Scuola, la "Bibbia" d'ogni giorno
A scuola, proviamo a metterci nei panni di professoresse e professori, certi giorni ci vuole una pazienza. La pazienza di Giobbe.[1] Tanto per essere chiari, se si va su Google si trova questa definizione del proverbio: "Essere molto pazienti, sopportare con rassegnazione molestie, ingiustizie e tribolazioni".
Già al mattino, e si prosegue nell'immedesimazione del docente-tipo, non ha ancora posato l'indumento pesante, che suonano le Trombe del giudizio, per rimanere nell'Antico Testamento, Apocalisse 8:6-9:19 e 11:15-19. Dopodiché subentra l'affanno lungo il corridoio che conduce alla fossa dei leoni, che non è una curva ultra calcistica, ma molto le si avvicina; la borsa dei libri è pesante, ma il docenti, soprattutto se è di sesso femminile, confida nella disponibilità di qualche Buon Samaritano che offre il suo aiuto. Si arriva in classe ed è la solita Arca di Noè, priva però di pathos, per contro ci vuole l'anzianità di Matusalemme per contare e sistemare gli allievi, prima di dare inizio ad una delle piaghe d'Egitto, che sono purtroppo ben più di quelle ufficiali..., ovvero il giro di interrogazioni.
Tendenzialmente, i volontari che nei giorni precedenti si erano offerti in sacrificio sono spariti, secondo l'intramontabile motto non scritto che nessuno vuol essere il capro espiatorio. Lo stallo, s'impone ancora uno sforzo di immaginazione, è risolto da un povero Cristo, che si immola per salvare tutti. Prevedibile copione.
Suona l'intervallo e nel corridoio c'è animosità. Non ci vuole molto a comprendere che qualcuno deve avere seminato zizzania, perché il docente deve dividere i due "fratelli" prima che si ammazzino come Caino e Abele. Uno dei due recita il mea culpa, ma è troppo tardi. In questo caso, obtorto collo, il docente diventa un moderno Ponzio Pilato, se ne lava le mani, e piazza una croce per due: "occhio per occhio, dente per dente", una nota sul registro a futura memoria, ammesso che la memoria ancora abbia diritto di cittadinanza nella scuola italiana.
Più per legge di grandi numeri che per fortuna, nell'ora successiva il docente apre la porta sul suo personalissimo Paradiso terreste, la classe in cui almeno un allievo, ovviamente di nome Paolo, viene folgorato sulla via di Damasco, annunciando urbi et orbi la lieta novella: ha deciso di mettersi a studiare per recuperare le insufficienze. Quale docente non sarebbe disposto ad accogliere una pecorella smarrita, anche a costo di lasciare le altre 99? Chi è senza gregge alzi la mano!
Superato lo stupore, il nostro docente s'infila in una buca, pardon, nella cosiddetta ora buca, e comincia a correggere i compiti. Un'altra fatica biblica che lo riporta al Salmo 127:1: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode". Comunque, ne vale la pena si consola, perché alcuni sorprendono: sarà opera dello Spirito Santo. Altri sono compiti scopiazzati, ma è l'età, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma ve sono anche di interessanti nella forma e nella sostanza: bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Su quelli che hanno "tagliato", però, il docente cala la sua ira che diventa rabbia. A nulla valgono il Salmo 37:8 - Cessa l'ira e abbandona l'ira; non preoccuparti: porta sola a fare male - o i Proverbi 15:1 - Una risposta gentile allontana l'ira, ma una parola dura suscita l'ira - , né tempera la sua volontà di vendetta l'immancabile Paolo che nella Lettera agli Efesini dice: "l'ira al peccato non è sbagliata, ma peccare con l'ira è sbagliato".
Alea iacta est: il docente non perdona e per i rei prepara una verifica tremenda: muoia Sansone e con lui tutti i Filistei! E guai a chi crede di uscirne con le geremiadi di comodo; che studino!, dice tra sé il docente, preparando un giudizio Salomonico. Nel frattempo, per non avere sensi di colpa e vivere nel rispetto dell'Altissima autorità statale, dà un'occhiata al registro e al suo diluvio di circolari; costernato, deve ammettere anche a sé stesso che non c'è niente di nuovo sotto il sole. Alle due PM, alleluia, alleluia, la mattinata è finita, non rimane che affrontare il Collegio dei docenti davanti al Sinedrio e lì meglio recitare un miserere.
La giornata ora è davvero terminata, e il docente si ritrova solingo a pensare che non ha desiderio di polemizzare con il suo ministro, né ha intenzione di scrivergli una lettera per spiegargli che la Bibbia nella scuola da lui sognata, pridem vi è entrata. Al limite, vorrebbe chiedere all'inquilino di viale Trastevere 76/A, 00153 Roma, se si potesse partire direttamente dal Vangelo di Giovanni, quello che inizia con "in principio era il Verbo". Così, magari in mezzo a tutte 'ste belle riforme, si riuscirebbe anche a fare un po' di grammatica, che quella sì, sarebbe una manna dal Cielo.
Note
[1] Nome del personaggio principale d'un libro della Bibbia e titolo del libro stesso. Fuori del libro che porta il suo nome, G. nella Bibbia è nominato soltanto in Ezechiele, XIV, 14, 20, in Tobia, Xl, 12, 15, e in Giacomo, V, 11, nel primo come esempio di virtù, negli altri due di pazienza, ma senza particolari notizie. Il libro di Giobbe invece racconta la sua vita. In Giobbe - Enciclopedia - Treccani
コメント