Schlein, un primo passo per ridare identità al Pd
Aggiornamento: 2 mar 2023
di Giovanna Pentenero*
La voglia di cambiamento ha fatto breccia. Prevedibile? Di certo auspicabile per chi ha sostenuto, ed io tra quelli, la mozione di Elly Schlein. Ma le primarie non hanno soltanto premiato un desiderio di cambiamento generico. L'affermazione di Schlein si rivolge anche ai vertici del Pd per concorrere a ricostruire il partito su basi nuove. Del resto, non per niente abbiamo chiamato l'imminente assise "Congresso Costituente". E quella connessione sentimentale, che speravamo ci premiasse nel voto nei circoli, è stata fondamentale per la scelta della società civile. Così un'affluenza inattesa ha portato al successo un progetto che punta a ridare smalto al Partito Democratico, a restituire un’identità chiara, comprensibile e coerente.
L'obiettivo rimane quello di ampliare la partecipazione, ricercare le idee che rimettano in connessione la comunità democratica e la società, i mondi associativi e del Terzo Settore, sindacali, professionali e delle categorie, accademici, con le espressioni genuine di civismo e le mobilitazioni delle nuove generazioni. Dobbiamo puntare a essere una casa aperta e accogliente dove ricucire i fili con chi vogliamo rappresentare e queste primarie sono state un primo passo.
Una delle domande che più ricorre sistematicamente da domenica sera è quella di insistere sulla supremazia dei voti provenienti dai gazebo su Elly Schlein. Più di un osservatore sostengono che è strano. Ma se il discorso riprendere da quanto detto in precedenza, la stranezza scompare. Il Pd in questi anni ha sofferto una forte crisi di tesseramento. Ora io spero che il segnale arrivato dai gazebo delle primarie adesso si trasformi anche nel coinvolgimento attraverso il tesseramento di coloro che ci hanno premiato con il voto per il cambiamento. I numeri del primo turno erano troppo bassi per essere rappresentativi. Noi dobbiamo puntare alla comunità larga, a coloro che non ci hanno votato o che addirittura non ci hanno votato più. Immaginiamo il voto delle primarie di domenica 26 come il vero punto di ripartenza, con quell'energia e quella partecipazione.
Da domenica sera, il Pd è sotto la lente d’ingrandimento e a ogni passaggio l’opinione pubblica sarà sollecitata a domandarsi, direttamente o indirettamente, ma in maniera interessata rispetto alle posizioni politiche, che cosa cambia nel Pd. In proposito, credo che si debba dare seguito a quanto abbiamo detto durante la presentazione delle mozioni con le assemblee aperte. Troviamo una nuova connessione con il nostro elettorato attraverso posizioni chiare. Cerchiamo di diventare una comunità aperta. E poi sentiamoci investiti tutti di quelle energie nuove o rinnovate che si sono mosse per dare corpo a un progetto come quello che ha portato Elly Shlein alla segreteria. Le conseguenze in Piemonte, a un anno dal rinnovo del Consiglio regionale saranno direttamente proporzionali, mi auguro, all’apprezzamento riscosso in tutte le province dalla mozione che ha vinto e che offre all’intero Pd un patrimonio di entusiasmo e di riscossa su cui investire.
Consolidiamo questo rapporto e riprendiamo il filo del discorso con le comunità e, ad un tempo, mettiamo in rete un progetto politico. Senza indugi e senza tatticismi o calcoli personali. La politica deve riportare al centro la politica nelle sue connotazioni ideologiche, ideologia intesa come senso della prospettiva che si vuole assicurare al Paese e ai nostri territori, e non elevarla a mediazioni al ribasso che premiamo le “fedeltà” e mai a un processo di duratura lealtà. Il Pd e le forze progressiste governano il capoluogo della regione. Al vertice del partito c’è un segretario neoeletto. Ogni viaggio s’inizia da un passo, ma è nella ricostruzione che si stendono le premesse per dare un significato alla parola futuro che non suoni come strumentale retorica.
* Assessora della Città di Torino
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