Sciopero e autonomia sindacale: nella Cisl è soltanto subalternità
Aggiornamento: 1 giorno fa
di Adriano Serafino
Sciopero generale di otto ore proclamato oggi 29 novembre da Cgil e Uil, mentre è di quattro ore la fermata nel trasporti locali, decisa in seguito alla precettazione del ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Alla mobilitazione non aderisce la Cisl, il cui segretario generale Luigi Sbarra ha preferito differenziarsi dalle due organizzazioni sindacali (non è la prima volta), sostenendo che lo sciopero "va usato per fini sindacali, non politici", e per questo ha scelto la strada del dialogo con il governo Meloni. Una posizione che oggi, come in un recente passato, ha provocato polemiche e critiche da parte di ex dirigenti della Cisl, di cui abbiamo dato conto in precedenti articoli, cui si aggiunge quest'ultimo che riassume, indirettamente, le ragioni dell'agitazione proclamata da Cgil e Uil.
Quello espresso nell’Appello[1] sottoscritto da oltre 100 iscritti e ex-segretari Cisl - ora già 130 - è un disaccordo a tutto tondo per le scelte operate dai vertici della Cisl che hanno rinunciato a mobilitazioni unitarie esprimendo un giudizio positivo sulla Legge di bilancio 2025 che avrebbe “recepito le richieste più qualificanti della Cisl… le nostre priorità diventano risultati”. I tavoli governativi sono risultati “tavoli di ascolto” o “incontri di cortesia” per annunciare decisioni già definite dal governo ma la Cisl li ha classificati come “tavoli del dialogo” e addirittura di negoziato. Una mistificazione che offusca l’analisi e consente al segretario generale Luigi Sbarra di ripetere “che la Cisl è autonoma nelle sue decisioni da qualsiasi governo...”, mentre tace sul fatto che questa autonomia di valutazione è condizionata alle stesse compatibilità assunte dal governo per definire la legge di bilancio: i vincoli del patto di stabilità, il programma elettorale del centro destra, i dati statistici macroeconomici, il tener conto dell’avidità speculativa dei mercati finanziari e le pericolose (ai fini occupazionali) concentrazioni bancarie [2]; di fatto la subisce o accetta le compatibilità come sono definite da sistema politico-economico-finanziario. Così finisce di decidere in autonomia dalle priorità della vita degli iscritti e dei lavoratori. Un modo d’essere sindacato ben lontano dallo storico principio della Cisl “Il sindacato sarà dei lavoratori o non sarà”.
Così agendo la Cisl abbonda nella retorica della responsabilità e nel contempo annuncia tante mezze verità sui risultati conseguiti che alla verifica del merito si trasformano in bugie, come ad esempio l’assegnarsi il merito del taglio del cuneo fiscale che ha origine invece dalla piattaforma e dalle mobilitazioni unitarie Cgil-Cisl-Uil fin dai tempi di governi antecedenti a quello di Giorgia Meloni, che ora ha operato la trasformazione da taglio contributivo a fiscale - quindi con un futuro di ridimensionamento per le riduzioni delle deduzioni - rendendolo permanente, ma meno sicuro il netto in busta paga. Si vedrà.
Altra bugia è certamente il considerare un contributo di solidarietà (come fosse una tassa una tantum) delle banche e delle assicurazioni - che hanno fatto rilevanti profitti - quei pochi miliardi di credito d’imposta non riscossi ora dalle stesse, ma che comunque la cassa dello stato dovrà restituire in seguito. La richiesta del sostegno a progetti industriali nel settore della manifattura è stato e rimane uno dei punti qualificanti delle richieste sindacali: il governo con la legge di bilancio ha clamorosamente fatto un grande passo all'indietro, il passo del gambero, tagliando oltre 4 miliardi in precedenza deliberati. Altre bugie governative sono state dette - e la Cisl ha fatto eco - sui presunti tanti miliardi stanziati per la sanità (prevenzione-cura-riabilitazione) e sulle decisioni governative per contrastare l’erosione del potere d’acquisto, per il cosiddetto carrello della spesa falcidiato da un 17% di rincaro ben oltre alle medie statistiche.
Il governo si giustifica dichiarando che le risorse per la legge di bilancio sono poche perché l’Europa pretende il rispetto del patto di stabilità con rigorose tappe del rientro dal debito; Luigi Sbarra esorta la Cisl e richiama la Cgil e Uil “a non esprimere opposizione preconcetta a un governo o a un’area politica”, ma ben si guarda di rivendicare, non solo a parole ma con l’azione diretta delle grandi mobilitazioni, la modifica sostanziale di uno dei parametri fondamentali della manovra di bilancio, cioè quella dell’aumento delle entrate del bilancio pubblico. Non è certo l’Europa a impedirlo, anzi da anni sollecita l’Italia a tassare maggiormente con progressività il patrimonio immobiliare, oltre a fare pagare giuste tasse ai balneari e dintorni. La riforma del catasto e la revisione delle relative aliquote attendono da decenni, ma la Cisl… se ne dimentica, come pure, in questo, Cgil e Uil.
Come non ricordare che la “regina delle riforme” rimane quella fiscale, e fare mente locale che quella varata procede a colpi di leggi delega (che non richiedono il voto deliberativo del Parlamento) ed è orientata nella direzione opposta alla progressività delle tasse per i diversi tipi di reddito e non persegue certo l’obiettivo di fare entrare nelle casse dello stato decine di miliardi in più per finanziare, adesso, il servizio sanitario nazionale e la legge per la non autosufficienza.[3]
La Cisl dei nostri giorni, procede scordando per un verso i solenni indirizzi congressuali per l’altro ignorando quanto emerge come critiche e come indicazione di priorità tra gli iscritti che non hanno sedi e modi per prendere parola. Questa Cisl è impegnata a distinguersi dalla Cgil e dalla Uil dando sostegno alle scelte minimali e neo-corporative del governo di destra, come sottolineano i firmatari dell’Appello, in grandissima maggioranza ex-segretari ai vari livelli e semplici iscritti. In altre parole, sono scelte su cui è davvero un'impresa scorgere la Cisl "...autonoma nelle sue decisioni da qualsiasi governo...".
Di qui, l'esigenza di promuovere, in prospettiva di nuove mobilitazioni nazionali, una rigorosa azione critica alle tre confederazioni sul non aver saputo cogliere l’occasione storica di confluire e rafforzare lo sciopero dei sindacati autonomi dei medici e degli infermieri di pochi giorni fa, facendo così della sanità la priorità dell’Italia e della Legge di bilancio 2025. Anche la Cgil e la Uil, oltre alla Cisl, dovrebbero rimeditare su errori di strategia e sulle troppe “vanità” di organizzazione.
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