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Pierino Crema

Sanità pubblica a rischio "coma", Legge di bilancio da rivedere

Ordine del giorno in consiglio comunale di Torino


di Pierino Crema


Nel pomeriggio di lunedì 9 dicembre, in Sala Rossa, saranno presentati dal Partito democratico, a firma del consigliere Pierino Crema e del capogruppo Claudio Cerrato, alcuni Ordini del giorno che impegnano il Consiglio Comunale di Torino con Sindaco e Giunta a trasmetterli alla Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute, al Ministro dell'Economia e Finanze e ai Gruppi parlamentari, e ad Alberto Cirio, Presidente della Giunta regionale, affinché quest'ultimo promuova la richiesta di convocazione urgente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. I contenuti spaziano dal superamento del limite assunzioni al 75 per cento in Legge di bilancio al contrasto delle riduzioni dei fondi governativi destinati agli Enti locali, insieme con la richiesta di una serie di misure di rilancio del Servizio sanitario nazionale, tema affrontato da Pierino Crema


La premessa è d'obbligo: la Corte dei Conti ha documento che il Servizio Sanitario Nazionale vive una "crisi sistemica", a causa di un sottofinanziamento cronico accompagnato da politiche di prevenzione sempre più residuali che provoca l'impossibilità per un numero crescente di persone di accedere in tempi adeguati all'assistenza e alle cure di cui necessitano, mentre è un dato oggettivo che milioni di individui sono costretti a rinviare le cure o a ricorrere a prestazioni a pagamento. Morale: gli squilibri nella tutela della salute devono essere considerati una priorità per il Paese su cui intervenire. Una situazione che contrasta con l'Articolo 32 della Costituzione che recita: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. L'articolo pone così il diritto alla salute tra i diritti fondamentali dei cittadini.

Le Regioni hanno più volte denunciato che in mancanza di un adeguato finanziamento, viene "irrimediabilmente" compromesso il sistema sanitario universalistico italiano", e 14 scienziati italiani, tra cui il Premio Nobel Giorgio Parisi, hanno lanciato un appello accorato per la difesa e rilancio della sanità pubblica, evidenziando la necessità di adeguare il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale agli standard dei Paesi europei avanzati.

Il raffronto della spesa sanitaria pubblica italiana con quella degli altri Paesi europei evidenzia divari sempre più in ascesa e difficili da colmare se non si interviene rapidamente con un netto cambio di passo. Nel 2023 la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è la metà di quella di Germania e Francia. In rapporto al PIL, la spesa sanitaria pubblica italiana è precipitata al 6,2% del PIL, il valore più basso degli ultimi 20 anni, mentre in Germania e Francia si attestano al 10,1% e il Regno Unito all'8,90.

Il Disegno di Legge Bilancio 2025 prevede per il Fabbisogno Sanitario Nazionale ulteriori tagli dell'investimento sul PIL. Un ulteriore peggioramento rispetto a quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2024, scendendo dal 6,12% al 6,04% e si prevede un ulteriore calo per il 2026 fino al 6,03% e poi al al 2027.

Si tratta del valore più basso degli ultimi decenni. Rispetto al 2021 (quando il FSN era al 6,8%), il Governo Meloni taglia un punto di PIL che corrispondono a oltre 20 miliardi di euro in meno. In termini assoluti incrementa il FSN di 1.302 milioni per il 2025 (poi di 5.078 milioni per il 2026 e 5.780 milioni per il 2027) ma si tratta di un valore che copre a malapena l'inflazione ed è assolutamente inadeguato a rispondere ai bisogni urgenti della sanità pubblica e che allontana ulteriormente l'Italia dagli investimenti per la sanità pubblica dei Paesi europei più avanzati.

E, purtroppo, non è finita, perché il Paese si trova dinanzi a una drammatica la carenza di personale sanitario. Personale, poco valorizzato e sottoposto a turni e carichi di lavoro insostenibili, le cui condizioni economiche e professionali sono inaccettabili, mentre sono assolutamente inadeguate le risorse stanziate per i rinnovi contrattuali e permangono ancora i tetti alla spesa per il personale.

Sempre nel 2023, i cittadini hanno speso di tasca propria 46 miliardi di euro per curarsi (6,5 miliardi in più rispetto a 5 anni fa) e 4,5 milioni di persone hanno rinunciato a cure e prestazioni sanitarie ritenute necessarie per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso ai servizi.

Quando si arriva a dover scegliere se curarsi pagando, rimandare le cure o peggio ancora rinunciare a curarsi, si materializza la peggiore delle diseguaglianze e attacco alla dignità delle persone. Non solo si velocizza la privatizzazione della sanità ma si alimenta il passaggio dalla salute come diritto alla cura a bene di consumo, per chi può permetterselo.

L'autonomia differenziata è destinata a dare il colpo mortale alla sanità pubblica e saranno inesorabilmente messi in discussione i principi fondamentali del SSN - universalismo, uguaglianza ed equità - ancor prima di raggiungerli pienamente su tutto il territorio nazionale, alle prese con forti divari (in 8 regioni non sono garantiti i livelli essenziali di assistenza).

Per tutte queste ragioni + necessario che l'ammontare del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato venga progressivamente incrementato fino a un livello non inferiore al 7,5% del PIL dell'anno di riferimento a decorrere dal 2026, per allineare l'Italia ai Paesi europei più avanzati e garantire il potenziamento dei necessari servizi di prevenzione, ospedalieri e territoriali pubblici.

L'incremento del finanziamento deve essere interamente destinato al potenziamento dei percorsi di prevenzione, assistenza e cura direttamente erogati dalle strutture del SSN, frenando i processi di esternalizzazione e privatizzazione della salute e della sanità.

Inoltre, deve essere assicurato il rispetto dei tempi di attesa investendo nel SSN con le necessarie risorse economiche, potenziando personale, servizi e organizzazione, e garantendo la presa in carico dei bisogni di salute delle persone. Altre misure passano del finanziamento dei Lea socio-sanitari (domiciliari, semi-residenziali e residenziali) per i malati cronici, compresi gli anziani, nonché le persone con disabilità non autosufficienti e dall'implementazione delle risorse destinate alle politiche sociali, affinché gli ATS possano assicurare gli interventi aggiuntivi (i Lep) previsti dalla legge 33/2023, per le persone anziane meno abbienti, comprese quelle malate e non autosufficienti.




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