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Seconda giornata dei lavori: osservando l'attività del Sinodo

di Piera Egidi Bouchard


Seconda giornata del Sinodo Valdese, dopo la solenne apertura di domenica scorsa, in corso di svolgimento a Torre Pellice. Ma come funziona il Sinodo? Vediamo.


E’ un meccanismo complesso, fatto di 180 membri circa (i pastori sono presenti ogni anno a turno, in numero fisso, per evitare una clericalizzazione; essi in quanto “corpo pastorale” hanno momenti specifici di riunione e dibattito su singoli temi). I Deputati (non i “delegati”, in quanto hanno libertà di decisione, non sono legati alle posizioni delle loro chiese di appartenenza) sono stati eletti nelle loro comunità, quelle “autonome”, che hanno un numero tale di membri da poter eleggere il loro pastore; le piccole comunità possono inviare un loro deputato ogni tot numero di anni, a rotazione.


I poteri della "Commissione d'Esame"

L’attore principale del Sinodo non è la Tavola, organo di governo –  ogni membro, donne e uomini, laici o pastori e diaconi, eletto ogni anno per un massimo di 7 anni, così come il moderatore - bensì la “Commissione d’Esame”, che viene eletta alla fine di ogni Sinodo, e si insedia nel mese di luglio con pieni poteri di controllo su tutti i documenti e le decisioni prese dalla Tavola nell’anno trascorso.

E’ il principio del bilanciamento dei poteri, e dall’antico funzionamento delle chiese riformate gli storici osservano che presero spunto le prime organizzazioni parlamentari. Si tratta, per così dire, di una magistratura inquirente, e durante il Sinodo il moderatore e i membri della Tavola replicano, intervengono, ma è la Commissione d’Esame che ha il potere di proporre l’ordine dei lavori, il calendario, i vari ordini del giorno da sottoporre alla discussione dell’assemblea. La quale è presieduta a turno da un Presidente e un Vicepresidente, anch’essi eletti alla fine di ogni Sinodo per l’anno successivo (incarico importante e faticoso, che comporta  capacità di guida e di gestione, secondo lo studio preciso dei regolamenti). La Tavola e la Commissione d’Esame presentano ai deputati due distinte relazioni, prima dell’inizio dei lavori. A un osservatore esterno, come chi riferisce nel lavoro giornalistico, è molto difficile comprendere questo meccanismo...

Sui vari provvedimenti l’assemblea discute, propone, vota. Se lo ritiene, di fronte a troppe perplessità e critiche, la Commissione d’Esame può ritirare la sua mozione, riformularla e ripresentarla a una successiva discussione e votazione. Questo è il motivo per cui su tanti temi importanti il Sinodo non conclude subito, per dare tempo ai deputati di confrontarsi e ripensarci; certe volte singole decisioni - particolarmente quelle più delicate, come sui problemi etici - vengono rimandate per ulteriore approfondimento alle singole comunità. Questo è stato l’iter ad esempio dell’accettazione del pastorato femminile: ci sono voluti 14 anni di discussioni dei Sinodi e delle comunità!

La "Giornata Miegge"

Succede perciò che il Sinodo si occupi dei temi più vari, dalla formazione dei pastori, all’evangelizzazione in una società sempre più secolarizzata, al ruolo di chi visita le carceri, al funzionamento di singoli istituti, alla diaconia: un’intera generazione di pastori, molto validi, raggiunti i 70 anni, va ora in emeritazione, e soprattutto le chiese più piccole si trovano prive di cura pastorale, affidate a predicatori che però ruotano e non possono ovviamente curarsi dello specifico lavoro pastorale, che significa tra l’altro non solo studi biblici e catechismi, formazione dei bambini e dei giovani, ma anche attenzione alle famiglie, ai problemi loro e di ogni singolo membro, e la “cura d’anime”. E’ un problema che riguarda anche molte parrocchie cattoliche nel nostro paese... Siamo diventati un popolo così ingeneroso di tempo e di forze per occuparci degli altri?

Intanto, a latere dei lavori, ci sono vari momenti di approfondimento, sia di storia che di attualità. Questo aspetto  è stato affrontato prima dell’inizio dei lavori nella consueta  “Giornata Miegge” (dal nome di uno dei maggiori teologi italiani del passato secolo, Giovanni Miegge), quest’anno, che è incentrato sulle celebrazioni degli 850 anni dalla nascita del movimento valdese, col titolo “Uno sguardo indietro al futuro”, che ha sviluppato tre filoni: l’ecumenismo, i legami internazionali con altre chiese, il rapporto tra chiesa e società.

La moderatora Alessandra Trotta (nella foto) ha sottolineato l’importanza di una “coscienza storica”, che significa avere consapevolezza del passato , ma non deve essere una “memoria- soffitta”, bensì un radicamento che dia la possibilità di capire il presente e di guardare al futuro. Il prof. Paolo Naso (Università La Sapienza di Roma) ha quindi denunciato i rischi del “presentismo”, affrescando un quadro storico generale illustrato dall’opera sulla Storia dei valdesi in 4 volumi e da oltre un centinaio di firme di studiosi di varia provenienza.


Gli interventi internazionali al Convegno

Presieduto da Michel Charbonnier, pastore di Torre Pellice, il convegno ha dato voce quindi a interventi “esterni”, anche in campo internazionale. Il prof. Euan Cameron (Union Theological Seminary, New York)  ha ripercorso le fasi della storia valdese, da movimento medioevale ad adesione alla Riforma. Il prof. Antonio Autiero (Università di Münster), teologo cattolico, ha sottolineato come ogni chiesa si muova tra "fedeltà e creatività, memoria e profezia". La prof. Marta Margotti (Università di Torino) ha preso in esame le “sei generazioni” di valdesi dal dopoguerra ad oggi, caratterizzate dalla stretta relazione tra chiesa e società sotto vari aspetti: l’antifascismo, l’impegno delle donne, i diritti civili, l’ambiente, la multiculturalità, la bioetica, l’accoglienza di migranti e rifugiati, i diritti Lgbtqi. Anche la pastora Emmanuelle Seyboldt (presidente del Consiglio della Chiesa protestante unita di Francia) ha analizzato il presente, e in particolare la crescente crisi politica e i rischi di crescita dell’estrema destra, e ha invitato a riconoscere le radici del fascismo e del populismo, contrapposte al messaggio cristiano e alla tradizione democratica delle nostre chiese.


 

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