"Settegiorni", la memoria della sinistra Dc e di una stagione irripetibile
di Luca Rolandi
La rivista settimanale “Settegiorni in Italia e nel Mondo”, fondata da Carlo Donat-Cattin, nasce nel giugno 1967 a Roma e sarà pubblicata in 366 numeri fino al luglio 1974. È stata la rivista che più di ogni altra ha accompagnato una generazione di giovani cattolici lungo quasi un decennio di forti tensioni e cambiamenti. Attraverso la rilettura della storia e dell’esperienza sulle pagine di Settegiorni sarà possibile cogliere anche le idee per le quali Carlo Donat-Cattin ha sempre lottato, idee che hanno segnato la storia nazionale, con significativi riflessi sul dibattito europeo e sulla contemporaneità e che oggi, libere dai condizionamenti del passato, potrebbero ancora una volta essere principi di ispirazione, trovando nuovo senso e nuovi interpreti.
Il ruolo della corrente Forze nuove
A Roma presso la biblioteca del Senato si è tenuto un convegno sulla rivista che oggi digitalizzata e conservata presso la Fondazione Carlo Donat-Cattin di Torino al Polo del '900 è uno strumento e una fonte storica fondamentale per capire la politica italiana a cavallo tra due decenni decisivi i Sessanta e i Settanta del XX secolo. Ne hanno parlato tra gli altri gli storici Pombeni, Guasco, Traniello, e testimoni e scrittori come Marcelle Padovani, Gian Giacomo Migone, Raffaele Morese, Pino Di Salvo redattore capo del settimanale, mentre sotto la guida della presidente Maria Pia Donat-Cattin e il direttore Gianfranco Morgando i ricercatori e archivisti della Fondazione Donat-Cattin Valeria Mosca e Maria Schirripa coadiuvati da Andrea Calzolari hanno presentato il progetto di digitalizzazione di tutti i numeri della rivista.
Settegiorni, rivista figlia dell’area della sinistra Dc e legata idealmente alla corrente di Forze Nuove, nasce in un momento delicato della storia del movimento cattolico e resta un unicum nel panorama dell’editoria nazionale generalista. Oltre la dimensione di molta pubblicistica cattolica ufficiale o legata ad associazioni e movimenti. Il clima è quello del post-concilio e delle numerose correnti che, nell’ambito politico-cattolico, concepiscono il proprio impegno al di fuori del raggio d’azione della Democrazia cristiana. La delusione per i governi di centro-sinistra a guida Aldo Moro, che avrebbero dovuto, a detta di tali settori, affrontare le sfide imposte dal boom economico in maniera maggiormente incisiva e progressista, e gli spazi di libertà che il Vaticano II apre ai cattolici nella sfera temporale hanno come esito il progressivo scollamento di una parte dei cattolici impegnati in politica, ponendo in crisi il collateralismo tra la Dc e le organizzazioni d’ispirazione cristiana come l’Azione cattolica o la Cisl. La ricchezza del dibattito cattolico extraparlamentare è rappresentata dal fiorire di numerose riviste, molte delle quali partecipano al convegno culturale di Lucca dell’aprile 1967, I cattolici italiani nei tempi nuovi della cristianità, mediante il quale la Democrazia cristiana tenta di riallacciare i rapporti con le correnti indipendenti.
Suscitare dibattito e creare cultura politica
Se la mediazione fra partito e cultura cattolica extraparlamentare non trova esiti correttivi significativi nella politica democristiana, Settegiorni si configura come quella zona di frontiera dove si instaura un dialogo tra “cattolici senza partito”, mondo socialista e comunista, esponenti della sinistra Dc che, pur senza rompere col partito, non risparmiano critiche allo stesso. Da questo punto di vista è chiara la scelta dei due direttori, Ruggero Orfei e Piero Pratesi, figure di spicco della cultura cattolica extrapartitica, i quali rappresentano una sfida aperta all’establishment cattolico, ecclesiastico e democristiano. D’altronde, l’obiettivo conclamato è quello, nelle parole di Orfei, di «suscitare dibattito e creare cultura politica», dando forma a un nuovo polo che colmi il vuoto d’identità che investe la politica cattolica ufficiale. Settegiorni include una densa rubrica di politica estera, solitamente una delle prime a comparire nelle colonne del periodico, documentando con rigore i più importanti eventi internazionali del settennato di edizione della rivista, tra cui la guerra del Vietnam e i fragili equilibri del Medio Oriente. Alimenta inoltre il dibattito culturale: figurano approfondimenti ed interviste ad accademici ed intellettuali di grande profilo, come Marshall McLuhan.
Firme illustri: da Adriana Zarri ad Italo Moscati
L’evoluzione della società e in particolare delle “forze nuove” è seguito con inchieste sui giovani e sui temi connessi al mondo del lavoro. La rubrica Religioni, oltre a documentare le vicende cattoliche post-conciliari, ha un’impostazione ecumenica: trovano posto approfondimenti e tentativi di dialogo con le altre chiese cristiane. Firme illustri di personalità del mondo cattolico e laico: Adriana Zarri, Sandro Magister, Luigi Accattoli, Italo Moscati, Alberto Papuzzi, Pippo Ranci e tra gli altri. Per questo la rivista mantiene viva l’attenzione alle novità provenienti dai fermenti sociali a cavallo tra anni Sessanta e Settanta, dalle forze vive del rinnovamento, costruendo ponti con le altre formazioni che intendono accogliere tali voci e costruire una politica capace di guidare il processo sociale. Siamo negli anni del Post Concilio e del movimento studentesco del ’68 e quello operaio dell’Autunno caldo, del cambio di paradigma della società nei costumi e nei consumi. E la rivista di Orfei li segue con una profondità unica forse come e meglio dei suoi competitori L’Espresso, Panorama e L’Europeo. Analizzare l’attività, le tematiche, l’impegno politico-culturale di Settegiorni, la cui raccolta conservata nell’Emeroteca della Fondazione Donat-Cattin è l’unica completa censita sia in biblioteche piemontesi che in Opac-SBN, significa anche ripercorrere otto anni di storia politica italiana in un periodo cruciale dell’Italia repubblicana, per farne partecipe la comunità, perché la conoscenza e la memoria storica costituiscono il momento primo di ogni azione di tutela.
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