SETTIMANA FINANZIARIA Borsa, "effimeri" rimbalzi
- a cura di Stefano E. Rossi
- 7 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 14 mar
a cura di Stefano E. Rossi

Martedì nero per le azioni in tutto il mondo. A Piazza Affari si è visto uno scivolone del -3,40% causato dalla conferma dell’entrata in vigore dei super-dazi in Canada e Messico e dal raddoppio di quelli cinesi. Immediate sono subito arrivate le risposte di ritorsioni di segno opposto. Il giorno dopo, il rimbalzo di Borsa ha permesso di recuperare interamente le perdite, ma, non mostrando una sufficiente stabilità nelle sedute successive, è apparso quantomeno effimero.
Vedremo presto se si sarà trattato del primo robusto campanello d’allarme del rallentamento di un trend di crescita ininterrotta, che era iniziato a metà dicembre o, addirittura, della sua inversione di tendenza.
Contrastati anche i mercati obbligazionari dell’area Euro. Scendono i tassi a breve e s’innalzano quelli a lungo termine. Per le tasche dei risparmiatori, in soldoni, calano i Bot e sale il Btp.
La BCE ha abbassato dal 2,75 al 2,50% il tasso di riferimento, quello che una volta chiamavamo tasso di sconto. Lo fa dichiarando che le tensioni inflazionistiche resteranno sotto controllo, anche se poi fa correggere il tiro per voce di alcuni consiglieri, che tolgono ogni dubbio su altri possibili ritocchi al ribasso.
Le affermazioni del controllo dell’inflazione in Europa, però, paiono in contrasto con le effettive e più recenti dinamiche di alcune sue componenti. È vero che a febbraio l’indice generale si è ridotto su base annua dal 2,5 al 2,4%. Però, riguarda solo la contrazione del costo dell’energia, prevalentemente di quel mese e quasi esclusivamente in Francia. Sono invece saliti i beni industriali non energetici (+0,4% mensile), i servizi (+0,7%) e gli alimentari (+0,4%). Diciamo …tutti, meno uno.
La scelta di giovedì della BCE porta con sé non pochi vantaggi per i debiti delle imprese e dei privati. Già sulle aspettative di riduzione, da inizio marzo era migliorato il parametro Euribor a 1 mese, ora al 2,48%. I mutui a tasso variabile avranno rate mensili più leggere. Peggiorano invece i mutui a tasso fisso, legati a un altro parametro, l’Euroirs, che invece è cresciuto del +0,35% in poco più di una settimana.
Anche i rendimenti degli investimenti a tasso fisso hanno preso a salire da tempo. I Btp a 10 anni sono passati dal 3,17% di inizio anno all’attuale 3,90%. Non male per chi ha aspettato a comprarli adesso, che si trova con guadagni saliti del +23%. Chi li aveva presi tre mesi fa, invece, se li vuole vendere si troverà a perdere un po’ di capitale. La cedola era inferiore all’attuale e, quindi, adesso è fuori mercato. È per questo motivo che il valore di Borsa delle obbligazioni e dei titoli di Stato è sceso in proporzione.
Infine, di questo improvviso aumento dei rendimenti ha beneficiato il rapporto Euro-Dollaro. Nella giornata di venerdì, la moneta unica europea ha toccato per ben tre volte quota 1,0869, nuovo massimo da inizio anno.
In Borsa vince la guerra, mentre i marchi del lusso ne escono sconfitti. Per fare alcuni esempi, Ferragamo, per la comunicazione di forti perdite di bilancio, crolla di quasi un quarto del suo valore. Va giù Cucinelli del -10,88%, Louis Vuitton -8,64%, Ferrari -8,38% e Moncler -6,26%.
Sale la solita Leonardo, ma ancor più alcune mid-cap, come Buzzi Unicem, che corre alla notizia della possibile costituzione di un maxi fondo per le infrastrutture da 500 miliardi di Euro in Germania, dove la società è il secondo produttore di cemento. L’euforia risponderebbe a uno dei primi provvedimenti di allentamento delle regole costituzionali. Erano finora molto restrittive a tutela del debito pubblico tedesco, ma ora è prevalente l’esigenza di superare la lunga fase di recessione economica. E non solo, anche i nervi sociali scoperti dall’accesa conflittualità politica.
Crolla Amplifon nonostante i buoni risultati contabili del 2024, da poco diffusi. Ha chiuso l’anno in utile, con un dividendo agli azionisti identico all’anno precedente. È stato realizzato un buon +7% di ricavi e l’azienda prevede, prudenzialmente, un ulteriore incremento del 5-10% per il 2025. Ma l’appendice al bilancio di Amplifon ha anche ricordato a tutti il buon incremento della sua quota di export negli Usa, salita del 18% e ovviamente soggetta a dazio. La società ha superato i 10 mila punti vendita nel Nord America e il fatturato di quell’area ha raggiunto il valore di un terzo dell’intero giro d’affari europeo. Una buona notizia, ma, di questi tempi, anche una buccia di banana per qualsiasi titolo azionario.
Per concludere, l’occhio casca sull’indice FTSE MIB. Il fine settimana segna l’interruzione della tendenza al rialzo che l’aveva a lungo caratterizzato. Per ora è soltanto uno zero virgola, ma potrebbe anche essere un primo segnale d’avvertimento. Le prossime oscillazioni sono da osservare con particolare attenzione.
Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli
I Tori: Buzzi Unicem +18,23%, Leonardo +12,03%,
Gli Orsi: S. Ferragamo -22,78%, Amplifon -14,47%,
FTSE MIB: -0,16% (valore indice: 38.592)
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