Riforme e appello al Popolo nell'antipensiero della destra
di Giancarlo Rapetti*
Alla fine è arrivato anche il Guardasigilli Carlo Nordio. Pur con l’eleganza e la misura che lo contraddistinguono, parlando all’assemblea della Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha detto, secondo il virgolettato di Repubblica, “i nostri programmi sono dettati dal corpo elettorale che con un voto democratico ha chiesto la riforma della Giustizia”. Nordio è stato un magistrato stimato, persona colta e di alta dottrina, avrebbe potuto limitarsi a sviluppare argomentazioni a sostegno della sua proposta di riforma dell’ordinamento giudiziario, che da molti è considerata favorevolmente.
Invece, il Ministro della Giustizia ha voluto introdurre un argomento politico, che lo porta a sconfinare sul terreno di un’altra riforma, quella del premierato, sostenendo la tesi, che giudico aberrante, che il popolo sovrano vota il governo e il relativo programma, di cui ovviamente il governo stesso è l’unico interprete. Più rozzamente, ma anche più efficacemente, era stato preceduto da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, dal brillante giornalista e abilissimo comunicatore Mario Sechi, e dalla stessa Giorgia Meloni nella ormai famosa conferenza stampa del 4 gennaio 2024.
“Il popolo sceglie un leader e un programma e dopo cinque anni il popolo decide se confermare o meno la fiducia“. “Acquisito il risultato elettorale, non c’è più niente da discutere”. “Abbiamo vinto noi, quindi si attua il nostro programma. Fatevene una ragione”. Insomma, per dichiarazioni unanimi degli esponenti della Far-Right, come scrivono i giornali in lingua inglese (in Italia si dice centro-destra, con humour britannico), il grido di Pierre l’Ermite “Dio lo vuole” è diventato “il popolo lo vuole”. Come era Pierre l’Ermite a sapere che cosa voleva Dio, ora è Giorgia a sapere che cosa vuole il popolo.
Questo ritornello ossessivo ha la sua efficacia comunicativa. Parafrasando Sergio Leone di «Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, l’uomo con la pistola è morto», frase che deriva da un proverbio messicano, "quando l’uomo con lo slogan incontra l’uomo con il ragionamento, l’uomo con il ragionamento è un uomo morto". Eppure poi non a va finire così: l’uomo con il ragionamento, Clint Eastwood in Per un pugno di dollari, finisce per prevalere. Ormai è chiaro a chiunque voglia capire: fingendo di dare più potere al popolo, con l’elezione diretta del capo, in realtà si toglie al popolo l’unico potere democratico, quello di eleggere i suoi rappresentanti. Non potendo partecipare direttamente, come era nella piazza di Atene, per ragioni di numeri e di complessità, il popolo sovrano sceglie i “migliori” (che sono tali con criterio soggettivo di ogni elettore), per esercitare in concreto la sua sovranità.
La senatrice a vita Liliana Segre ha espresso, come meglio non si poteva, le critiche al premierato nel suo discorso nell'emiciclo di Palazzo Madama. Un vero manifesto democratico. Ora c’è solo da diffondere questo pensiero e farlo diventare patrimonio di massa, se non del popolo.
Poche ulteriori considerazioni discendono da tutto ciò. L’unica strategia efficace contro la proposta del governo è la difesa della Costituzione così com’è. Nessuna Costituzione, in quanto cosa umana, è perfetta, ma la nostra esprime degli equilibri di potere e di garanzia della rappresentanza particolarmente bilanciati e coerenti. Se si comincia a discutere di modifiche, ognuno ha da proporre qualcosa e, di ritocco in ritocco, si tolgono i mattoni che tengono su il muro, o, per dirla con Bersani, si tira il filo che fa venir giù il maglione: argomento questo che molti trascurano, altrimenti non si sarebbero fatte in settantasei anni diciannove modifiche, molte inutili, alcune dannose.
Fa specie osservare che si sostiene come prova della debolezza del sistema l’alternanza di trentuno diversi Presidenti del Consiglio, mentre le diciannove modifiche della Costituzione nello stesso periodo sono digerite come fisiologiche. Inoltre, discutere di modifiche significa avallare la premessa, cioè che effettivamente occorra intervenire per rafforzare il ruolo del Governo, quando le evidenze dimostrano il contrario, che occorre rafforzare il Parlamento, agendo sulla regolamentazione dei partiti e cambiando la legge elettorale.
Occorre infine smettere di sottovalutare il problema. La proposta di premierato non è un dettaglio, una irrilevante arma di distrazione di massa. La Far-Right è poco interessata a governare, molto a fare propaganda e a stabilizzare non il sistema ma il proprio potere. Crediamo a Giorgia Meloni, quando definisce la propria proposta “madre di tutte le riforme”. Se il premierato passasse, i grandi temi sparirebbero, perché, semplicemente, “non ci sarebbe più niente da discutere”.
*Componente della Assemblea Nazionale di Azione
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