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SETTIMANA FINANZIARIA. Borse ancora sull'ottovolante

a cura di Stefano E. Rossi


Immaginiamoci un momento di riflessione solitaria del presidente Donald Trump nello Studio Ovale. L'uomo più potente del mondo che interroga l’intelligenza artificiale, forma contemporanea dello "specchio delle mie brame" della matrigna di Biancaneve. La domanda è facile immaginarsela: chi è l’uomo più famoso al mondo? Interrogativo che fino a pochi giorni riceveva una risposta scontata: il calciatore Cristiano Ronaldo, cioè il primo a superare il miliardo di followers sui social. Ma ora, ne siamo certi, non è più così.

In questi giorni l’hanno pensato intensamente centinaia di migliaia di investitori in azioni delle Borse del pianeta, decine di milioni di tranquilli risparmiatori coi soldi affidati alle banche e quelli, ancor più fiduciosi, iscritti ai fondi pensione. Lo stanno sognando di notte, nei peggiori dei loro incubi, i lavoratori delle fabbriche europee e, anche, i piccoli imprenditori delle tante aziende delle innumerevoli filiere produttive sparsi nei più remoti distretti industriali del nostro continente. The Donald, adesso, è il più nominato nei telegiornali, indiscutibilmente, e crediamo pure nelle imprecazioni. È la dimostrazione che, alla lunga, l’impegno paga...

Il bollettino delle Borse a partire dal 2 aprile è sconfortante. Meno 4,39% a New York, meno 8,35% a Londra, meno 9,50% a Parigi, meno 11,51% a Milano, meno 6,06% a Tokyo, meno 9,73% a Hong Kong, meno, meno, meno ovunque. La mela avvelenata stavolta l’hanno morsicata i mercati. A posteriori, viene da pensare che la cosa migliore da augurarsi sarebbe stata quella che fossero le Borse di tutto il mondo ad addormentarsi. Ma così non è stato. Anzi, per molti, è stato come un brusco e doloroso risveglio da una bella promessa che però si è rivelata una bugia, un inganno.

Dall’annuncio dell’introduzione dei dazi, il colore rosso è stato la costante che, per quattro lunghi giorni, ha accomunato i monitor degli operatori finanziari del pianeta. Poi, martedì, un fugace respiro fuori dall’acqua e, subito dopo, di nuovo giù. E così di seguito fino alla chiusura di questo fine settimana. Borse a giorni alterni su e giù come la marea del Mar Cinese inferiore, lo stesso dei racconti di Salgari, lo stesso delle gesta di un Sandokan e i suoi pirati di Mompracem, che non ci stupirebbe più se uscissero, anche loro, dalla dimensione fantastica.

Tornando a Washington, Janet Yellen, ex Presidente della Fed, la banca centrale americana, ha definito la politica dei dazi la peggior ferita autoinflitta della storia. Ha anche previsto nuovi rischi di recessione dell’economia Usa, stimando che le ripercussioni della guerra commerciale, al di là delle rassicurazioni del presidente Usa, potrebbero costare a una famiglia media americana fino a 4.000 dollari l'anno. In un’intervista alla CNN ha imputato la recentissima retromarcia sui dazi alle vendite massicce dei titoli di Stato, che se proseguissero, potrebbero davvero iniziare a innescare instabilità finanziaria, che è certamente qualcosa che dovrebbe destare preoccupazione.

Il titolo di riferimento Usa è il Treasury Bond con scadenza a dieci anni. Nell’arco di una settimana il suo rendimento è passato da un minimo del 3,99% a punte del 4,59%. Se è vero che ancora non sta uscendo fuori dal corridoio di quotazione degli ultimi due anni, a stupire è la sequenza e la verticalità delle oscillazioni, che fanno presupporre la propensione a una pericolosa volatilità.

Però, le case di brokeraggio di New York sono convinte che siamo vicini ai massimi. Significa che dovremmo aver raggiunto quel tetto dei rendimenti oltre il quale lo Stato americano non dovrebbe pagare maggiori spese per interessi. Lo vedremo. A volte, la perdita di credibilità internazionale di una amministrazione può giocare brutti scherzi.

Le valute estere si sono tutte apprezzate sul dollaro. Il rapporto con la moneta europea ha toccato un massimo di 1,142, segnando un rafforzamento dell'euro che non si vedeva dal dicembre 2021.

Anche l’oro raggiunge nuovi massimi con gli odierni 3.245 dollari l’oncia. La sua salita sembra irrefrenabile e la ripidità del grafico degli ultimi giorni non denuncia esitazioni.

A Piazza Affari la settimana è stata caratterizzata da una fase iniziale di depressione, che poi si è tramutata un andamento altalenante molto selettivo. Hanno recuperato parte delle perdite i titoli finanziari e bancari, mentre i titoli del comparto energetico e automotive hanno continuato il trend negativo.

 

Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli

I Tori: Nexi +5,91%, Unicredit +5,60%,

Gli Orsi Stellantis -12,64%, Eni -11,91%

FTSE MIB: -1,80% (valore indice: 34.027)

 

 

 


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