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Marco Travaglini

Sguardi sugli autori: Albert Camus

Aggiornamento: 3 gen 2023

di Marco Travaglini

Il parco del Luberon è uno degli angoli più affascinanti della Provenza, dove la varietà di paesaggi, colori e sensazioni riempie li sguardi. Dai pendii scoscesi sui quali sorgono i villages perchés, i villaggi arroccati, fino alle terre dalle tonalità delle foglie d’autunno, ai campi di lavanda e agli uliveti è tutto un elogio della natura e del lavoro dell’uomo. Roussillon, ameno borgo dalle sfumature rossastre e ocra della terra; Gordes, arroccata con le sue case bianche su uno sperone roccioso; l’abbazia cistercense di Senanque, immersa e circondata dai campi di lavanda, esempio tra i più affascinanti di architettura monastica.

Parco del Luberon

E, più in basso, Loumarin che a differenza dei villaggi della zona non è arroccato su una roccia ma è adagiato ai piedi della Combe de Lourmarin. Con i suoi tre campanili e un fascino discreto e riservato accoglie i visitatori nelle viuzze e nei locali che propongono la tipica cucina provenzale. Un posto tranquillo, a patto di non arrivare il venerdì mattina, giorno del frequentatissimo mercato, con centinaia di auto parcheggiate a ridosso delle vie e nei pressi del castello. Ed è proprio quello che capita a noi. Costretti ad aggirare il centro di questo borgo, considerato tra i più belli di Francia, puntiamo verso la meta che ci siamo ripromessi di raggiungere: il cimitero di Lourmarin dove è sepolto Albert Camus.

Lourmarin

La morte il 4 gennaio 1960

Il piccolo camposanto del borgo dove visse i suoi ultimi anni è circondato da vecchie mura. Attorno, campi di lavanda. Le lapidi sulle tombe riportano moltissimi cognomi di origine italiana che tradiscono origini piemontesi e liguri. La tomba di Camus è essenziale, come la sua prosa. Una semplice pietra grigia con scritto, in stampatello, “Albert Camus 1913-1960”. Lo scrittore morì il 4 gennaio di 63 anni fa.

Attorno qualche brandello di arbusti sempreverdi, un oleandro lasciato crescere a dismisura, qualche fiore rinsecchito, delle matite e un mazzetto di lavanda. Al suo fianco riposa la moglie, Francine Faure. Una sua frase famosa, “Io mi ribello, dunque esisto”, può riassumere in sintesi la sua personalità. Romanziere, saggista, drammaturgo, giornalista e resistente, Albert Camus rappresenta forse più di altri l’immagine dell’intellettuale francese del dopoguerra. Decisamente impegnato nelle lotte e nei dibattiti del suo tempo, con le sue opere lucide e sincere e la sua prosa asciutta e priva di artifici, è stato uno dei protagonisti della letteratura del XX secolo.


Premio Nobel per la Letteratura

Un umanista più che un esistenzialista, scrisse libri importanti come “Lo straniero”, “Il mito di Sisifo”, “La peste”, “La caduta”. Nel 1957 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura. Aveva quarantatre anni, il più giovane letterato mai insignito a Stoccolma. Oltre che scrittore e giornalista coltivò una grande passione per il teatro che lo vide anche attore e regista. Il 4 gennaio 1960, mentre rientrava in auto a Parigi con Gallimard, il suo editore, fu vittima di un incidente nei pressi di Villeblevin, nell’Yonne. L’automobile andò a sbattere contro un albero e Camus perse la vita nell’incidente. Aveva solo 46 anni e tanto ancora da dire e da scrivere. Nel cimitero, a pochi passi dalla sua ultima dimora è sepolto Henri Bosco, un altro scrittore molto amato in Francia e troppo poco conosciuto in Italia, nonostante le origini piemontesi della sua famiglia paterna, imparentata con il fondatore dei salesiani, l’astigiano don Giovanni Bosco. Per lui una quarantina di opere che gli valsero, nel 1968, il Grand Prix de littérature de l’Académie française.

Ci viene in mente come oggi, nell’epoca della simultaneità e dei social media, non si legga più molto. Varrebbe forse la pena riflettere su uno dei moniti di Camus e farne tesoro:“…il male che c’è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della cattiveria se mancano di comprensione”.

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