Storia del Movimento 5 Stelle-4 Dalla protesta alle istituzioni
Aggiornamento: 19 dic 2023
di Giorgio Bertola
Quarta puntata della storia del Movimento 5 Stelle scritta da Giorgio Bertola, consigliere regionale del Piemonte (Gruppo misto-Europa Verde), uno dei fondatori di quest'esperienza politica a Torino le cui vicende entrano a far parte della scena politica italiana nel 2009. Gli appuntamenti ogni martedì e venerdì della settimana.
Il 2010 è l’anno dell’ingresso dei primi rappresentanti del Movimento 5 Stelle nelle assemblee legislative, seppure regionali. Il neonato movimento ottiene due seggi in Piemonte e in Emilia Romagna, mentre non riesce ad eleggere nessun rappresentante in Lombardia, in Veneto ed in Campania. Fin dall’inizio la nuova forza politica si colloca fuori dagli schieramenti tradizionali, dichiarandosi né di destra, né di sinistra. Diversi contributi definiscono il M5S come fenomeno populista[1].
Per Tarchi[2] il successo della narrazione di Beppe Grillo è «una delle punte più alte dell’espansione della mentalità populista nella politica italiana». Secondo lo schema proposto da Mény e Surel[3] le condizioni in grado di favorire lo sviluppo di soggetti politici populisti sono tre: l’indebolimento progressivo dei partiti, la crescita della personalizzazione del potere e la crescente influenza dei media. Si tratta di tre condizioni più che presenti nel contesto in cui il M5S nasce e si sviluppa; del resto sia Grillo che diversi esponenti pentastellati si definiranno a più riprese, come fieramente populisti[4].
Per quanto attiene all’organizzazione, Grillo definisce il M5S come “movimento della rete”; nel dicembre del 2009 sul blog ne viene pubblicato il “non statuto”[5]. Nel documento il M5S viene definito come una “non-associazione”, senza referenti politici, senza sedi (se non quella identificata nel blog stesso), senza tesorieri; un movimento dove “ognuno vale uno”. In letteratura si riscontrano molteplici definizioni sulla natura del Movimento 5 Stelle, soprattutto nella sua forma iniziale.
È stato definito come “partito ibrido”, che presenta contemporaneamente elementi di orizzontalità e di verticalità[6]. Rispetto ad altri gruppi di pressione nati sul web, infatti, ha una gestione molto più centralizzata ed un concetto di membership più esclusivo, in quanto vincola la partecipazione online all’iscrizione[7]. Nel contesto della politica mediatizzata[8], le sue caratteristiche possono assimilarlo ad un partito mediale o ad un partito personale, senza organizzazione sul territorio, con una leadership carismatica, non in discussione, e che trae il suo consenso elettorale dalla sua forza mediatica (sul web, in questo caso). Lanfrey[9] parla di “metaorganizzazione” che opera in una sorta di franchising, nel quale le linee politiche e comunicative vengono decise a livello centrale, mentre a livello locale viene concesso l’utilizzo del brand attraverso una procedura di certificazione.
Note
[1] Corbetta, Piergiorgio, 2013, citato in Lanzone, Maria Elisabetta, Il Movimento Cinque Stelle, Novi Ligure (AL), Edizioni Epoké, 2015, p. 37.
[2] Tarchi, Marco, Dieci anni dopo, Quaderni di Sociologia [Online], 65 | 2014, http://journals.openedition.org/qds/367, consultato il 4 dicembre 2022.
[3] Mény, Yves, e Surel, Yves, 2000, citati in Lanzone, Maria Elisabetta, Il Movimento Cinque Stelle, Novi Ligure (AL), Edizioni Epoké, 2015, p.37.
[4] https://beppegrillo.it/il-m5s-e-populista-ne-di-destra-ne-di-sinistra-fieramentepopulista/, consultato il 4 dicembre 2022.
[5] https://beppegrillo.it/grillo168-il-non-statuto-del-movimento-a-5-stelle/, consultato il 5 dicembre 2022. Il testo del non-statuto non è più reperibile sul blog di Grillo, ma si trova facilmente in rete.
[6] Biancalana, Cecilia e Piccio, Daniela R., L’organizzazione del MoVimento 5 stelle: continuità o cambiamento?, 2018: 435-462, p. 440.
[7] Mosca, Lorenzo, Problemi e limiti del modello organizzativo «cybercratico» nell'esperienza del Movimento 5 Stelle, Ragion pratica 1, 2015: 37-52, p.41.
[8] Mazzoleni, Gianpietro, La comunicazione politica, Bologna, Il Mulino, Terza edizione 2012, p. 51-58.
[9] Lanfrey, Damien, 2011, citato ivi.
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