Scontri a Torino: "Polemiche fuorvianti, spazio al confronto"
Riceviamo e pubblichiamo
L'articolo su La Porta di Vetro apparso ieri, 10 gennaio, mi ha molto colpito per l’equilibrio del giudizio e per l’analisi scevra da posizioni ideologiche, il più delle volte fuorvianti e sterili. Mi riferisco all’argomento di stringente attualità, che ha visto la nostra città protagonista, suo malgrado, di gravissimi episodi di violenza urbana, con scontri davanti a due commissariati e a una storica caserma dell'Arma dei carabinieri.
Come è ovvio, anche in questa circostanza, la politica ne approfitta per regolare i conti e scagliare invettive reciproche: colpa della maggioranza cittadina, colpa del Governo centrale, ma al netto delle posizioni contrapposte i problemi continuano a rimanere irrisolti e a rimetterci sono i cittadini e la politica nel suo insieme che rischia di abdicare di fatto al ruolo di governo della città e guida della sua comunità. Tutto ciò non può non indurci una profonda riflessione su cosa avremmo potuto fare e non abbiamo fatto.
Probabilmente uno degli errori principale rimane quello di aver ceduto (e cedere) al fascino della polemica e, non secondariamente, alla seduzione dell’autocelebrazione e del populismo. Di contro, occorrerebbe un’analisi ampia e una valutazione prospettica che affronti il tema della sicurezza, del disagio sociale delle nostre città e della crisi di identità delle future generazioni in modo organico, senza semplificazioni e/o edulcorazioni.
Quanto successo la scorsa sera, durante la manifestazione in memoria del giovane Ramy, è certamente da condannare senza se e senza ma, ed al contempo evitando strumentalizzazioni e divisioni calcistiche. La città è luogo della complessità e governare la complessità richiede in primis il superamento dei propri steccati ideologici, come da un lato sembra invitare una dichiarazione della capogruppo Pd in Consiglio regionale del Piemonte Gianna Pentenero.
Infatti, se da un lato un approccio sicuritario rischierebbe di inasprire le divisioni, dall’altro un atteggiamento buonista farebbe saltare il concetto duale di diritto, dovere che è alla base della nostra struttura statale. Si dovrebbe invece lavorare al recupero di una comunità di destino, di una città che è luogo della storia dove si cammina insieme, offrendo uno sguardo attento alle fragilità sociali ed allo stesso tempo richiedendo il più alto rispetto delle regole di civile convivenza.
Una città che aiuta chi rimane indietro e protegge i suoi cittadini garantendo il più importante dei valori “la libertà” di vivere a pieno il proprio quartiere.
Credo, per le ragioni esposte in premessa, serva aprire un tavolo di confronto serio e franco, con il solo obiettivo di lavorare al bene di Torino, una città che tanto ha dato all’Italia e tanto ancora potrà offrire in futuro.
Ferrante De Benedictis, consigliere comunale di Torino eletto nella lista di Fratelli d'Italia, vicepresidente di Nazione Futura.
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