Sergio Giunta, addio a una bella persona di sport
di Mirko Ferretti
Con Sergio Giunta se ne va, all'età di 75 anni, innanzitutto una persona franca, aperta, di carattere schietto e ultimo, ma non meno importante, un vero uomo di sport, molto apprezzato dai tifosi e anche dai giornalisti per la sua naturale comunicativa.
Campioncino di calcio in erba, Giunta era andato a giocare nella stagione '70/71 ad Aosta con i rossoneri in serie D e, come ho avuto modo di leggere nelle cronache che ne riportano pezzi importanti di vita, era stato uno dei punti di forza di quella squadra. Non è difficile crederlo, non soltanto per le sue capacità calcistiche, ma per la sua lealtà che, chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, ed io sono tra quelli, ha apprezzato.
La sua seconda vita sportiva, era poi cominciata da massaggiatore e fisioterapista, sempre a Torino, sotto le due bandiere, granata e bianconera, Giunta è stato per i giocatori anche un amico e un confidente, grazie alla sua capacità di stemperare le situazioni, ridurre le frizioni che inevitabilmente scoppiano negli spogliatoi di calcio, come di qualunque altro sport di squadra, dove età, ambizioni e personalità spesso ancora acerbe possono contribuire ad alimentare contrasti e tensioni.
Personalmente, ho conosciuto Giunta nel 1985, quando ritornai al Torino calcio in qualità di capo degli osservatori, dopo l'indimenticabile stagione della seconda metà degli anni Settanta, quello dell'ultimo scudetto con Gigi Radice allenatore, Giorgio Ferrini suo vice, ed io allenatore della Primavera e, successivamente, numero due per la prematura morte dell'indimenticabile "capitano".
Da metà degli anni Ottanta e fino al 1991 ho avuto così modo di vedere al lavoro Sergio Giunta, di scoprirne la sensibilità umana, complice anche mio figlio Ivan che all'epoca giocava nel Torino e con il quale aveva stabilito un sincero rapporto di amicizia, e il contributo dell'amico fraterno Gigi Radice, nella sua seconda fase granata, a lui legato da autentica stima. Una stima tra Gigi e Sergio che, come avevo modo di constatare dall'esterno, rafforzava la serenità dell'ambiente, peraltro galvanizzato dal secondo posto in campionato conquistato nella stagione '84-85 alle spalle del Verona di Osvaldo Bagnoli, e dal quarto posto nella stagione successiva.
Nel 1994, con l'incipiente crisi finanziaria e calcistica del Torino calcio, entrato nel tritacarne mediatico e giudiziario per i guai causati dai vertici societari, Sergio Giunta ritornò alla Juventus, pronto sui blocchi di partenza per vivere la grande stagione di Lippi, della "squadra operaia", capace di vincere su più fronti grazie alla "fame" di vittorie dal suo allenatore e giocatori. Un "peccato" che noi granata riuscimmo a "perdonargli". Per Sergio Giunta era doveroso fare un'eccezione.
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