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SETTIMANA FINANZIARIA. Scetticismo sull'economia Usa

a cura di Stefano E. Rossi

a cura di Stefano E. Rossi


Step down significa scendere. L’immagine letterale porta a farlo un passo alla volta. È esattamente quello che si può leggere nel grafico di questa settimana della Borsa di New York. Tutti i pomeriggi è bruscamente scesa del suo gradino quotidiano, con una preoccupante regolarità. Nonostante un recupero finale sulle aspettative della tregua in Ucraina, a fine settimana ha accumulato una perdita del -3%. Ai primi timori di ripresa inflazionistica, ora stimata al 4,9%, si è aggiunta la certezza delle pronte ritorsioni europee, canadesi e cinesi. Quindi, è stato dato il via a ribassi indiscriminati.

Oltreoceano i mercati vivono di un crescente e generalizzato clima di scetticismo sul futuro dell’economia americana. L’indice di fiducia dei consumatori scende al 57.9, il livello più basso degli ultimi due anni e gli industriali iniziano a manifestare evidenti segnali di insofferenza.

In allarme anche Tesla. In una lettera al Ministero del Commercio Usa, pubblicato martedì sul sito web governativo, lo sprona a dare garanzie di attuare politiche che, inavvertitamente, non danneggino le imprese statunitensi. Inoltre, stante l’entrata in vigore ad aprile dei dazi che impatteranno sull’automotive, ha ammonito che le società americane incontreranno difficoltà a rifornirsi delle materie prime e delle parti di assemblaggio già ora difficili o impossibili da reperire negli Usa. Infine, ha auspicato un approccio più graduale, che dia il tempo alle imprese di predisporre una catena di fornitura locale e permetta di adottare misure appropriate per l’approvvigionamento delle componenti.

Quello della filo-governativa Tesla, ovviamente, non è un caso isolato. Centinaia di altre lettere, ben più infuocate, hanno assalito in questi giorni l’indirizzo di posta elettronica ministeriale.


Record le quotazioni dell'oro  

L’introduzione incrociata di dazi iniziata da Trump e ormai rimbalzata ovunque per le contromosse avversarie, ha provocato l’aumento di tutte le materie prime metallifere e una vera e propria corsa all’oro. La speculazione è in parte motivata dal tentativo di anticipare, con gli acquisti agli attuali prezzi e tariffe, gli effetti dei rincari per le manovre fiscali sull’interscambio internazionale.

Nella giornata di venerdì l’oro ha superato, per la prima volta nella storia, quota 3 mila dollari l’oncia. Ma le previsioni degli analisti sono di considerare l’attuale come una fiammata di breve periodo, per cui il metallo giallo dovrebbe ben presto ritracciare verso quota 2.756 dollari e restarvi fino a fine anno.

È una Piazza Affari con andamento ad U, quella di questa settimana. Dapprima si spaventa sull’onda dei mercati internazionali, poi segue le Borse europee e recupera bene.


Telecom, scommessa vinta

Sugli scudi c’è il titolo Telecom, +7,96%. Beneficia già da tempo dei favorevoli giudizi degli analisti, che con i trascorsi rialzi del titolo avevano dimostrato di apprezzare il piano di ristrutturazione aziendale. Venerdì il Dipartimento Research (ricerche) di Barclays ha rincarato il prezzo al quale deve tendere il valore dell’azione, cioè, come si dice tecnicamente, ha aumentato il target price. Così, Telecom Italia sta nuovamente volando sulla previsione, considerata ormai più che attendibile, del ritorno alla distribuzione dei dividendi, per un ammontare di 350 milioni di Euro nel 2025 e di un ulteriore milione di Euro nei due anni successivi.

Corrisponderà a una remunerazione dell’attuale prezzo dell’azione di circa l’8%, che tiene conto anche delle plusvalenze miliardarie del ricorso vinto al TAR per imposte non dovute e della cessione di Open Fiber, rientrata al fotofinish nell’operazione di cessione della rete secondaria, quella che serve le utenze, al Fondo americano KKY.

Perciò, il riconoscimento di Barclays Research si direbbe quasi dovuto e raffigura un ulteriore successo per le strategie del A.D. Labriola, artefice dell’inversione di tendenza di un gruppo che sembrava destinato a soccombere sotto il fardello di un lungo ciclo di perdite di bilancio.


Gucci paga larrivo di Demna

Sul fronte opposto, si affossa l’azione Kering, holding della moda che detiene il brand Gucci. Il marchio, che da solo concentra più della metà dei ricavi e degli utili del gruppo, è stato messo nelle mani di un nuovo e controverso direttore artistico, il giovane georgiano Demna. È il primo stilista non italiano al quale viene affidata la guida da oltre vent’anni. Porta con sé un bagaglio di successi commerciali, ma anche alcune campagne pubblicitarie molto avversate, per le immagini con richiami al sadismo e alla pornografia infantile. Azionisti e investitori si sono dichiarati sorpresi e hanno dimostrato con i fatti di non aver gradito l’investitura.

Per tornare a qualcosa di pulito, brilla la prestazione di Alerion Clean Power, +8,59%, società di produzione e gestione di impianti eolici che ha pubblicato ottimi dati di bilancio 2024, cioè EbitDA di 188 milioni (+36%) e utile netto di 96 milioni di Euro (+94%), nonostante una ventosità significativamente inferiore alle medie stagionali.

 

Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli

I Tori: Leonardo +9,26%, S. Ferragamo +8,78%

Gli Orsi: Softlab -13,77% Kering -9,31%

FTSE MIB: +0,16% (valore indice: 38.655)

 

 

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