. L’utilizzo di tecnologie digitali, in quest’ottica, deve integrare ed arricchire la democrazia rappresentativa, e non sostituirla. Secondo Pasquino e Sorice[6], in un contesto di democrazia rappresentativa la rete può essere utilizzata come sostegno a processi decisionali, su temi specifici e solo dopo adeguati momenti di approfondimento e discussione. Le piattaforme di democrazia digitale, secondo De Blasio[7], devono quindi avere caratteristiche specifiche e non limitarsi a consentire l’esercizio di un voto di tipo referendario; diversamente, più che di democrazia elettronica, dovremmo parlare di “sondocrazia”.

 


Note

[1] De Blasio, ivi, p. 117.

[2] Sorice, Michele, Partecipazione democratica. Teorie e problemi, Milano, Mondadori, 2019, citato in De Blasio, ivi, p. 118.

[3] De Blasio, ivi, p. 110.

[4] Cfr. cap. 2, par. 2.2.

[5] Giacomini, op. cit., pp. 203-221.

[6] Citati in Giacomini, ivi, p. 84.

[7] De Blasio, op. cit., p. 112.



Precedenti puntate in:


https://www.laportadivetro.com/post/storia-del-movimento5stelle-14-piattaforma-rousseau-e-l-eredità-di-gianroberto-casaleggio; 

https://www.laportadivetro.com/post/storia-del-movimento5stelle-15-piattaforma-rousseau-criticità;

    

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