Siamo tutti d'accordo: il Piemonte ha bisogno di verde, ma come?
- STEEME COMUNICATION snc
- 22 lug 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 23 lug 2023
di Aida dell'Oglio*

Sembra il gioco delle tre carte. Ci sarebbe da ridere se non fosse che da mesi interi quartieri di Torino sono in agitazione. Alcuni perché hanno già visto tagliare molti degli alberi che ne abbellivano i viali, e che non sembravano avere problemi di salute, altri perché minacciati di perdere le loro verdi alberate, in base ad un programma che i loro ideatori hanno etichettato come “riqualificazione ambientale”, ma che ai cittadini appare tutt'altra cosa, in particolare a quelli di corso Belgio che difendono i loro alberi. Non si può infatti disboscare il Meisino per far posto ad una Cittadella dello Sport,[1] o sacrificare chilometri di aceri negundo, dichiarati in fine ciclo vegetativo, quando dalle stesse schede tecniche fatte redigere dal Comune, nel 2022, nessuno degli aceri risulta malato, e da parecchi decenni, alcuni prima degli anni cinquanta, offrono riparo, frescura , assorbimento di Co2 e di polveri sottili, senza ricevere ormai da tempo, nessuna cura.[2] A meno di non perseguire un piano di “eliminazione”, consapevole, ad esempio tramite capitozzatura. Tra l'altro, ciò che si poteva osservare su Corso Vittorio Emanuele qualche giorno fa.
Negli stessi giorni, caso singolare, in cui il sito Targatocn.it ha pubblicato, sotto il titolo “Troppo asfalto. Il Piemonte ha bisogno di verde" che "per combattere l'inquinamento ambientale si pensa di creare dei corridoi verdi e boschi verticali con riforestazioni e parchi più grandi". Come non essere d'accordo? Tanto più che nell'articolo si legge ancora: “Una pioggia di milioni di fondi Fesr (Fondi europei di sviluppo regionale), che servirà a potenziare l'esistente e a realizzare, laddove mancassero ancora, filari stradali e boschi verticali". E a questo proposito è l'Assessore regionale all'ambiente, Matteo Marnati a spiegare tutti i benefici derivanti da tali operazioni. A lui fa eco l'assessore alla biodiversità, Fabio Carosso, che aggiunge uno sguardo sul futuro dei nostri figli: “Bisogna fare in fretta, perché in Piemonte c'è troppo asfalto. Abbiamo bisogno di verde”. In effetti, è un'affermazione che qualunque persona di buon senso sottoscriverebbe.
Così come sottoscrivo l'ultimo articolo del prof. Pietro Terna apparso sulla sua seguita rubrica "Punture di spillo"[3], in cui, nel ricordare l'importanza delle competenze professionali nel nostro agire, cita con una indiretta, quanto garbata critica (a mio avviso), l'iniziativa di corso Belgio, dove da oltre un mese si è costituito un presidio a tempo indeterminato per salvare i 241 aceri negundo che si distendono per circa due chilometri, uno dei quali, se fossero proseguiti i programmi del Comune di Torino, a quest'ora sarebbe già caduto sotto l'impeto delle motoseghe.
Conclusione. Mi viene il dubbio che non vi sia il dovuto coordinamento sul piano delle informazioni e dei propositi tra le istituzioni, in questo caso tra Comune e Regione Piemonte. A meno che, ad essere maliziosi, si sia voluto giocare uno "scherzetto" a un'amministrazione di colore diverso.
*Comitato "Salviamo gli alberi di corso Belgio"
Note
[2]https://www.laportadivetro.com/post/aceri-di-corso-belgio-il-comune-di-torino-dialoghi-davvero-con-i-cittadini; https://www.laportadivetro.com/post/corso-belgio-proviamo-a-non-rinchiuderci-nel-palazzo
Comentarios